Giochi e Curiosità: Burgos, il Papamoscas.

Papamoscas

Mentre con il naso all’insù si ammirano i merletti delle volte della Cattedrale di Burgos, se allo scoccare dell’ora ci si trova a destra nella navata centrale, ci si può imbattere in uno dei personaggi più simpatici della chiesa: il Papamoscas.

Si tratta di un automa da orologio del XVI secolo che suona ad ogni scoccare dell’ora, alternandosi con un’altra figuretta, il Martinillo, che invece segna con due rintocchi ogni quarto d’ora.

Niente a che vedere con le seriose figure di santi estatici o cavalieri valorosi. Il Papamoscas è un ometto burlone con un volto bruttino; ricorda vagamente un piccolo demonio che si affaccia a bocca aperta e per questo è soprannominato il “mangiamosche”.

E pensare che ad ispirare la creazione di questa statuetta è stata invece una inimmaginabile bellezza…

Nel 1401 la popolazione di Burgos usciva devastata e decimata da una terribile epidemia di peste nera. Il re Enrico III, soprannominato El Doliente perché sempre malaticcio, malgrado tutto i suoi acciacchi era riuscito inspiegabilmente a sopravvivere anche a questa ennesima piaga e per questo tutti giorni si recava nella cattedrale a ringraziare Dio per la grazia ricevuta.

Un giorno mentre pregava fu distratto dalla presenza di una giovane inginocchiata poco distante. Era bellissima e così intenta alla preghiera da non accorgersi nemmeno di essere vicina al re. Enrico se ne innamorò a prima vista ma non trovava mai il coraggio di dichiararsi. Tutti i giorni, terminate le preghiere, la ragazza usciva dalla chiesa e rientrava in una vecchia casupola fatiscente poco lontano. Fino a quando, casualmente mentre uno usciva e l’altra entrava, i loro sguardi si incrociarono. Da quel giorno Enrico non vide più la fanciulla. Così si fece coraggio e iniziò a cercarla in città. Ma quando chiese informazioni ai vicini scoprì che la casa dove l’aveva sempre vista rientrare era in realtà disabitata da molti anni perché la famiglia che vi aveva vissuto era morta a causa della peste nera!

Allora il re, a ricordo eterno della dolcissima fanciulla misteriosa, commissionò ad un artigiano un orologio automatico: avrebbe dovuto avere le sembianze di una bellissima ragazza e avrebbe dovuto rintoccare ad ogni ora, preciso e continuo come gli spasimi d’amore che facevano costantemente sobbalzare il cuore del re.

Ma evidentemente qualcosa andò storto. Forse l’artigiano non era  abbastanza bravo o forse, come spesso accadeva nel medioevo, il demonio stesso, irritato da questo amore così puro, sostituì il suo zampino alle abili mani dello scultore. Così, anziché l’immagine di una devota fanciulla, dalla finestra del triforio ancora oggi ogni ora viene fuori uno sghignazzante burattino.

Simona Gelardi

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