Spagna del Nord. Verso Santiago, Il nostro “cammino” in camper

Il viaggio alla scoperta della Spagna del Nord era un colpo in canna che aspettava di essere sparato già da tempo. Qualche anno fa avevamo addirittura acquistato la guida ma poi il viaggio era stato sempre escluso dai nostri piani, un po’ perché il nord della Spagna ci sembrava meno famoso rispetto alle zone più turistiche del Paese ma soprattutto perché ci sembrava un po’ troppo lontano da raggiungere e poi visitarlo come piace a noi.

Con calma. Non con i tempi rincorsi di chi deve mettere la spunta a più luoghi possibili ma prendendoci il tempo di fermarci a curiosare, assaggiare e perderci fra scogliere e fari.

Quest’anno si è presentata l’occasione. La possibilità di fare ferie un pochino più lunghe e nessun problema evidente all’orizzonte. E allora carpe diem!

Abbiamo ripescato in biblioteca la guida ormai un po’ attempata e polverosa: Spagna del Nord.

Queste zone sono perfette per un viaggio in camper, tutte piccole distanze fra una tappa e l’altra e bellissimi paesaggi da godersi anche dal finestrino aperto mentre si percorrono le tante strade panoramiche che si affacciano nelle scogliere a strapiombo sull’oceano.

La Spagna Settentrionale ha ben pochi elementi di tutto ciò che per noi di solito è “spagnolo”. Le ambientazioni e la cultura richiamano inequivocabilmente territori nordeuropei.

Alte scogliere da cui risalgono spesse nebbie, architetture gotiche, il fenomeno delle maree. Qui non si suonano le nacchere ma la gaita, una sorta di cornamusa; si mangiano i crostacei e i molluschi scovati sulle spiagge asciugate dalla bassa marea; si parlano lingue completamente estranee alle comuni radici latine della Spagna tradizionale. Ed infatti le quattro regioni bagnate dal mar Cantabrico (Paesi Baschi, Cantabria, Asturie e Galizia) hanno un fortissimo senso di indipendenza, dovunque sventolano orgogliosamente le loro bandiere, sulle strade i cartelli stradali sono scritti in doppia lingua e non a caso sono state riconosciute come comunità autonome.

Il nostro viaggio nella Spagna del Nord partirà da S. Sebastián per proseguire fino a Santiago de Compostela, in un’ideale Cammino che, senza alcuna pretesa di pellegrinaggio, ci porti alla scoperta di queste zone e delle loro millenarie tradizioni.

Noi raggiungiamo la prima meta lentamente, attraversando un pezzettino di una Francia meravigliosa, la Dordogna. Siamo arrivati in Spagna costeggiando il Golfo di Biscaglia e lasciando sulla nostra destra la coda dei Pirenei, con i loro picchi sempre più radi, fino al cartello che segna il confine fra Francia e Spagna e, come da tradizione, superiamo il confine festeggiando con un applauso la nuova avventura che sta iniziando.

6 agosto 2022 San Sebastián

Arriviamo a San Sebastián nel pomeriggio. Come avevamo letto in diversi blog di camperisti, troviamo la minuscola area di sosta già strapiena. I camper sono parcheggiati dovunque e anche noi non abbiamo altra alternativa che inventare un posto fra due alberi nel viale immediatamente dietro l’area attrezzata. Ed abbiamo una gran fortuna (oltre alla fenomenale capacità di Michele di incastrare la nostra casa con le ruote un po’ dovunque) perché durante tutta la serata i camper continueranno a passare e ripassare cercando spesso inutilmente un parcheggio.

La zona è vicinissima al centro. Ci avventuriamo subito verso la città ma camminiamo poco perché è l’ora di merenda e noi siamo irrimediabilmente attratti dalla vetrina di un bar. Sul bancone sono esposti un’infinità di pezzettini di baguette conditi in mille modi differenti: sono i pintxos, il piatto nazionale basco, e noi ci siamo infilati nel nostro primo pintxos bar.

Purtroppo, per la loro caratteristica di essere poggiati su un pezzetto di pane, i pintxos sono decisamente con glutine. Fortunatamente in Spagna hanno un ottimo vino tinto e qui, terra di radici celtiche, hanno anche un ottimo sidro, entrambe opzioni senza glutine, utilissime per farmi dimenticare in pochi sorsi il fatto che non posso assaggiare i pintxos! 

Rientriamo al parcheggio giusto in tempo per accogliere i nostri amici “di camper” che ci hanno raggiunto qua da Firenze per condividere questa avventura ed insieme usciamo nuovamente per cena…si prospetta un viaggio davvero poco dietetico!

Giochi e Curiosità: Paesi Baschi, I pintxos.

7 agosto 2022 San Sebastián

Il 30% della popolazione basca non parla lo spagnolo ma la lingua Euskara, un idioma del quale non si conoscono le origini e talmente complicato da rientrare fra le 10 lingue più difficili al mondo. Per fare un esempio, la città di San Sebastián in euskara di chiama Donostia, che probabilmente è una contrazione di Done Sebastian (done in basco significa santo).

Usciamo dal camper con questa premessa e la consapevolezza (che ho testato ieri in prima persona) che qui l’inglese è pressoché sconosciuto…fortunatamente i nostri compagni Francesco e Tania se la cavano bene con lo spagnolo.

Oggi dedichiamo l’intera giornata alla visita della città.

San Sebastián si svolge tutta lungo la meravigliosa Playa de la Concha, una mezzaluna di rocce e sabbia che abbraccia un isolotto di scogli, la Isla de Santa Clara. È considerata una delle più belle spiagge d’Europa e, a partire dal nome, la “conchiglia” mi sembra un’ottimo punto di partenza per un cammino verso Santiago.

Di solito qui non fa caldissimo ma quest’anno è particolarmente torrido anche quassù e mentre camminiamo guardando i bagnanti affollare il bagnasciuga siamo un po’ pentiti di non aver portato costume e asciugamano. Arriviamo fino al Peine del Viento e poi, con l’intento di distrarre le bimbe che ci tormentano perché vorrebbero fare il bagno (ed i babbi che allungano l’occhio ai tanti topless), saliamo con la funicolare fino al Monte Igueldo.

Giochi e Curiosità: San Sebastián, I pettini del Vento.

Arrivati in cima troviamo una sorpresa davvero inaspettata: un parco divertimenti del 1912, intatto e funzionante, un vero e proprio salto nel tempo. A parte perdersi fra le romantiche giostre di cavallini e i labirinti di specchi, ci sono due attrazioni che sono assolutamente imperdibili: un trenino panoramico che viene mosso dall’energia idrica di un piccolo mulino ad acqua e delle vertiginose montagne russe a picco sulle scogliere della Playa della Concha. Le montagne russe sono ancora guidate a mano, lasciandomi un bel po’ di dubbi sulla sicurezza della giostra, ma il giro a strapiombo sull’oceano è davvero spettacolare e ci ha divertiti tutti, tanto che non appena terminato, da dietro di noi è partita a gran voce la richiesta di un altro giro al grido di “otra! otra!”. Noi ci siamo subito uniti al coretto anche se ovviamente non ha funzionato, ma l’incitazione in spagnolo è diventata “virale” fra le nostre figlie, che da stamani la stanno usando per perorare a ripetizione ogni loro richiesta…!

Il caldo ci ha ripresi non appena scesi dalla funicolare, per poi sparire improvvisamente, sostituito da un vento piuttosto freschino, appena arrivati davanti al nostro ristorante. Ma anche i forti sbalzi di temperatura sono una caratteristica del nord e così sopportiamo, fra sole cocente e vento freddo all’ombra, sperando di riuscire miracolosamente a non prendere un bel raffreddore.

San Sebastián è famosa per i ristoranti eccellenti e così anche noi oggi ne proviamo uno, ricercato, delizioso e gluten free, Info: Damadá Gastroteka.

Proseguiamo la nostra passeggiata verso, il Casco Viejo, la città vecchia.

Golosi come siamo, non paghi del ristorante, per rinfrancarci lungo il percorso ci fermiamo prima a mangiare qualche pastel vasco (tortine dolci al formaggio). Poco dopo abbiamo trovato un banchino di signore locali che friggevano il talo, un cibo di strada tipicamente basco, una piadina di mais naturalmente senza glutine che può essere riempita a piacere con salsicce e formaggio…non avrei potuto assolutamente rinunciare! Infine, arroventati dalla sete, abbiamo fatto un’ennesima merenda addirittura con un cocomero, comprato dal fruttivendolo in piazza e che ci siamo ingegnati a tagliare a fette con il minuscolo coltellino svizzero di Michele!

Oggi abbiamo avuto la sorpresa di incrociare un nostro connazionale. Vero che le vacanze all’estero mi piacciono proprio perché ci si può immergere completamente in un mondo diverso ma è sempre emozionante quando si incrocia in modo inaspettato qualcuno che parla la tua lingua. In questo caso si tratta di un ragazzo di Genova che vive da anni qui, dove vende libri…in miniatura! Irresistibile per Michele che ovviamente compra la versione basca del Piccolo Principe, che credo diventerà l’esemplare più piccolino della collezione!

Info: www.apukaediciones.com

Nella città vecchia c’erano due cose per me imperdibili: l’antichissima chiesa di San Vincente e i baldi surfisti che rientrano dalla spiaggia. Purtroppo arriviamo nel pomeriggio e la chiesa è chiusa. Inoltre io oggi sono stanchissima e, complice il caldo, mi sono addormentata lunga distesa sul muretto del lungomare dove mi ero appostata strategicamente in attesa di potermi lustrare gli occhi al rientro dei surfisti e così mi sono persa anche la seconda irrinunciabile attrazione del Casco Viejo.

Trascorriamo il pomeriggio fra negozietti e pintxos bar, aspettando lo spettacolo (quello vero!) del sole che tramonta dietro la conchiglia della baia di San Sebastián.

8 agosto 2022 San Juan de Gaztelugatxe

Se entrare in questo parcheggio inventato fra due alberi non è stato facile, l’uscita è altrettanto difficoltosa. Vista l’ora antidiluviana in cui partiamo io ho ancora gli occhi chiusi, per cui per aiutare il babbo a fare manovra scende la mattiniera Asaria. Attendo due minuti, il tempo di sentire il camper che viaggia, e mi affaccio anche io davanti. Peccato che Asaria non ci sia, né davanti né a letto. La poveretta è rimasta fuori dal camper mentre Michele faceva manovra, poiché la strada è stretta e per svoltare si è costretti a fare il giro dell’isolato. Lui se ne è reso conto troppo tardi e lei non ha fatto in tempo a risalire. Fortunatamente non si è persa d’animo ed ha raggiunto l’altro camper ancora fermo. Ma a quel punto, appena noi abbiamo finito il giro e siamo ritornati al punto di partenza, non l’abbiamo ritrovata. Insomma, una vera commedia degli equivoci in cui, come sempre, mi sono spaventata solo io…

Con tutti gli equipaggi finalmente al completo arriviamo in mattinata a Gaztelugatxe. Anche qui è necessario inventare un po’ un parcheggio su un terreno con pendenze inquietanti, che giustamente corrispondono al territorio, un saliscendi fra gli alberi a picco sul mare. 

Il nome di Gaztelugatxe, chissà come sia corretto pronunciarlo, comunque non è una parolaccia ma solo l’ennesimo esempio di quanto può risultare intricata la lingua euskara. Sembra che il nome significhi “castello pericoloso”, dall’unione di due parole basche, “gaztelu” (castello) e “gaitz” (terribile). Ma anche senza conoscere il basco basta dare un’occhiata al panorama per capirne il significato. Il castello e il suo isolotto, pressoché sconosciuti ai più fino a qualche anno fa, sono saliti alla ribalta delle mete turistiche più gettonate della Spagna poiché sono stati una delle location più suggestive della saga del Trono di Spade( “Roccia del Drago”). Dall’alto della collina la lunga scalinata (oltre 230 scalini) esce dal sentiero e si snoda attraverso il mare, una sorta di muraglia che scende e poi risale vertiginosamente fino all’eremo.

Io trovo queste scarpinate estremamente filosofiche. Mente arranco senza fiato, sempre l’ultima della fila, rifletto spesso sulla necessità di resistere oltre misura all’ineluttabilità delle fatiche della vita. Michele invece, sempre più pragmatico di me, mi suggerisce più semplicemente di iscrivermi in palestra a settembre…

Giochi e Curiosità: Gaztelugatxe, l’Isola dei Draghi.

Lasciamo l’isola dei draghi ed i suoi piccoli abitanti verdi ed arriviamo nel pomeriggio a Zamudio, un paese vicino Bilbao. Il parcheggio camper è proprio accanto alla stazione della metro per cui, malgrado le gambe doloranti per la camminata mattutina, ci lasciamo tentare dalla voglia di andare subito a curiosare in città. Una doccia al volo e poco dopo siamo in viaggio sul treno. Seggiolini nuovissimi, stazioni ordinate e treni in orario. Bilbao si presenta subito così, niente a che vedere con le assonnate città del sud ma nemmeno una soffocata città industriale.

A partire dal 1997, sotto la spinta innovatrice della costruzione del Guggenheim Museum, Bilbao è diventata un esempio davvero riuscito di città del futuro. Una drastica rigenerazione urbana che ha mantenuto da una parte il cuore antico della città ma contemporaneamente ha trasformato i vecchi spazi, dove c’erano acciaierie e zone portuali, in luoghi di aggregazione, cultura e arte, donando alla città una nuova vocazione turistica e culturale.

Poiché la città si svolge tutta lungo il fiume ci piacerebbe fare una gita in barca ma l’idea si rivela piuttosto dispendiosa per cui ripieghiamo per una passeggiata serale nella città vecchia.

Stasera i miei amici mi hanno riservato una golosissima sorpresa. Senza dirmi niente nei giorni scorsi avevano cercato una “pincheria” che servisse anche prodotti senza glutine e l’avevano trovata qui a Bilbao, proprio fra le stradine del Casco Viejo di Bilbao. Così quando ci fermiamo per la cena, con mia grande meraviglia, anche io posso accompagnare un bicchiere di tinto de verano con i mitici pintxos!

Info su pintxos senza glutine: http://irrintzi.es/

9 agosto Bilbao

In ogni viaggio arriva sempre il momento in cui ci si rende conto che il nostro programma deve essere rivisto in base alle nuove esigenze via via sopraggiunte.

Stamattina quel momento è arrivato. Siamo in viaggio ormai da diversi giorni e avremmo bisogno di una sosta in campeggio per fare le lavatrici ma qui nei dintorni il turismo è tanto e non si trovano spazi se non in sosta libera. Ne parliamo con gli amici la mattina sul treno verso Bilbao e poi ci fermiamo sulle panchine di Plaza del Arenal per riflettere bene sul da farsi. Fra appuntamenti annullati e nuove prenotazioni, Michele, Tania e Francesco dedicano un’oretta a riprogettare drasticamente i nostri spostamenti. Io approfitto per ciucciare tre o quattro enormi cubetti al caramello che ieri sera mi hanno venduto come dolcetti tipici delle confetterie basche e intanto con le ragazze diamo un’occhiata alla guida Lonely di Tania.

Appena riprendiamo la nostra passeggiata siamo ferratissime su tutto: a pochi passi da noi, sempre sul lungo fiume, il ponte Zubizuri, “ponte bianco” in basco, un’elegante arpa in acciaio e cristallo disegnata da Santiago Calatrava. L’idea dell’architetto (riproposta anche a Venezia qualche anno fa) era quella di creare una continuità fra l’elemento acqua, ponte e cielo. Peccato che la scelta, così estetica e romantica, si sia rivelata subito davvero poco azzeccata, viste le continue cadute dei cittadini sul pavimento sempre scivoloso a causa della pioggia o dell’umidità, tanto da costringere il Comune a rivestire l’intera passerella con una moquette antiscivolo che un po’ spezza l’incantesimo (ma mantiene intere le gambe dei cittadini di Bilbao!).

Attraversiamo indenni il fiume e dopo pochi metri siamo di fronte all’imponente struttura del Guggenheim. Noi abbiamo prenotato l’ingresso nel tardo pomeriggio ma anche senza visitare gli interni vale comunque la pena ammirarlo dall’esterno. Immediatamente dopo la sua costruzione nel 1997, l’edificio è divenuto il simbolo della città. Ma ciò che ha colpito di più i nostri giovani viaggiatori non sono state tanto le sue forme stravaganti quanto le due grandi installazioni poste di fronte alle porte di entrata e di uscita. La prima che incrociamo è “Maman”, un enorme ragno, del quale mi rendo conto solo dopo esserci passata sotto. Viene rappresentato con una sacca di uova, pronto a dare la vita, poiché rappresenta il concetto di madre, tessitrice di protezione. Premetto che faccio un passo indietro rispetto al pensiero filosofico alla base della struttura. Sicuramente l’arte ci fa sempre riflettere sulle nostre differenti percezioni. Per quanto mi riguarda infatti la figura del ragno più che rassicurante mi appare alquanto intimidatoria ma soprattutto mi inquieta molto l’idea che questo enorme mostro sia pure in procinto di riprodursi…

La seconda figura, sul lato dell’entrata, è il gigantesco cane Puppy, composto da 70.000 fiori,

rappresentato seduto ed impettito sembra proprio fare da guardia al museo…

Il tempo di qualche foto e vista l’ora decidiamo che è giunto il momento della seconda siesta, un piccolo pic-nic nei giardini di lato al museo sotto l’ombra fresca e profumata di due grandi salici mentre le ragazze approfittano per scorrazzare un po’ nel parco giochi pubblico che sorge proprio lì a fianco.

Un pisolino, una birretta ed un caffè più tardi siamo pronti a ripartire. Fino ad ora ci siamo presi tempi piuttosto comodi ma adesso la nostra tabella di marcia deve velocizzarsi un po’. Alle 18 abbiamo l’ingresso prenotato per il Guggenheim e ancora diverse cose da vedere in città.

La nostra prossima tappa è il Ponte di Vizcaya, (Ponte Colgante). Secondo la guida vale il viaggio ma si trova un pochino fuori città, per cui decidiamo di prendere l’autobus. A parte fare un’ulteriore pisolino, l’autobus ci permette anche di dare un’occhiata alla parte meno turistica della città, quella delle persone che ci vivono, che ci lavorano e che guidano nel traffico. Per un momento fra fermate e rotonde mi sembra di essere a Firenze ma basta buttare l’occhio fuori dal finestrino per rientrare subito a Bilbao, fra edifici e architetture contemporanee.

Giochi e Curiosità: Bilbao, il tetto delle croci.

In una mezz’ora siamo sul Ponte Colgante. Dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO è il ponte trasportatore più antico del mondo (inaugurato nel 1893) ed ancora oggi è in pieno funzionamento.

Il ponte si chiama così perché ha una parte basculante che in un minuto e mezzo può trasportare 6 automobili e decine di persone da una riva all’altra del fiume Nervion, permettendo contemporaneamente il passaggio di imbarcazioni di grandi dimensioni.

Il viaggio sul ponte vale davvero la visita, tuttavia giunti dall’altro lato non c’è molto da vedere. Troviamo però un bel chiosco di gelato e le ragazze approfittano per una dolce merenda: non sarà il gusto di casa ma un paio di palline di gelato dai colori fluo rimettono in forze tutta la comitiva.

Per tornare indietro dobbiamo cercare nuovamente la fermata dell’autobus. Sembra vicinissima in linea d’aria…peccato che i pochi metri siano costituiti da una serie di scalinate, tutte in fila una dietro l’altra che sembrano non finire mai. Perfetto, il gelato è stato smaltito.

La nostra prossima fermata è il centro culturale Azkuna Zentroa, un ennesimo, originalissimo esempio dell’epocale trasformazione di Bilbao. Lo raggiungiamo direttamente con il bus che ci lascia a pochi isolati. Mentre noi andiamo direttamente al centro, Michele corre in cerca dell’unica libreria che sembra avere il Piccolo Principe in lingua euskara, poiché oggi è l’ultima possibilità di acquistarlo.

Giochi e Curiosità: Bilbao, le colonne di Philippe Starck.

La nostra ultima tappa a Bilbao è il Gugghenaim Museum. L’audioguida ha un percorso dedicato ai più piccoli e la visita si rivela un’esperienza meravigliosa. Senza “spoilerare” niente, basti dire che le ragazze, entusiaste, non volevano più uscire ed infine gli inservienti ci hanno praticamente accompagnato all’uscita…

Ormai è tardissimo, stasera non c’è tempo per dedicarsi ad assaggiare qualche golosità e la nostra cena si risolve con un panino al volo in un kebab vuoto, per me un piatto di carne e uova con qualche grissino senza glutine, niente a che vedere con golosi pintxos di ieri sera…!

10 agosto Burgos

Tante città lungo il Cammino di Santiago si contendono il titolo per la cattedrale più bella fra quelle del nord. Burgos e León sono due di queste e noi, nel dubbio se fermarci a vedere l’una o l’altra, decidiamo di visitarle entrambe, anche se così avremo tempi di viaggio un pochino più ristretti. Entrambi i paesi hanno dei deliziosi centri storici e, anche se non possiamo dilungarci troppo nella visita dei dintorni, la gita vale la pena anche solo per le strette stradine medievali e le cattedrali, entrambe splendide.

Anche stamattina la nostra partenza è all’alba per arrivare nella prima mattinata a Burgos. Per di più il parcheggio camper è piuttosto lontano dal centro per cui ci tocca anche una bella scarpinata a piedi. Anche se non abbiamo prenotato ce la caviamo con una decina di minuti di coda all’ingresso, giusto il tempo perché le mie super assistenti, ormai delle vere cacciatrici di storie e leggende, scovino una storiella su Burgos, perfetta da raccontare per ingannare l’attesa.

Volte altissime traforate come merletti ed una luce particolare, soffusa e calda, che si posa su tutto, accentuata dal colore avorio delle statue e delle decorazioni in alabastro, la cattedrale di Burgos è uno degli esempi più belli di come l’architettura gotica sappia rendere la pietra un materiale leggero ed etereo.

Al suo interno poi si trova la tomba del più famoso condottiero spagnolo, El Cid Campeador. Non si può uscire dalla cattedrale senza aver posato lo sguardo sulla lapide del pavimento che lo ricorda.

Dall’altra parte della chiesa, sulla destra nella navata centrale a ben quindici metri di altezza, la seconda imperdibile curiosità della cattedrale di Burgos: il Papamoscas. Si tratta di un automa da orologio del XVI secolo che suona ad ogni scoccare dell’ora. Non sarà difficile individuare dove guardare perché al momento giusto una piccola folla si raduna nella navata, tutti pronti a naso insù per vedere questo ometto che esce da una finestrella e apre la bocca, come una ficedula, l’uccellino scansafatiche che resta ore a becco aperto aspettando che siano le mosche ad entrargli in bocca per essere mangiate comodamente. Poco più in basso un’altra figurina, il Martinillo, sbuca ogni quarto d’ora e martella anche lui due rintocchi.

Giochi e Curiosità: Burgos, il Papamoscas.

Prima di ripartire approfittiamo per fare un po’ di spesa. La spesa di oggi è speciale, perché dobbiamo acquistare gli ingredienti per la nostra tradizionale gara di torte in camper. La cosa è nata per gioco ma ormai le ragazze lo ritengono un momento fondamentale del viaggio e sono diventate anche piuttosto competitive! Eh sì, ormai in tutti i viaggi un po’ più lunghi con la famiglia di Tania e Francesco le nostre bimbe si sfidano in una gara a chi sforna il dolce più buono che si riesca a produrre nella cucina di una casa con le ruote. Che non è propriamente una cucina ordinaria, per cui la scelta del tipo di dolce e la spesa giusta sono momenti basilari per la riuscita della sfida. La mia piccola Alice pensa a questo momento ormai da qualche mese ed ha già le idee chiare: panna cotta. Ma gli ingredienti che ci sembrano normali in un supermercato italiano non sempre lo sono all’estero. Io sono arrabbiatissima, perché le avevo dato il compito di mettere in camper la busta del preparato per panna cotta che avevamo a casa ed ora non riesco a trovare niente che lo possa sostituire. Ma con la fortuna sfacciata dei marmocchi, lei e la piccola Anna riescono a trovare tutto il necessario e anche del preparato per fare la gelatina alla frutta che, a giudicare dagli scaffali pieni di questo prodotto, sembra essere un dolce richiestissimo in zona.

A parte le gelatine ed i chicchi c’è un prodotto che da qualche giorno voglio acquistare io: il melone verde, detto piel de sapo, pelle di rospo. Nome troppo invitante, non posso farmelo mancare!

Da Burgos in un paio di ore raggiungiamo León. Lungo tutta la strada, fra distese di spighe di grano a perdita d’occhio, ci scorrono davanti agli occhi file di pellegrini: gruppi, coppie, qualcuno in solitaria, uomini, donne, addirittura due bimbette saltellanti. Qui passa una delle tratte più lunghe del Cammino di Santiago e da qui in avanti i pellegrini, per la strada, nei campeggi e alle fermate del tram, diventeranno una compagnia costante. Noi non siamo pellegrini ma il nostro obiettivo è comunque Santiago de Compostela e ci sentiamo un pochino vicini a questa bella umanità, con la quale condividiamo la strada e il piacere di viaggiare.

Finalmente nel primo pomeriggio entriamo nel tanto agognato campeggio. La struttura non è un gran che, una distesa di campi dove poter parcheggiare in quasi totale anarchia e servizi piuttosto spartani, tuttavia c’è una grande piscina e, nel tempo di dieci minuti, le ragazze sono già in acqua mentre noi mamme dedichiamo un paio d’ore a lavatrici e faccende.

La serata è fresca e tranquilla e così dopo cena, io e la mia squadra (quest’anno io ho in carico le due piccoline) iniziamo a preparare la base di panna cotta per la torta.

Ma come è successo spesso, in queste zone il tempo varia velocemente e anche stasera all’improvviso si è alzato un vento fortissimo. Nel giro di pochi secondi i nostri panni stesi e le nostre apparecchiature hanno iniziato a volare e la serata tranquilla si è trasformata in una caccia alla biancheria sparsa in giro per tutto il campo.

11 agosto Lèon

La burrasca di stanotte ha spazzato via ogni segno di nuvola e stamattina in cielo c’è di nuovo un sole splendente.

Raggiungiamo León in autobus, sempre in compagnia di tantissimi pellegrini.

Poco dopo la fermata del bus ci troviamo di fronte alla Casa de Botines, uno dei pochi edifici progettati dall’architetto Antoni Gaudì che non si trovano a Barcellona. Finchè non lo leggo sulla guida non mi capacito, perchè l’edificio, un castello in stile medievale, non ha niente a che vedere con le architetture classiche di Gaudì. Così differente che anche lui deve essere rimasto perplesso della sua creazione, tanto che, nella piazza antistante, una statua dello stesso Gaudì lo raffigura seduto su una panchina mentre guarda perplesso i suoi progetti.

A parte questo inconsueto incontro le nostre prime tappe oggi sono molto pratiche. La prima fermata è un negozio di scarpe, perché Asaria è partita un po’ sfornita (d’altronde quale acquisto migliore da fare lungo la strada del cammino di Santiago?) e la seconda è presso una caffetteria, per scacciare gli sbadigli della nottataccia. Così per caso scopriamo che qui il caffè viene servito sempre accompagnato da un paio di rosquillas, delle minuscole ciambelline fritte, tipiche della zona, un accoppiata vincente per ridarci la carica.

Sulla strada principale, a pochi passi dalla piazza della cattedrale, ci fermiamo nuovamente in un negozio. Si tratta della storica farmacia Nunez, un immobile del 1827. Entriamo per un piccolo acquisto e ci fermiamo per qualche secondo ad ammirare i soffitti a cassettoni e il bellissimo arredamento, interamente in legno decorato e intarsiato.

Ancora pochi passi e finalmente davanti a noi si apre la grande piazza della Cattedrale.

Il biglietto d’ingresso comprende anche le audioguide, in italiano e con un percorso dedicato ai bambini. Così mentre le piccole girano per le navate cercando di risolvere il mistero della talpa, noi possiamo dedicarci con calma alla nostra visita. La cattedrale di Léon è smisurata, soprattutto se si pensa che il suo progetto è stato intrapreso agli inizi del 1200, quando la città era un paese di soli 5000 abitanti.

Se nella cattedrale di Burgos la protagonista assoluta è la pietra intagliata, nella cattedrale di Léon l’attore principale è il vetro colorato delle enormi finestre.

Complice il fatto che le nostre visite di questi giorni sono quasi sempre in grandi edifici ci capita spesso di entrare insieme e dividerci nel percorso, ognuno attratto dalle proprie preferenze. Io amo perdermi in uno sguardo di insieme, lasciar vagare gli occhi senza una meta precisa fin quando non trovo qualche particolare che mi incuriosisce. Il semplice passeggiare nella Cattedrale di León diventa un’esperienza sensoriale: camminare lentamente lungo la navata laterale mentre di fronte agli occhi ci appare lo spettacolo delle vetrate della navata opposta, un gioco di luci e colori che appaiono e scompaiono al muovere dei nostri passi, come se si stesse muovendo il meccanismo interno di un enorme caleidoscopio.

Fra le tante immagini di santi è ricorrente un’iconografia particolare della Madonna, cui la chiesa è dedicata. Sono tante le immagini classiche con Maria che tiene in braccio il bambino, poi nelle cappelle dietro l’abside si trova una statua in legno policromo della Madonna incinta, con la mano posata leggera sul ventre, dolcissima e di nuovo viene rappresentata nei bassorilievi di alabastro dietro il coro, questa volta partoriente, circondata dalle donne, con un lieve sorriso sulle labbra, la celebrazione di una maternità davvero serena e gioiosa.

Giochi e Curiosità: Léon, una talpa nella Cattedrale.

Quando usciamo dalla cattedrale è quasi ora di pranzo. Oggi ci siamo portati il pranzo al sacco ma trovare un posto ombreggiato dove potersi sedere sembra una missione impossibile. Dopo aver girato a vuoto quasi un’ora finalmente troviamo un posticino delizioso: il Parco del Cid. Il giardino, chiuso da un lato dalle mura esterne della città, è curato e pulito. Noi ci sediamo su due panchine in pietra proprio davanti alla fontana. Un paio di cervezas ghiacciate ed un piattino di golose tapas, il tutto rimediato nel bar poco lontano, una mezz’ora di meritato riposo e poco più tardi riprendiamo la nostra passeggiata nel borgo medievale di Léon. Abbandonate per un po’ vecchie chiese e dipinti, ci dedichiamo allo shopping. Quattro ragazzine sono inevitabilmente attratte da profumi e smalti, per cui le perdiamo dopo poco in una grande profumeria. Io invece, come un cane da tartufo, seguo altri aromi e mi ritrovo in una antica gastronomia, fra scaffali zeppi di barattoli e una quantità di salumi che pendono appesi dal soffitto. Fra etichette colorate e qualche indicazione da parte della negoziante (tanto carina ma per me incomprensibile…) infine acquisto la “cecina”, una sorta di locale bresaola affumicata, ed un barattolo di “morcilla”, una crema marrone a base di sangue di maiale. Per la verità questa cremina inquietante non mi ha ingolosito molto, ma mi è sembrato un antipasto perfetto per dare un brivido ai miei ospiti quando, non appena tornata a casa, organizzerò la cena spagnola per festeggiare il rientro con gli amici!

Info: https://www.lacilladefeito.es/

Malgrado la partenza presto stamattina e la giornata particolarmente piena, al rientro c’è ancora la forza di fare un tuffo in piscina!

Stasera è il compleanno di Francesco e con l’occasione finalmente assaggiamo le torte delle ragazze. La nostra gelatina di mirtillo sembra avere grossi problemi di stabilità, così investiamo tutte le nostre forze nella descrizione iniziale, in stile Masterchef, sperando che gli assaggiatori, rimbambiti dalle parole, non si rendano conto del problema. Le grandi invece hanno fatto un salame al cioccolato, ma devono aver avuto qualche problema anche loro perché l’aspetto è un po’ quello dell’asfalto sbriciolato. Ciò che non manca in nessuna torta però è lo zucchero, talmente tanto in ogni dolce che a fine cena ci lascia praticamente tramortiti…unica prospettiva utile, andare a letto.

12 agosto Las Medulas – Lugo

Anche stamattina la sveglia suona prestissimo. Raggiungiamo in camper la località di Las Medulas un piccolo paese di montagna alle pendici di un paesaggio, e di una storia , davvero singolari. Pinnacoli di argilla rossa e strapiombi, qualcosa che ricorda forse un canyon americano ma niente a che fare con la natura. Il lavoro dell’uomo qui è intervenuto pesantemente: la terra è stata letteralmente rivoltata e ciò che è visibile oggi è quello che un tempo era sottoterra, un disastro ecologico colossale del passato che ha modellato un territorio fra i più particolari della Spagna. Qui nel I secolo d.C. gli antichi Romani avevano una delle più grandi miniere d’oro dell’impero. La zona era ricchissima del prezioso minerale ma i filoni auriferi si trovavano sotto monti di terra e rocce. Per portarli allo scoperto gli ingegneri dell’epoca inventarono un sistema, tanto ingegnoso quanto disastroso a livello ecologico, chiamato ruina montium. Si scavavano tunnel sotterranei, si deviava un corso d’acqua per far riempire i tunnel e si sfruttava la forza dell’acqua per sminuzzare la terra e far uscire l’oro allo scoperto. Il paesaggio che oggi si ha davanti agli occhi racconta questa storia, per questo è stato definito dall’Unesco “paesaggio culturale” e dichiarato Patrimonio dell’Umanità.

Seguendo le indicazioni dell’ufficio turistico la nostra passeggiata si snoda lungo un percorso ad anello dal Centro di accoglienza visitatori fino al cuore di questo luogo, il Belvedere dell’Orellán. Una bella scarpinata, almeno per me che sono una faticona, ma ne vale la pena. Da qui si può entrare in uno dei tunnel scavati: un’esperienza piuttosto claustrofobica che però infine non fa altro che aumentare la sensazione di stupore quando, usciti dal buio, davanti a noi si apre un panorama vertiginoso sull’azzurro del cielo, la terra rossa e il volo sospeso dell’infinità di rondini che abitano queste cavità.

Rientrando ci fermiamo per la merenda in uno dei tanti ristori che attendono i turisti stremati in fondo alla strada prima del parcheggio. Durante il trekking abbiamo pranzato con i panini che avevo imbottito con la “cecina”, il salume affumicato tipico della zona, acquistato ieri in città, che però non ha riscosso un gran successo…ora ci meritiamo tutti un bel gelato!

Senza ulteriori soste ripartiamo subito e in un paio di ore raggiungiamo Lugo. Anche qui le arre di sosta sembrano piene ma troviamo fortuitamente un parcheggio gratuito vicino ai giardini.

Da qui si arriva comodamente a piedi in centro per cui, nel tardo pomeriggio, usciamo tutti rivestiti per la serata in città. La prima impressione di Lugo mi lascia molto perplessa. La periferia appena fuori dal centro storico è davvero brutta, fra case diroccate e parabole penzolanti ma poi, appena raggiunta la città vecchia, Lugo si rivela ricca ed elegante.

Percorriamo un pezzo della passeggiata che si snoda sopra le antiche mura romane, qualche foto di rito, una breve visita alla Cattedrale ma poi, dopo una giornata così intensa, siamo stanchissimi e affamati!

Ci fermiamo per cena in una taverna fra le tante che popolano i vicoli dietro la Cattedrale. Sono le otto, il cameriere ci offre qualche pinchos ma ci avverte che la cucina aprirà più tardi, non prima delle otto e trenta. Siamo al nord e ci saranno anche radici celtiche ma i ritmi sono da Spagna. Nessun problema, siamo in ottima compagnia e attendiamo la cena con un brindisi. Io ho scoperto la mia bevanda spagnola preferita, il tinto de verano, ovvero vino rosso allungato con limonata o soda e servito con tanto ghiaccio e una fetta di arancia. Qualcuno sicuramente starà rabbrividendo e io sono consapevole di avere gusti discutibili ma posso assicurare che è un cocktail leggero e davvero estivo! Quando la cucina infine apre noi siamo ormai dei lupi famelici e con la fame arretrata del giorno ordiniamo troppe cose: fra tapas varie, tortillas, fritture e l’immancabile polpo alla gallega, rientriamo in camper rotolando satolli.

Info: Taberna Daniel – Lugo

Giochi e curiosità: Galizia, Brujas, pirati e naufragi lungo la “Costa da Morte”.

13 agosto Santiago

L’obiettivo principale dei nostri viaggi non è mai un luogo specifico ma è sempre il viaggio in sé, la strada che percorriamo insieme fra le mille avventure che comporta un percorso itinerante. Tuttavia ogni volta ci poniamo anche un traguardo fisico da raggiungere, una città o un luogo simbolico, che di solito è il punto più distante di tutto il percorso.

Quest’anno comunque non abbiamo dovuto pensarci troppo: il nostro obiettivo è inevitabilmente nel nome del cammino che, a modo nostro, stiamo percorrendo: Santiago de Compostela.

Il cammino di Santiago è uno dei pellegrinaggi più famosi al mondo, se non il più famoso.

Non c’è un unico itinerario, perché i percorsi variano a seconda del punto di partenza, Spagna, Portogallo o Francia; non ci sono obblighi particolari perché si può seguire il percorso a propria discrezione fermandosi quando e dove si vuole. Ma c’è ovviamente un unico punto di arrivo, Santiago, e l’obbligo di percorrere a piedi almeno 100 chilometri.

Per i pellegrini (quelli veri) raggiungere la fine del cammino significa poi ottenere la “Compostela”, ovvero il perdono dei peccati. Per noi invece il percorso è stato “solo” un bel viaggio tuttavia arrivare a Santiago e percorrere a piedi l’ultimo pezzo della strada che si apre sulla piazza, gremito di persone tutte dirette nello stesso punto, è stata una vera emozione.

Ed in fondo, fra visite in città e trekking, il contapassi ci assicura che di chilometri a piedi lungo il cammino ne abbiamo percorsi abbondantemente oltre cento.

Per cui, profondamente emozionata e con addosso un’assurda euforia nel sentirmi un puntino parte di questa sorridente moltitudine, mi godo l’esperienza “Santiago raggiunta” e mi riconosco nel pieno diritto di pellegrina di seconda categoria.

Da bravi pellegrini per prima cosa ci mettiamo in fila per l’ingresso in Cattedrale. Ma in tarda mattinata la fila è lunghissima, complice la messa in corso, durante la quale le visite sono ovviamente sospese. Per cui ripieghiamo su un pranzo anticipato, con l’idea di sfruttare le primissime ore del pomeriggio per le visite, sperando di trovare meno confusione.

Le taverne dietro la Cattedrale offrono tutte il menù “del pellegrino”: zuppa (il “caldo gallego” una bollente e saporita minestra di verza e patate) pane nero, un piatto di carne o pesce, un bicchiere di vino e l’immancabile melone verde…come rinunciare!

La scelta di sfruttare i contro orari per le visite si rivela sempre azzeccata: usciti dal pranzo, mente la maggior parte dei visitatori affolla i tavolini dei ristoranti noi riusciamo ad entrare sia al sepolcro che nella Cattedrale. La chiesa è maestosa e, anche se a me sono piaciute più le cattedrali di Lèon e Burgos, qui si respira un’emotività particolare.

Francesco, il nostro compagno di viaggio che anni fa ha percorso veramente il cammino, ci ha raccontato tante curiosità. Una su tutte riguarda la messa del pellegrino, la funzione di mezzogiorno durante la quale viene dato il benvenuto ai pellegrini che hanno raggiunto Santiago in quella giornata. Durante la messa viene azionato il Botafumeiro, l’enorme incensiere che, appeso al soffitto della chiesa, viene fatto girare a velocità impressionanti (viaggia fino ad 80 chilometri orari). Il suo scopo ufficiale sarebbe quello di spandere benedizione su tutti i presenti ma le malelingue sussurrano che il profumo dolciastro dell’incenso sia fondamentale per coprire il forte odore dei pellegrini appena arrivati al termine del lungo cammino…

Nel pomeriggio girelliamo per le strade della città, fra eleganti palazzi e negozi di souvenir. Ci fermiamo solo per una sostanziosa merenda a base di churros e cioccolata calda e la sosta ci rende coscienti della stanchezza che abbiamo addosso.

Solo un’ultimissima fermata per acquistare una copia in gallego del Piccolo Principe presso la libreria storica di Piazza Cervantes e prendiamo il primo autobus per rientrare in camper.

Giochi e curiosità: Santiago de Compostela, le Conchas.

14 agosto Finisterre – Muxia

Le regole per un corretto cammino di Santiago indicano un altro luogo particolare da raggiungere: Finisterre.

In molti infatti al termine del Cammino percorrono i pochi chilometri che separano Santiago da questo promontorio, per raggiungere una sorta di confine ideale, la fine della terra e la fine del cammino.

Gli antichi ritenevano che fosse il punto più a ovest del continente europeo (dimenticando Cabo da Roca in Portogallo) ma il nome di questo luogo è talmente evocativo – ed il panorama è tanto suggestivo – che non si può fare a meno di visitarlo.

La tradizione vuole che una volta giunti qui i pellegrini si separino da alcuni dei vestiti usati durante il viaggio, per esempio dei calzini, una maglietta o un paio di scarpe, come simbolo della fine del cammino e dell’inizio di una nuova vita. Poco prima della scogliera infatti c’è un traliccio alto parecchi metri dove sono stati appesi pezzi di stoffa, bigliettini, scarpe o bastoni che i pellegrini hanno usato nel percorso fino a qui.

Noi raggiungiamo il faro e poi ci avventuriamo sulla scogliera per ammirare lo splendido panorama dell’oceano di fronte a noi.

Basterebbe affacciarsi al belvedere ma sembra che tutta la mia famiglia sia inesorabilmente attratta dalle rocce più pericolanti. Io sono rimasta ad attenderli con il mal di stomaco dalla tensione, ricordando a tutti il macabro nome della costa su cui si affaccia questo promontorio, la Costa da morte.

Con le dovute attenzioni però una parziale discesa lungo la scogliera è un’esperienza bellissima. Io che ho passato le mie estati di bambina in Liguria, giocando come un fachiro equilibrista fra gli scogli, non posso fare a meno di comprendere Asaria, che ha trascorso una mezz’ora seduta su uno scoglio a strapiombo sul mare (a meditare, dice lei…) e mi ha raccontato di aver avuto una sensazione di libertà mai provata.

Io comunque, che ormai sono una vecchia fifona, insisto per il meditare sul belvedere, ben protetti dal muretto.

Rientriamo in camper giusto il tempo di prepararci un panino e arrivare sulla spiaggia di Lagosteira. La spiaggia è semideserta a parte qualche pellegrino che arriva, zaino ancora in spalla, fino a toccare l’acqua. Le ragazze si scatenano a giocare a pallone e a raccogliere le grosse conchiglie che si trovano lungo la riva mentre noi ci godiamo uno spiraglio di sole.

Complice il vento, il clima da queste parti si è fatto decisamente freddino. Oggi poi è salita anche la nebbia che ammanta tutto di ulteriore mistero. Riprendiamo il viaggio lenti verso Muxia, godendoci il panorama dei campi, la nebbiolina che sale dalla terra e qua e là gli horreos, delle bizzarre costruzioni in pietra su palafitte, alcune secolari, utilizzate come deposito per proteggere i cereali e si dice, divenute nel tempo le abitazioni preferite dalle streghe…e che direi anche il clima ed il panorama sono perfetti per le famose streghe della Galizia!

Nel pomeriggio raggiungiamo Muxia, uno dei tanti paesini tipici sulla costa. Qui, proprio per scongiurare i tanti pericoli di questo mare così difficile, gli abitanti hanno intitolato la chiesetta, costruita di fronte alla scogliera di scogli piatti, alla cosiddetta Virgen de la barca. Purtroppo la chiesa è spesso chiusa e anche noi non siamo potuti entrare ma sul portone c’è una feritoia dalla quale si può vedere dentro, uno spazio piccolo piccolo letteralmente riempito di ex voto in forma di modellini di imbarcazioni che pendono addirittura dal soffitto!

Nel paese stasera c’è festa e noi ci fermiamo qui per cena, sbocconcellando qua e là fra le bancarelle. Siamo sul mare e qui a farla da padrone nel menù c’è il pesce, in particolare crostacei e molluschi di ogni tipo. Finalmente, fra tortillas e bocadillos, individuo una specialità che da qualche giorno mi incuriosisce: i percebes. In questi giorni nelle vetrine dei ristoranti mi hanno colpito dei vassoi pieni di qualcosa che a prima vista sembrava essere una montagna di zampe di pollo. La magica lente di Google mi ha svelato che si tratta invece di una specie di molluschi tipici di queste zone. Ma tanto, che siano zampe di pennuto o orripilanti pescetti, ormai a parte il glutine niente mi ferma: li devo assaggiare. Michele e le ragazze mi seguono a ruota e, superato il primo impatto visivo, riusciamo in questa specie di prova di coraggio per accorgerci che…poveri percebes, sono tanto brutti ma sono proprio buoni, con un sapore delicato e semplice, alla fine molto simile alle nostre vongole!

Pirati e piratesse, diavoli, giostre antiche, danze, canti e tanta, tantissima gente che passeggia fra le strette strade di Muxia. L’allestimento si muove tra la giocosità insita nei popoli della Spagna ed ambientazioni e personaggi che richiamano indiscutibilmente il mondo del Nord, fra demoni spaventosi ed il suono lamentoso della gaita, lo strumento tipico di questa “Spagna celtica”.

Qui a Muxia, paesino minuscolo, non è prevista alcuna sosta organizzata per i camper e noi siamo posteggiati in uno dei parcheggi di fronte al mare.

Da qui sentiamo i fuochi d’artificio che concludono la festa e poi, nella notte, solo il rumore delle onde del mare. Colpi di cannone e rumore di mare: stasera siamo anche noi dei veri pirati.

15 agosto La Coruña

Una pioggerellina leggera ci trova svegli e già pronti a ripartire. Nella prima mattina arriviamo a La Coruña, parcheggiamo nei posti camper sopra il porticciolo esterno e affrontiamo volenterosi la bella camminata che costeggia tutto il lungomare fino in città. Purtroppo già a metà strada riprende la pioggia. Il meteo non lascia troppe prospettive di bel tempo nei prossimi giorni per cui è meglio riorganizzarci di conseguenza. Quindi, prima tappa: ristorante. Tanto vale prendercela comoda e approfittarne per gustarci comodi e all’asciutto le tante golosità locali: polpo alla gallega, riso con le capesante, baccalà e le immancabili patate con chorizo e uova. Io ne approfitto anche per prendere appunti per qualche ricettina da riprovare non appena rientreremo a casa.

Info: Taberna Casa Rita

Approfittiamo del breve spiraglio di sole dopo pranzo e ci incamminiamo dal lungomare verso la città vecchia. Da Plaza de Maria Pita seguiamo calle de Damas, una delle caratteristiche strade della città medievale, tutta costellata di stelle nella pavimentazione, fino alle chiese romaniche di Santiago e di Santa Maria del Campo.

Proseguiamo sempre a piedi fino alla Torre de Hércules, forse l’attrazione più famosa della Coruña. Si tratta di un faro di origine romana risalente al II secolo, il faro funzionante più antico del mondo. Bello il faro, bellissimo il panorama e la strada per raggiungerlo…che ovviamente è in salita. Una lunga, lunghissima salita. Mentre gli altri raggiungono la cima del faro per ammirare la vista sulla città e il panorama sull’oceano, io che oggi mi sento più sfaticata del solito rinuncio e aspetto un livello più in basso, da cui si gode comunque una splendida vista.

A parte il vento che soffia instancabile (d’altronde siamo sempre sull’oceano) la giornata si è nuovamente aperta al sole e così ci fermiamo per la merenda alla bancarella di gelato subito sotto la torre. Cono da passeggio e zaino in spalla ripartiamo subito a piedi verso l’Acquario Finisterrae.

Riflettendoci ora e ripensando a tutta la strada percorsa a piedi in questo giorno mi sa che in una giornata a La Coruña abbiamo doppiato tutti i chilometri percorsi fino a qui…

Comunque sia, l’acquario vale la visita anche solo per la Sala Nautilus, una stanza sotterranea che si ispira all’interno del sottomarino descritto in Ventimila leghe sotto i mari. C’è anche il tavolo e la sedia su cui sedersi per sentirsi per qualche secondo un capitano Nemo, mentre dietro le enormi vetrate i pesci dell’Atlantico nuotano tutt’intorno.

Durante la nostra visita è ripresa la pioggia per cui approfittiamo dell’autobus per il ritorno. È ancora presto per rientrare in camper per cena e comunque nessuno ha voglia di mettersi a cucinare. A poca distanza, come un miraggio, un localino con la terrazza sul mare occhieggia verso di noi. Malgrado la pioggia facciamo un’ultima corsa fra una goccia e l’altra e ci regaliamo ancora una serata di chiacchiere in compagnia. Più tardi, mentre risaliamo la strada verso il parcheggio, un arcobaleno doppio incornicia il cielo sopra le nostre case con le ruote…

16 agosto La Coruña – Routa dos Miradores

Ieri abbiamo davvero percorso un’infinità di passi per cui oggi decidiamo di spostare i camper in un parcheggio più vicino alla città. La pioggia non sembra darci tregua sin dalla mattina per cui le nostre visite di oggi saranno al chiuso. La casa Picasso e il museo della scienza sono due ottime occasioni, per di più entrambe gratuite.

Ad essere sincera io ero più interessata alla visita della casa Picasso mentre sono entrata al Museo Nacional de Ciencia e Tecnología trascinata per inerzia dall’entusiasmo delle ragazze. E invece sono rimasta sorpresa ed entusiasta. Attraverso l’esposizione di strumenti antichi e moderni la mostra permette ai ragazzi nati digitali di non dare per scontato gli strumenti che utilizzano quotidianamente ma di comprendere lo studio lunghissimo che ha portato a quelle invenzioni. Tanti astrolabi e sfere armillari, poiché evidentemente siamo in una città di navigatori, ma anche vecchie calcolatrici, un Boeing 747 (!!) gli ingranaggi dell’orologio e…il mio vecchio computer. Situazione perfetta per sentirsi davvero un pezzo da museo.

Info: https://www.coruna.gal/web/es/comunicate/directorio-municipal/servicio-municipal/casa-museo-picasso/entidad/1149055947672?argIdioma=es

Info: https://www.coruna.gal/mc2/es/casa-de-las-ciencias

Subito dopo pranzo ripartiamo verso Cabo Ortegal. Scegliamo volutamente di allungare la strada per passare dalla famosa Routa dos Miradores, la strada panoramica che si affaccia sulle Rias Altas, le splendide scogliere sull’oceano. Purtroppo però qualche strega galiziana non ci ha preso in simpatia, perché appena imbocchiamo la strada che sale alla terrazza panoramica inizia a scendere la nebbia. Tra la nebbia che si infittisce man mano che saliamo e la strada che a tratti si stringe in vero stile single track road scozzese (allora è vero che sono celti!) non riusciamo a vedere un bel niente del panorama sotto di noi. In compenso, giusto per complicare la situazione di guida, incrociamo due belle mucche che ci attraversano la strada annusando incuriosite il nostro camper.

Lentamente riusciamo a scendere dall’altro versante mentre sulla nostra destra iniziano ad intravedersi le onde schiumose di un oceano in burrasca avvolto dalla nebbia.

Sotto una pioggia scrosciante raggiungiamo Cariño.

17 agosto Cariño – Cabo Ortegal – Praia das Catedrais

La pioggia ha insistito tutta la notte. Dal finestrino dietro si intravede l’oceano in burrasca e sopra di noi un enorme quercia fruscia per le sferzate del vento fortissimo che a tratti muove il camper. Neanche a dirlo, io non ho chiuso occhio ed ho coinvolto anche Michele nelle mie disperazioni notturne.

Ripartiamo esausti verso Praia das Catedrais e lungo il percorso ci fermiamo a Cabo Ortegal. Si tratta di uno dei tanti fari presenti su questa costa meravigliosa ma così com’è, incastonato tra rocce aspre e senza l’ombra di alcun insediamento umano all’orizzonte, la sua posizione è fra le più spettacolari.

Per pranzo siamo già parcheggiati a Praia das Catedrais (Praia de Aguas Santas), meglio conosciuta come la spiaggia delle Cattedrali. Qui le onde hanno scavato pinnacoli, grotte e archi rampanti alti fino a trenta metri, una vera cattedrale del mare che si svela ai nostri occhi grazie al fenomeno della marea.

Ignari del meteo avverso circa un mese fa abbiamo prenotato per oggi l’ingresso a questo sito particolare. Insomma, dobbiamo scendere in spiaggia ma pioviggina e fa freschino e il nostro abbigliamento riflette il dramma della situazione: infradito, scarpe da ginnastica, felpa, k-way, maglietta, pantaloncini corti o lunghi e arrotolati…

Partiamo così disastrati ma tanto speranzosi che infine la giornata ci regala un ultimo spiraglio di sole che ci consente di goderci al meglio questo spettacolo meraviglioso. Alla fine però non riusciamo comunque a rientrare asciutti poiché il mare anche oggi è piuttosto burrascoso e, malgrado la bassa marea, un’onda più lunga e inaspettata coglie in pieno le ragazze mentre giocano sul bagnasciuga.

Da questo paesaggio surreale salutiamo la Galizia e iniziamo a percorrere la strada del rientro. Sostiamo a Llodio per la notte.

18 agosto Saragozza

Arriviamo a Saragozza di primo mattino mentre le ragazze ancora dormono e parcheggiamo nel PS camper comunale. L’area si trova proprio accanto alla tranvia e così, zaini in spalla, partiamo immediatamente per la visita della città.

La tappa di oggi è stata decisa in questi ultimi giorni, per cui io non sono assolutamente preparata. Ma tutti insieme abbiamo risorse da vendere: mentre io dò un’occhiata alla guida con le ragazze, Michele e Tania vanno a chiedere informazioni all’ufficio turistico e in mezz’ora la nostra giornata è organizzata. Per prima cosa corriamo ad acquistare i biglietti per il palazzo di Aljafería (sono ormai disponibili solo gli ultimi posti per il pomeriggio) e poi rientriamo in centro per goderci con calma la visita della città.

Nella grande piazza centrale la protagonista è la basilica di Nuestra Señora del Pilar, una delle destinazioni spirituali più importanti della Spagna subito dopo la cattedrale di Santiago de Compostela. Io, che evidentemente non sono molto ferrata né in argomento religioso né in lingua spagnola, scopro solo oggi che la parola “pilar” non è realmente un nome di persona ma significa “pilastro” ed è legata strettamente alla leggenda alla base della costruzione di questo edificio.

La chiesa, decorata con una molteplicità di stili, dal gotico-mudéjar al barocco, raccoglie opere molto importanti, fra cui un affresco di Goya su un grande ovale del soffitto proprio all’ingresso.

Proprio sotto al dipinto, incastonate nel muro si trovano poi due bombe d’aereo. Furono lanciate da un bombardiere durante la guerra civile spagnola e fortuitamente non esplose, diventando l’immagine di uno dei tanti miracoli che la comunità religiosa attribuisce alla Madonna del Pilar.

Giochi e curiosità: Saragozza e Muxia. Santa Maria e il faticoso cammino di San Giacomo.

Anche oggi la nostra siesta prevede il pranzo al sacco ed anche oggi riusciamo a trovare uno spazio delizioso dove fermarci, al fresco dei giardini lungofiume proprio di fronte ai tetti colorati della basilica di Nostra Signora del Pilar.

Ripartiamo nel pomeriggio per una tappa decisamente vertiginosa. Uno dei quattro campanili della basilica del Pilar è dotato di un ascensore panoramico, che permette di salire su due livelli: uno grande e aperto ed uno qualche metro più in su, nella stretta torretta campanaria, da cui si può ammirare la città protetti da una sorta di veranda di vetro, indispensabile anche a causa del vento che quassù sferza fortissimo. Siamo a 65 metri di altezza ma vale la pena vincere paure e vertigini per il panorama mozzafiato che si apre sul centro storico di Saragozza e oltre.

La giornata si snoda fra le tante meraviglie di Saragozza, ma ogni volta siamo irrimediabilmente attratti dalla grande piazza centrale, il vero cuore pulsante della città: visitiamo la Cattedrale e poi ci riposiamo con un gelato ai tavolini in piazza; raggiungiamo il palazzo di Aljafería e rientriamo in piazza in serata per ammirare le luci e i giochi d’acqua.

Subito dietro la Plaza de Nuestra Señora del Pilar le stradine si intrecciano in un dedalo di vicoletti dipinti di graffiti, fra tapas bar e ristorantini tipici. Siamo a “El Tubo“, il quartiere della movida di Saragozza, il posto giusto dove trovarsi sull’ ora di cena. Fra le mille alternative colorate e modaiole, gira gira noi ci ritroviamo in un localino grigio a gestione cinese ma che serve bocadillos e tapas davvero golosi.

Stasera davanti ai camper è evidente che nessuno ha troppa voglia di andare a dormire…le bimbe allungano i giochi, noi grandi abbiamo ancora una chiacchiera.

Purtroppo domattina noi inizieremo il rientro e stasera salutiamo a malincuore i nostri compagni di viaggio.

19 agosto Chateau d’Aubiry

Ripartiamo la mattina presto e per un bel tratto davanti noi viaggia il camper di Tania e Francesco, diretto a Barcellona. Fino a qui la sensazione è sempre quella di essere in viaggio ma poi, quando le strade si dividono e fra un colpo di clacson e un baluginare di fanali ci salutiamo definitivamente, mi scende addosso tutta la malinconia del rientro. Io resterei un altro paio di mesi almeno. Potrà sembrare strano ma dopo tre settimane di girovagare l’unica mia esigenza ora sarebbe quella di un paio di notti in campeggio, giusto il tempo di dare una bella rassettata alla casa con le ruote e ripartire. Per cui, nella scelta fra fare una lunga tirata verso il confine o un’ulteriore fermata…vince sempre l’occasione di un’ultima fermata.

Cerchiamo un campeggio con piscina, l’idea è quella di un bel pomeriggio di divertimento e relax in famiglia, solo fra di noi. Ci fermiamo in un paesino francese, Chateau d’Aubiry, subito al confine con la Spagna. Una veloce ricerca in internet ci ha fatto optare per il camping Mas d’en Mas. Ottime recensioni, piscina, immerso nella natura, sembra essere il posto perfetto per il nostro pomeriggio. Infatti il campeggio è ben organizzato ma vuoto e disabitato. Non sembrano esserci altri ospiti a parte noi e i tanti polli spelacchiati che ci vengono intorno e che io cerco di cacciare malamente con la scopa. Così il pomeriggio la piscina è tutta per noi. In tutta la giornata si affacciano solo una bimba che si ferma un poco a guardarci silenziosa e una vecchietta che si siede al sole e sembra osservarci. In effetti ci siamo solo noi e così iniziamo a sospettare di essere in un campeggio fantasma e quale situazione migliore per stuzzicare la fantasia! Le ragazze si lanciano in storie truci con finali inquietanti, fino a quando dall’ingresso sentiamo arrivare un suono di musica. In serata il campeggio si anima di vita, spariscono i polli e appaiono gli ospiti umani. E tra l’altro si tratta di tipi anche divertenti, perché stanno organizzando una festa danzante con paella e sangria. Tutti un pochino nottambuli evidentemente, oppure…forse si tratta di turisti, vittime di un incantesimo che li trasforma in pennuti spelacchiati durante giorno e ballerini scatenati nella notte?

20 agosto Chateau d’Aubiry – Castiglioncello

All’alba, nel silenzio spettrale del campeggio di nuovo deserto, salutiamo i fantasmi vacanzieri e ripartiamo per l’ultimo tratto di strada che ci separa da Castiglioncello. Malgrado la levataccia, fra le strade alternative proposte dal navigatore (che non sempre si rivelano idee geniali) tantissima fila in Francia e un paio di fermate per un’ultima spesa e per il pranzo, a serata inoltrata non siamo ancora arrivati. Ma tanto i nostri letti comodi ci aspettano già sopra le nostre teste. Parcheggiamo in un’area di sosta presso Lavagna, ceniamo e ci fermiamo per la notte. Domattina, freschi e riposati, in due ore saremo dai nonni!

Simona Gelardi

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