Che in casa si faccia o no il presepe, poco importa. A San Gregorio Armeno non si può fare a meno di restare affascinati e di incontrare la nostra statuina del cuore. E qui bisogna stare attenti però, perché non è vero che una figura vale l’altra. Ogni statuina del presepe racconta una storia e nel presepe è rappresentata tutta la vita, tutti i mesi e tutte le stagioni. L’asino e il bue sono segni dell’Oriente e dell’Occidente, il macellaio rappresenta il mese di gennaio perché in questo mese per tradizione si macellano le bestie, la donnina che vende le uova è aprile, perché si avvicina la Pasqua e il panettiere è giugno, perché questo è il mese della mietitura e quindi della produzione della farina e del pane, simbolo della vita. A noi sono piaciute due storie in particolare, una perché rappresenta la tradizione più classica e l’altra perché, malgrado si tratti sempre di una statuina tradizionale, può essere interpretata in un modo un po’ più nuovo…
Benino, il pastorello addormentato:
In ogni presepe napoletano, posizionato generalmente in un angolino, troverete sempre la figura più importante di tutto il presepe. Si chiama Benino, ed è un semplice pastorello addormentato. La leggenda vuole che l’intera rappresentazione del presepe sia in realtà il suo sogno, per questo la sua posizione esatta sarebbe in cima al presepe, dal momento che dal suo sogno dovrebbe discendere ogni personaggio ed ogni luogo. Simbolicamente Benino rappresenta l’intera umanità, che solo nei sogni, quando è inconsapevole e libera dagli schemi, è in grado di avvicinarsi all’eternità.
Nanninella:
Tra i pastori napoletani inseriti nei presepi settecenteschi c’è sempre la donna con bambino. La più famosa è Stefania, che per entrare in visita alla grotta, poiché i tabù religiosi ebrei vietavano alle zitelle di accostarsi alle partorienti ed alle puerpere, si presentò alla grotta tenendo in braccio una gran pietra camuffata da infante fasciato. Così riuscì a passare ma quando arrivò al cospetto della Sacra Famiglia, miracolosamente dal fagotto che portava in braccio uscì uno starnuto. La grossa pietra si era trasformata in neonato. Era Stefano, martire e santo della Chiesa Cattolica che infatti viene festeggiato il 26 dicembre, giorno dopo Natale.
Fra le figure però spesso si trova anche un’altra mamma con in braccio un neonato, che però ha la copertina rosa. La bimba che porta in braccio è Nanninella. Anche lei è nata il giorno dopo e, per di più, è femmina, così nessuno l’ha mai ricordata. Davvero, quanto è importante essere al posto giusto nel momento giusto! Il significato che ci ha spiegato la negoziante è forse un po’ troppo moderno per il simbolismo settecentesco, tuttavia mi è sembrato tanto bello da volerlo prendere per buono e raccontare. Nanninella rappresenterebbe infatti il significato profondo del Natale, non la celebrazione cristiana della nascita di un dio ma invece la celebrazione della nascita della vita umana stessa, di qualsiasi genere e in qualsiasi tempo. Perché la nascita di un bambino (o di una bambina !) deve essere una gioia sempre, in ogni giorno dell’anno!