Qui dove oggi ci sono grandi città, fabbriche e strade, nell’antichità avreste visto una grande foresta, ricca di fiumi, torrenti e paludi, avvolta nella nebbia e popolata da animali selvatici. Tanta foresta e tanta acqua. Un luogo perfetto dove abitare, se sei un mostro famelico o più semplicemente un drago.
Anche il drago Tarantasio, tanti e tanti millenni fa, decise di stabilirsi in queste zone, in riva al lago Gerundo, un delizioso specchio di acqua stagnante e melmosa ormai scomparso che si trovava proprio fra Cremona e Milano.
Purtroppo per lui dopo qualche anno arrivarono gli uomini. Iniziarono a tagliare la foresta, a bonificare le paludi e… a lamentarsi, perché Tarantasio ogni tanto sgranocchiava qualche bambino. Non è una notizia sicura, ma di certo Tarantasio non era vegano. Per cui dopo poco tempo, qualche coraggioso tolse di mezzo il povero drago.
Ma poiché quella era un’epoca in cui eroi, santi e cavalieri pullulavano, non si seppe mai con certezza chi fosse stato. Le leggende attribuiscono l’uccisione della creatura prima a Federico Barbarossa poi a san Cristoforo ed infine ad un cavaliere della famiglia Visconti.
Sia sul Duomo che qua e là per la città si può trovare lo stemma della nobile famiglia milanese, voluto proprio in ricordo di questo eroico gesto e che raffigura il celebre “biscione” che divora un fanciullo.
Se poi si ha un po’ di tempo per girare, si può rincorrere la leggenda per qualche chilometro più in giù, fino a Pizzighettone. Qui ancora oggi, appesa al soffitto della sagrestia della chiesa di San Bassiano, è visibile un osso gigantesco, precisamente una costola del drago Tarantasio…