Vivere Milano. Le note eleganti del passato e i mille colori del futuro.

Teatro alla Scala – Pinacoteca di Brera – City Life

A scuola ormai iniziata la stagione dei “grandi viaggi” per noi è lontana.

Ma mentre iniziamo a riflettere sulle possibilità per la prossima estate, perché non gustarsi le ultime giornate di sole di questa inaspettata “ottobrata” così mite da sembrare maggio?

Noi approfittiamo del fine settimana per visitare un altro pezzettino di Milano… più che altro per viverlo, per partecipare alla sua socialità e alla sua vita culturale.

Un concerto a teatro, nel Teatro, il Teatro alla Scala di Milano.

Un’occasione unica per unire la passione della mia famiglia per la musica e la mia voglia irrefrenabile di intrufolarmi nella vita cittadina.

I teatri sono luoghi vivi e davvero vale poco la pena di visitarli quando sono “spenti”. Sono luoghi che devono essere vissuti, bisogna ascoltarli risuonare per dire di averli visitati.

Il Teatro alla Scala propone una formula davvero carina chiamata “Un palco in famiglia” un accesso un pochino più economico per dare l’occasione anche a chi, come noi, quando si muove deve moltiplicare tutti i prezzi per quattro.

Info: https://www.teatroallascala.org/it/biglietteria/un-palco-in-famiglia.html

Venerdì 8 ottobre

Probabilmente per la mia poca esperienza, l’orario dello spettacolo è la cosa che mi sorprende ancora prima di mettere piede a teatro: le otto. Abbiamo acquistato i biglietti diversi mesi fa e non ci avevo fatto caso mentre adesso la cosa si rivela da panico. Dobbiamo partire nel primissimo pomeriggio di venerdì, appena le ragazze escono da scuola, praticamente con il libri ancora in mano ed il pranzo ancora in bocca.

Anche stavolta ci appoggiamo a casa di mia sorella. Lei, sempre così organizzata, ordinata, metodica…non so con quale forza d’animo riesca a tollerare il ciclone che le si presenta nel tardo pomeriggio. Tutti e quattro che necessitiamo di cambiarci d’abito, truccarci, pettinarci.

Fra saluti, baci e abbracci, battibecchi, lacca, cipria e tulle svolazzante, Eleonora riesce addirittura a prenotarci un taxi e servirci un delizioso risotto giallo nella sua terrazzina sui tetti di Milano.

Grazie a lei – ogni tanto anche gli scienziati troppo organizzati tornano utili…! – arriviamo a teatro con largo anticipo, il tempo necessario per goderci l’ingresso, un calice per festeggiare la nostra piccola follia e qualche foto di rito.

Stasera suona il maestro Zhang, un’occasione meravigliosa per le mie piccole pianiste di vedere un vero maestro all’opera, e per di più suona un brano di Rachmaninov, l’autore preferito di Michele. 

Nel teatro si abbassano le luci e tutto diviene soffuso e dorato. Anche l’enorme lampadario in cristallo, pochi attimi prima luminoso e splendente, attenua la luce e si tinge di bagliori d’oro. 

Dopo un breve applauso il teatro tace, immobile, sospeso in attesa che le mani del pianista, immobili e sospese a pochi centimetri dalla tastiera, si abbassino sui tasti.

La musica di Rachmaninov inizia lenta e leggera, sembra incerta, un tasto dopo l’altro, e aumenta lentamente. In questo primo tratto di spartito è evidente il significato del nome di questo splendido strumento, il pianoforte. Il maestro aumenta il tono e la velocità, si piega sui tasti, si scuote mentre la melodia principale dell’opera avvolge ogni particella d’aria del teatro, entra nelle orecchie, riempie i cuori.

Il nostro palco è lungo e stretto e così, dopo i primi minuti di curiosità dell’inizio, io e Michele lasciamo le ragazze sedute sulle due poltrone affacciate al balconcino e ci sediamo sulle panche subito dietro. Da qui non riesco a vedere il palco ma il suono è perfetto ed ho di fronte agli occhi lo splendido lampadario che pende dal soffitto ed illumina appena le figure delle mie figlie, appoggiate alla balaustra e completamente assorte nell’ascolto.

Se nel palchetto ci possiamo godere in completa intimità la meraviglia della musica, allo scadere del primo tempo nel foyer io mi posso scatenare a curiosare fra la particolare flora e fauna umana che mi circonda.

La popolazione del Teatro alla Scala è davvero variegata: ci sono gli affezionati abbonati, che si riconoscono per il loro abbigliamento impeccabilmente bon ton e il loro incedere sicuro a naso all’insù ma c’è anche qualche sparuto turista. Ci sono i giapponesi, tutti rivestiti come manichini di via Montenapoleone ma così secchi e spigolosi che gli splendidi vestiti gli pendono di dosso come tende al vento; un gruppo di turiste americane, con gonnelline colorate così succinte, praticamente pronte per l’aperitivo in spiaggia; c’è anche una signora di mezza età con le infradito di plastica, la più simpatica per me, forse una delle poche davvero interessate al concerto…bé di sicuro non è entrata qui per far sfilata!

Per quanto mi riguarda, con mio grande disappunto non sono riuscita a rientrare nel mio storico abito da teatro e quindi rosico parecchio, tuttavia credo di mimetizzarmi bene: abito lungo ma non troppo appariscente e poi…stasera profumo anche di zafferano! E sì, mentre porto il bicchiere alla bocca mi rendo conto che sulle mie mani è rimasto l’odore del delizioso risotto giallo che abbiamo mangiato da mia sorella e che io ho contribuito a mescolare, poi sono uscita di corsa ed eccomi qua…decisamente integrata nella “vecchia Milano”!

Giochi e Curiosità: I segreti del Teatro alla Scala.

Sabato 9 ottobre

Anche se ieri sera siamo rientrati presto, stamattina ce la prendiamo piuttosto comoda, forse troppo comoda, tanto che alla fine ci ritroviamo a correre a perdifiato per raggiungere la Pinacoteca di Brera, dove abbiamo prenotato l’ingresso.

Con la sua Pinacoteca, Milano è riuscita nuovamente a sorprendermi.

Nella mia testa mi immagino un tour classico fra quadri e statue. Qui a Milano saranno tutti impettiti, sarà probabilmente noioso, penso.

Invece la Pinacoteca si rivela molto adatta ad una visita con i bambini, ricca di stimoli per i ragazzi, un museo vivo, dove ci troviamo coinvolti in una visita quasi sensoriale. Fra le immagini dei quadri si possono annusare i profumi di incenso e mirra; toccare le stoffe che sono riprodotte nelle opere; sotto ogni opera si possono trovare tre differenti tipologie di informazioni: normali, tecniche e tante curiosità per famiglie e ragazzi. E poi in molte sale sono presenti dei cavalletti con matite e carta, pronti all’uso per i piccoli artisti che si vogliono cimentare a ricopiare o addirittura creare qualche nuova opera!

Giochi e Curiosità: Milano, Pinacoteca di Brera, La cicatrice nel quadro.

Usciamo dalla Pinacoteca che ormai è già ora di pranzo e ci fermiamo presso una trattoria cinese che a detta dei nostri ospiti milanesi è molto buona. In effetti, anche se i locali sono un po’ angusti in vero stile vecchia China Town, i piatti sono davvero saporiti e stranamente per niente indigesti. Per concludere, la simpatica proprietaria ci ha anche rimpinzato di dolcetti al sesamo, dicendoci che quando siamo al ristorante non si fa la dieta e che l’indomani avremmo potuto redimerci bevendo solo acqua…

Nel primo pomeriggio invece cambiamo decisamente registro. Abbandonate le antichità della Pinacoteca e i modi casalinghi di China Town, con una breve passeggiata arriviamo nel quartiere di City Life. Io che sono da sempre fuori moda non conoscevo neppure l’esistenza di questa zona nuovissima, centro delle ultime tendenze in fatto di stile.

Il quartiere ha poco più di cinque anni ed è stato progettato negli spazi dell’antica Fiera Campionaria. Interamente pedonale, integra gli spazi della vita quotidiana, come il parco con giochi e sentieri, tra tre giganteschi grattacieli, chiamati amichevolmente il Dritto, lo Storto e il Curvo, e il CityLife Shopping District, una grande piazza commerciale con negozi di ultimo grido. I prezzi sono ben poco accessibili ma sono adeguati alla clientela, d’altronde qui la spesa la viene a fare la famiglia Ferragni & co…

Noi invece ci godiamo una bella passeggiata nel parco, a mezze maniche sotto un inaspettato sole cocente. Sarà anche un parco super lusso ma i bimbi sono tali dovunque e anche qui a City Life scorrazzano in su e in giù giocando e rotolando nell’erba…solo che lo fanno ben rivestiti di capi firmati da capo a piedi!

Ma anche questo è Milano…anzi, Milano è proprio questo: un crogiolo sempre diverso di stili, culture, identità, che rende questa città sempre nuova a se stessa. Qui a City Life la diversità è addirittura celebrata con una coloratissima installazione dedicata. All’ingresso del parco non si può fare a meno di notarla e, inevitabilmente, di entrarci dentro e sentirsi tutt’uno fra l’azzurro del cielo ed i mille colori del nostro pianeta: “Coloris” è un inno alla fraternità e all’accoglienza, un augurio speciale per una città così viva e in continua evoluzione!

Simona Gelardi

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