Tanto tanto ma tanto tempo fa, la terra generò degli alberi speciali, dai frutti d’oro. Si trattava nientedimeno che del dono di nozze per il matrimonio di Era e Zeus. Alla sposa (famosa per essere un tipo particolarmente peperino) queste piante piacquero così tanto che le mise sotto chiave, in un giardino nascosto e protetto da un terribile drago a cento teste. I pomi d’oro rimasero lì per anni a crescere rigogliosi e dorati, ma la loro leggenda in qualche modo sfuggì oltre le mura del giardino. Così ad Ercole, come undicesima fatica, venne ordinato di rubare tre pomi d’oro provenienti dal Giardino delle Esperidi. Ma oltre alla difficoltà del furto, esisteva anche un altro problema: nessuno sapeva dove fosse il giardino magico. L’eroe tuttavia non si perse d’animo e andò a cercare informazioni in lungo e in largo, fintanto che non s’imbatté nel titano Atlante, condannato a reggere il cielo sulle spalle in modo che non cadesse sulla Terra. Era l’unico a conoscere il luogo esatto in cui si trovavano le mele d’oro. Atlante, che reggeva la volta celeste solo soletto da una vita, non si fece sfuggire l’occasione di una giratina e si offrì di prendere i pomi al posto di Ercole, a patto che nel frattempo questi reggesse il cielo al suo posto. Ercole accettò. Quando però Atlante tornò con le tre mele d’oro, non voleva più riprendersi l’immenso peso sulle spalle. Ercole allora ricorse ad un inganno. Si finse onorato di quel compito e chiese ad Atlante di reggergli il peso solo per un attimo, il tempo di legarsi una benda intorno al capo per asciugare il sudore che già gli scendeva negli occhi. Atlante gli credette ed Ercole se ne scappò via a gambe levate, senza però dimenticare di portare via con sé le tre famose mele d’oro.
Girellando per la Villa e i giardini quindi occhi bene aperti alla ricerca dell’immagine dei pomi d’oro e dei vari personaggi della storia!