Una Germania da favola. La Foresta Nera e la Strada delle fiabe.

La Germania è una terra che mi affascina da sempre.

Da bambina al mare i miei compagni di gioco erano spesso bimbi tedeschi in vacanza. A me rimanevano simpaticissimi, con i loro modi spartani e diretti e la loro alimentazione discutibile fatta di würstel e patatine. Arrivavano in campeggio a bordo di furgoncini Westfalia colorati, restavano qualche giorno, giusto il tempo di insegnarci l’un l’altro qualche parola nelle rispettive lingue (octopus, fisch, meer, e sì…anche qualche immancabile parolaccia) e poi ripartivano per qualche altro posto, in Italia o chissà dove. Il loro concetto di vacanza per me era la quintessenza dell’avventura e direi che è chiaro che il mio amore per la vita da camper arrivi proprio da lì.

Della Germania mi affascina tanto anche la storia ed il ruolo che questa terra ed i suoi abitanti hanno avuto nella grande Storia da sempre, anche prima dei terribili eventi della Seconda Guerra Mondiale. Così siamo stati in Germania varie volte, anche in camper, lungo la meravigliosa Romantische Strasse, la “Strada Romantica” dei castelli da fiaba.

In questa settimana invece percorreremo un’altra strada “da favola”. Con la nostra casetta con le ruote vogliamo avventurarci nella Foresta Nera, fra le fronde verdi e fitte, le casette dai tetti spioventi e i muri a graticcio, che fanno da scenografia alle fiabe dei fratelli Grimm.

L’intenzione poi è di proseguire visitando i tanti luoghi che hanno fatto da sfondo alla Storia, come Norimberga, Berlino, Dresda… ma questo è un altro viaggio…

Sabato 29 luglio Montemurlo – Innsbruck

Partiamo comodi dopo pranzo, dopo aver salutato i nonni (e raccolto varie cibarie golose e già pronte da usare i primi giorni di viaggio! )

Malgrado qualche rallentamento in autostrada riusciamo a raggiungere l’area sosta di Innsbruck per cena.

Domenica 30 luglio Meerburg (Lago di Costanza – Bodensee)

Nella notte è iniziata una pioggia sottile, di quelle che battono leggere sul tetto del camper senza disturbare ed anzi, per me sono come una musica rilassante, una vera ninna nanna. Infatti, quando Michele riparte all’alba, io mi giro appena per bofonchiare un saluto, poi mi raggomitolo nuovamente sotto le coperte e dormo ancora due ore… Quando mi sveglio mi sento un po’ in colpa, così mi siedo accanto a lui e cerco di chiacchierare un po’. Ammiro il panorama, le Alpi intorno a noi, le nebbie che risalgono i crinali…e mi addormento, ancora. Mi risveglio, intorno a noi prati e prati verdissimi, illuminati dal sole…e mi addormento un’altra volta, seduta dritta sul mio seggiolino, vinta ancora dal dolce dondolio del viaggio.

Poco da fare, in questa amata scatoletta, parcheggiata o viaggiante, riesco a trovare un’immensa tranquillità. Menomale che di solito non guido!

I tetti di Meerburg, sul lago di Costanza, mi trovano stranamente sveglia.Sono circa le nove del mattino e dalla strada che stiamo percorrendo si intravedono specchi di lago azzurro al di là dei tetti rossi spioventi, quasi verticali, sempre pronti a far scivolar via la neve dell’inverno.

Parcheggiamo presso l’area di sosta poco sopra il paese e usciamo alla ricerca di una pasticceria dove fare colazione. Le ragazze fremono da settimane per la voglia di assaggiare le famose torte tedesche ma purtroppo a quest’ora i locali aperti sono ancora pochi. Ci fermiamo presso una gelateria italiana che sembra anche avere qualche dolce ma, a parte il buonissimo gelato, il nostro primo incontro con le torte tedesche (che infatti non è per niente tedesco) si rivela alquanto deludente.

La città di Meerburg invece sembra deliziosa. Rimandiamo però la visita al pomeriggio e corriamo a prendere il battello, poiché da qui partono varie escursioni, sia culturali che naturalistiche.

Valutiamo di non andare a Mainau, la splendida isola delle farfalle, visto il prezzo piuttosto alto del biglietto di ingresso e il nostro poco interesse per la botanica.

Ci imbarchiamo invece alla volta della città di Costanza. Le rive del Lago di Costanza consentono uno sguardo di geografia politica piuttosto inusuale. Guardandoci intorno dalla terrazza del traghetto stiamo posando gli occhi sulle rive di tre Stati diversi: Germania, Svizzera e Austria, tutti indifferentemente bagnati dalle acque azzurre del Bodensee, come qui chiamano il lago.

Questa particolare posizione fu cruciale durante la seconda guerra mondiale perché permise a Costanza di sfuggire ai bombardamenti e conservarsi intatta fino ad oggi, una bella città che si divide fra l’antico centro cittadino e la nuovissima zona universitaria, tutta costruita al di là del fiume.

Giochi e Curiosità: Germania, Costanza, Una fortunata geografia.

Scendiamo dalla nave nella zona del porto, già piena di persone e negozietti fin troppo turistici. Persa fra la folla e i lustrini dei negozi, mi lascio subito abbindolare dalla prima calamita a forma di birra, che scoprirò solo in seguito di aver pagato almeno il doppio rispetto allo stesso identico modello, disponibile in qualsiasi negozio di souvenir della Germania. Ma d’altronde è la nostra prima uscita in territorio straniero e tutto ci appare come un’avventura imperdibile.

Così ci regaliamo una seconda colazione da passeggio con qualche pretzel appena sfornato e fragrante, passeggiando fra gli eleganti palazzi della città vecchia e la Cattedrale, poi ci affacciamo sul lungofiume per uno sguardo sul quartiere universitario.

Rientriamo per il pranzo verso il centro. Anche Costanza, come tante città in Germania, è immersa nel verde e non è difficile trovare qualche panchina ombreggiata dove mangiare i nostri panini (per inciso, gli ultimi farciti con affettati italiani…da domani spesa e full immersion nella cucina teutonica! ).

Per rimediare questo eccesso di italianità del pranzo facciamo visita alla prima birreria del viaggio, giusto il tempo di una birretta per riorganizzare il nostro itinerario.

Purtroppo le previsioni meteo danno pioggia e noi dobbiamo variare programma per cercare di sfuggire alla pioggia…ma tanto abbiamo una casa con le ruote! Arriviamo a Gutenbach in serata. Il parcheggio dove vogliamo pernottare si trova proprio ai margini della foresta, in uno spiazzo adibito a deposito di ghiaia.

La foresta è proprio accanto a noi. Mentre spadello di fronte al finestrino della cucina vedo i tronchi degli abeti e al di là il buio, ma proprio il buio buio, quello di Pollicino, quello di quando manca la luce della luna e lui non ritrova i sassolini…insomma direi una sensazione un tantino inquietante.

In realtà appena sotto il parcheggio dorme il piccolissimo paesino di Gutenbach, che dalle otto è ormai silenzioso e tranquillo (a parte le campane della chiesetta che suonano inesorabilmente sia l’ora che la mezz’ora) inoltre accanto a noi pernotta una famigliola con un furgoncino e in tarda serata arriva anche un altro camper, per cui ci sentiamo più tranquilli.

Ceniamo in camper e ci addormentiamo prestissimo, con il sottofondo dei suoni attutiti della foresta dietro di noi.

Giochi e Curiosità: Germania, La Germania e le torte, benvenuti al Kaffee und Kuchen!

Lunedì 31 luglio Gutenbach

Come avevamo visto ieri, le previsioni meteo di stamattina si confermano buone e così di buon ora partiamo per il nostro trekking fra i sentieri della Foresta Nera. Seguiamo un percorso ad anello di circa dieci kilometri, segnato come Gutenbach- Simonswäldertal, secondo le indicazioni di un’app che Michele ha scaricato sul cellulare. Io, che sono tanto antica, non condivido per niente questa scelta e mi rassicuro soltanto alla vista dei simboli gialli (equivalenti alle bandierine di vernice bianca e rossa che il nostro CAI dipinge sulle pietre dei sentieri). Tanto più che per un bel tratto il sentiero è particolarmente sconnesso e per passare dobbiamo addirittura spostare alcuni rami secchi.

Comunque, al di là dei miei mille timori, il percorso infine si è rivelato davvero fattibile e molto bello. Complice la giornata di sole, la Foresta Nera a noi è apparsa di un bellissimo verde smeraldo, un luogo fatato fra cascate scroscianti, grossi massi in riva al ruscello (che nella mia fantasia sono ovviamente troll dormienti) e radure in cui sbucano casette a graticcio talmente curate da sembrare davvero di pan di zenzero.

Rientriamo in paese soddisfatti ma piuttosto distrutti, anche perché l’ultima parte del percorso ci ha riservato una lunga salita spezzagambe che ci ha costretto a fermarci più volte per riprendere fiato.

Nei nostri pensieri, per rinfrancar lo spirito e spingerci ad andare avanti, abbiamo visualizzato costantemente il miraggio di una fetta di torta alle ciliegie.

Invece al nostro rientro in paese i negozi sono ancora tutti chiusi. Così, malgrado la stanchezza, decidiamo di ripartire subito come segugi in cerca di torta per la merenda.

Arriviamo a Triberg nel pomeriggio. Triberg è forse il paese più famoso della zona Foresta Nera. In effetti è una località decisamente turistica, costruita, pensata e ben agghindata per i turisti, tanto da risultare piuttosto finta.

L’attività principale sembra essere la costruzione di orologi a cucù e tutti i paesini della zona si contendono i vari titoli di città dell’orologio a cucù più bello, più grande o più antico del mondo. Qui a Triberg c’è un negozio ad hoc, dove fermarsi per vedere in azione un enorme orologio i cui meccanismi muovono un’allegra famiglia di orsi capitanata dall’immancabile passerotto che ad ogni ora esce puntuale dalla sua finestrella facendo cucù.

Eh lo so, a raccontarlo sembra scontato e banale ma poi ci si ritrova a naso in su, a guardare gli orsi che danzano, aspettando che si apra la finestrella…e si torna bambini!

Proprio accanto all’ingresso del percorso per le cascate ci lasciamo attrarre da un localino, anche questo decisamente turistico, dove mangiamo finalmente la prima fetta della famosa Torta Foresta Nera. La versione originale della torta prevede una bagna alcolica ma per le ragazze ci portano la ricetta con sciroppo di ciliegia ed infine riesco a sistemarmi anch’io, con un’enorme coppa gelato alla crema senza glutine, guarnita di cioccolato e una quantità spropositata di ciliegie sotto spirito.

Dopo la merenda, anche se ormai sono le sei del pomeriggio passate, ci incamminiamo lungo il sentiero che porta alle cascate. In tutti i diari di viaggio che ho letto viene raccontato dei tantissimi scoiattoli che vengono a mangiare le noccioline direttamente dalle mani. Invece il mio sarà probabilmente l’unico racconto senza scoiattoli, poiché purtroppo a noi non si è avvicinato nessun animaletto. In effetti vista l’ora gli scoiattoli probabilmente già dormivano e le noccioline che Alice ha comprato all’ingresso le abbiamo distribuite lungo il percorso, immaginandoci gli scoiattolini felici per la colazione.

Fra il trekking della mattina e il bel pomeriggio a passeggio per Triberg siamo stanchissimi. Decidiamo così di non muoverci e restare a dormire in parcheggio. Giusto un paio di partite ad Uno e crolliamo tutti distrutti prima delle dieci.

Martedì 1 agosto Triberg – Schonach

Ci svegliamo ancora una volta sotto la pioggia. La piccola cittadina che ieri pomeriggio pullulava di turisti è deserta.

Ci spostiamo e raggiungiamo Schonach dove si dice ci sia l’orologio a cucù più grande del mondo. In realtà questa storia è un po’ un giochetto fra vari paesi della zona, ed infatti anche Triberg vanterebbe il suo orologio come “il più grande” ma per Schonach c’è un riconoscimento ufficiale con tanto di iscrizione nel libro dei Guinness Book of World Records.

L’orologio è davvero grande, incastonato in una graziosa casetta in legno. A parte gli enormi meccanismi (che sono visitabili) la cosa più impressionante è il gigantesco pennuto di legno, praticamente un tronco di abete con il becco, che si affaccia dalla finestrella allo scoccare di ogni ora producendo un cinguettio a dir poco rimbombante.

Oltre ad ospitare i congegni dell’orologio, la casetta di legno è anche un negozio e per noi, che da ieri pomeriggio non facciamo altro che stare a naso all’insù a guardare orologi, è impossibile rientrare in Italia senza un cinguettante orologio di legno con il suo bel cucù. Purtroppo stamattina la pioggia è incessante e terminiamo la visita con gli ombrelli aperti. Il morale della ciurma è un po’ basso…ci vorrebbe proprio una bella fetta di torta.

Giusto il tempo di pensarlo e, come nelle più belle favole, di fronte a noi appare un furgoncino…insomma, ognuno la interpreti come vuole ma al nostro ingresso nel negozio il furgone non c’era e ora è parcheggiato proprio qui davanti. Secondo me una vera e propria apparizione.

Tanto più che sul retro aperto del furgone c’è un ometto secco, dalla voce acuta e cantilenante che a me ricorda proprio un elfo e sta nientedimeno che…distribuendo fette di torta!

Incuranti della pioggia ci avviciniamo. Sul furgone, ben impilate una sull’altra, ci sono tante teglie enormi, della dimensione di ruotini da auto, e dentro ad ognuna c’è un’enorme torta, ognuna di un gusto differente. Il simpatico ambulante/elfo ci consiglia anche i gusti più adatti alle ragazze, dove non ci sia liquore, perché qui le torte spesso hanno una bagna alcolica. Ne prendiamo una al cioccolato, una ai lamponi ed una cheesecake con le albicocche caramellate ed andiamo a mangiarcele in camper, accompagnate da una bella cioccolata calda. Io mi sistemo comunque bene con tè, pane e marmellata di lamponi… e i sorrisi a bocca piena della mia famiglia.

Così ben rifocillati riprendiamo coraggio e, malgrado la pioggia, decidiamo di andare comunque al museo Vogtsbauernhof.

Si tratta di un museo all’aperto dove è possibile visitare le tipiche case con i tetti di paglia spioventi della Foresta Nera. Ce ne sono di tutte le epoche, la più antica risale circa al 1200 fino ad arrivare agli anni settanta. Si può entrare dentro e curiosare fra stanze, mobili e oggetti per capire come si viveva in passato in queste zone ai margini della foresta. Sono anche disponibili vari laboratori per grandi e bambini, dove si può imparare a costruire un cestino di salice o a cucinare patate e pancetta come una volta.

Info: https://www.vogtsbauernhof.de/ 

Il museo è piaciuto tantissimo alle ragazze che hanno corso in su e in giù tutto il pomeriggio per provare i vari laboratori: hanno provato a tessere un merletto sul tombolo, anche se con pessimi risultati, mentre Alice ha scoperto di avere una vero talento per l’intreccio dei cestini in salice.

Viaggiamo qualche ora nel pomeriggio e per le sette siamo a Friburgo.

Sostiamo presso l’area camper di fronte allo stadio, probabilmente nell’ultimo posto libero rimasto, che Michele inventa su una curva.

Mercoledì 2 agosto Friburgo

Friburgo, la città più soleggiata di Germania che ha da sempre una vocazione ambientalista, negli ultimi due decenni ha investito così tanto in energie alternative da divenire senza dubbio la città più green d’Europa.

Lo si vede ad occhio nudo, in tutte le scelte di vita quotidiana dei suoi abitanti, come per esempio i pannelli solari, che si trovano praticamente dappertutto: sui tetti, lungo i muri delle case, addirittura sul telaio posteriore delle biciclette.

Le piste ciclabili si snodano parallelamente ad ogni strada della città e sono talmente tante ed intricate che il posteggiatore dell’area camper ci ha sconsigliato di percorrerle, poiché senza conoscere bene i segnali rischiamo di sbagliare e farci male o prendere una multa.

Raggiungiamo la città con la tranvia elettrica, che passa ogni sette minuti, silenziosa, su rotaie nell’erba e attaccata a pali della corrente nascosti da piante rampicanti. All’ufficio turistico abbiamo la fortuna di incontrare una connazionale che lavora qui ed ha una gran voglia di chiacchierare un po’ in italiano, così usciamo ricchissimi di informazioni preziose per la nostra visita.

Dalla piazza del municipio raggiungiamo la piazza della cattedrale. Nei giorni feriali qui si svolge il Münstermarkt, un vivacissimo mercato, con banchi di prodotti tipici come funghi e frutta raccolti nella foresta. I lamponi e le more sono dolcissimi e noi ne finiamo due cestini in pochi minuti curiosando fra le bancarelle.

Ma dietro ai banchi di frutta e verdura si nasconde qualcosa di ben più sostanzioso…würstel! Oggi quindi mangiamo finalmente il primo würstel del viaggio!

Io ho assaggiato il mio primo curry würstel ad una bancarella provvista di un cartello che gentilmente indicava gli allergeni presenti ed abbiamo toccato con mano la vera passione dei tedeschi per le salse: ketchup e maionese qui non vengono serviti al banco con il panino ma sono disponibili in quantità illimitata presso alcuni dispenser a pedali posti accanto ad ogni banchino!

Il nostro improvvisato tour gastronomico non può concludersi senza un calice di vino del Baden. Forse può sembrare strano, abituati allo stereotipo dei tedeschi “birra e würstel”, ma in realtà la Germania vanta varie regioni vinicole con eccellenti produzioni.

Una di queste è la regione del Baden che, grazie al suo clima mite ed a una tradizione vinicola ormai di lunga data, produce vini deliziosi.

Nell’Alte Wache, il presidio militare settecentesco della città, si trova oggi la Casa dei vini del Baden. Qui si può sedere ai tavolini all’aperto e degustare un bicchiere ghiacciato di Graubungunder, godendosi un punto di vista davvero esclusivo sulla città, mentre intorno a noi impazza la vita frenetica della piazza e su tutto si erge maestoso l’elegante edificio rosso della Cattedrale.

Giochi e Curiosità: Friburgo, Simboli misteriosi ed fin troppo eloquenti gargoyle.

Sempre seguendo il percorso consigliato, usciti dalla piazza della Cattedrale proseguiamo fino al Quartiere dei conciatori, detto la Piccola Venezia per via dei tanti canali che lo percorrono, un tempo usati per sciacquare i pellami. Oggi è divenuto un quartiere pieno di locali e negozi graziosi, dove passeggiare e fare compere.

Ci allunghiamo poi lungo uno dei tanti camminamenti che, dal centro cittadino, salgono verso la foresta: in pratica se si abita a Friburgo, si può uscire per qualche compera in centro e terminare la giornata facendo trekking all’ombra degli abeti, senza prendere l’auto e rimanendo praticamente sulla stessa strada!

Info: https://visit.freiburg.de/it

Rientriamo per cena e trascorriamo la notte ancora a Friburgo.

La soleggiata e gentile città di Friburgo è stata la nostra ultima tappa del percorso nella Foresta Nera. Da ora in avanti, abbandonati i paesini delle case a graticcio ai bordi della foresta, il nostro viaggio proseguirà fra le città più grandi della Germania, da Ovest ad Est, ripercorrendo i luoghi che hanno fatto da sfondo alla storia più recente d’Europa.

Simona Gelardi

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