Dagli Etruschi a Pompei – Napoli 2022

Sabato 01 gennaio 2022 Casa-Viterbo

Mentre la variante omicron imperversa obbligando intere famiglie a trascorrere le vacanze natalizie chiuse in casa, nel primo pomeriggio del primo giorno dell’anno noi per fortuna riusciamo a partire, quatti quatti, dopo aver miracolosamente scansato ogni quarantena. Prima destinazione Cerveteri, sulle tracce degli Etruschi, una meta che punto da anni; poi Napoli, capoluogo imprescindibile, per di più ora che le ragazze scalpitano per visitare le grandi città; infine andremo a Pompei. Qui la mia personale sfida è di indagare sulle ultime teorie degli storici che ipotizzano un collegamento fra i nostri avi etruschi, sempre sorridenti, e i gaudenti pompeiani. Già me li figuro bene insieme a tavola…

Nel tardo pomeriggio ci fermiamo per la notte in un’area sosta a metà strada, Viterbo.

Non vogliamo visitare la città, che sarà parte di un’altro itinerario, ma facciamo una bella passeggiata in centro, mentre le ragazze si cimentano sui pattini nella pista di ghiaccio in piazza, sotto le luci natalizie. Ci fermiamo per merenda ai tavolini esterni di un bel localino, che ci ispira tanto perché è tutto circondato da decorazioni e lucine e in sottofondo si sente una dolce filodiffusione a tema natalizio. Ma, appena il tempo di ordinare e il nostro idillio così perfetto si infrange sulle note delle canzoni napoletane rivisitate a ritmo disco music, che la cassa del caldarrostaro accanto spara a tutto volume. Dopo un attimo di stordimento non rimane che adeguarci e… cantare, insieme a Michele, di fronte agli occhi sbalorditi delle nostre figlie, divise fra l’imbarazzo e le risate (e comunque anche loro si sono lanciate in qualche strofa!)

Domenica 02 gennaio Cerveteri

Raggiungiamo Cerveteri in mattinata e ci avventuriamo subito nella necropoli della Banditaccia. Purtroppo per oggi non è stato possibile prenotare una guida e per di più la zona ristoro è chiusa, ma noi per pranzo ci siamo organizzati con i panini e sugli antichi etruschi io sono ferratissima. La necropoli è enorme e ci sono ancora diverse zone non scavate. Molte tombe fra le più famose sono visitabili e ne vale la pena, perché sono un tuffo nel passato. Gli interni imitano le case, con porte e finestre sagomate, colonne, soffitti a cassettoni, mobili e letti funebri. Sono tante le sepolture da non perdere, tra cui la Tomba della Cornice, la Tomba dei Capitelli e la Tomba dei Vasi Greci, dove sono state ritrovate numerose suppellettili. La tomba più celebre però, è quella detta “dei Rilievi”, decorata da rilievi in stucco ancora parzialmente visibili, che raffigurano oggetti di uso quotidiano come coltelli, asce, corde, ceste e mestoli, che danno un’effettiva idea della vita quotidiana di questo misterioso popolo.

Mentre noi tre grandi ci avventuriamo nella prima tomba con le torce dei cellulari, canticchiando la sigla di Indiana Jones, Alice si blocca all’ingresso, in preda alla paura folle di trovare chissà che. Piano piano, fra storie di fantasmi formaggini e coccole, riusciamo a convincerla a entrare, ma lei comunque vuole stare tutto il tempo rigorosamente in braccio a Michele. Per pranzo mangiamo i nostri panini all’ombra degli alberi del parco. Ci sono querce, corbezzoli e…limoni. Uno in particolare è proprio in bella vista davanti a noi, carico di frutti tentatori. Non resistiamo, l’aroma delizioso di agrumi arriva fino a noi e ci rende sovversivi, così mandiamo Asaria oltre la staccionata a raccogliere un paio di meravigliosi frutti gialli e profumatissimi. Nel primo pomeriggio rientriamo in camper per riposare un po’. Io non resisto e preparo subito un tè con i nostri limoni “etruschi” che tagliamo e mangiamo a fette…buonissimi! 

Nel pomeriggio visitiamo il Museo Archeologico di Cerveteri, in pieno centro storico, nel medievale castello Ruspoli. Il museo si svolge su due piani piuttosto piccoli, ma è organizzato benissimo. Le vetrine di esposizione del primo piano hanno il vetro touch, così toccando in corrispondenza dell’oggetto che interessa, si avvia una spiegazione di Piero Angela che riproduce le immagini in 3 D in modo da evidenziare ogni dettaglio.

Ripartiamo dopo merenda e arriviamo in serata a Tivoli.

Lunedì 03 gennaio Tivoli

A Villa Adriana si può parcheggiare comodamente il camper e presso la biglietteria acquistiamo anche la visita guidata all’area.

Visitare gli scavi è un po’ come fare un’indagine in stile Sherlock Holmes: è fondamentale sia la visione d’insieme che l’attenzione per i particolari, il tutto unito ad un uso massivo della fantasia. In questo la nostra guida Sabrina è bravissima, perché riesce a farci “ricostruire” mura, porte e decorazioni, e grazie al suo racconto davanti ai nostri occhi ci sembra di veder passeggiare, di nuovo in questi luoghi, imperatori e cortigiani. Inoltre anche Alice oggi è di grande aiuto. Stamattina ha acquistato in biglietteria un librino fantastico, che mostra su una prima pagina la foto di ciò che vediamo e, svoltando pagina e sovrapponendola, mostra in pop-up la ricostruzione di come doveva essere quello stesso spazio in passato. Poi, per quanto riguarda i pettegolezzi sulla corte e sull’imperatore, sono pronta io…la mia fonte attendibilissima è direttamente l’Imperatore Adriano, dal meraviglioso libro “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar. Così organizzati trascorriamo tutta la mattina visitando la Villa, che è una sorta di piccola città all’interno di Tivoli. Oggi si possono visitare “solamente” 40 ettari ma questa immensa dimora si estendeva per ben 120 ettari. Qui l’imperatore Adriano volle riprodurre i luoghi e i monumenti che più lo avevano colpito durante i suoi tanti viaggi, per cui troviamo palazzi, terme, templi, caserme, teatri, giardini, fontane e ninfei. Ma l’ambiente che ci è piaciuto di più è stato il Teatro Marittimo. Si tratta di una sorta di isola, circondata da un canale d’acqua, sulla quale era stata realizzata una vera e propria domus, una sorta di residenza minore all’interno della residenza imperiale, dove solitamente l’imperatore si rifugiava per pensare e svolgere in tranquillità le proprie attività. L’isola non aveva ponti fissi ma era accessibile attraverso due strutture girevoli in legno, che venivano gestite solo dall’interno: un concetto di privacy modernissimo ed assolutamente efficace!

Giochi e Curiosità: Villa Adriana, la cittadella sotterranea.

Rientriamo in camper che è già l’ora di pranzo. Villa d’Este non è raggiungibile in camper perché si trova in centro, per cui mangiamo i nostri panini al volo, camminando. Anche qui acquistiamo la visita guidata e per l’appunto la nostra guida è di nuovo Sabrina, che come noi arriva direttamente da Villa Adriana.

A Villa d’Este ci troviamo in tutt’altro periodo storico, qui siamo in pieno Rinascimento. La fantasia non occorre, è tutto ben visibile davanti ai nostri occhi, così come lo ha voluto e progettato il suo primo proprietario, Ippolito d’Este, un personaggio decisamente singolare. La sua famiglia, come era in uso tra i sovrani dell’antichità, vantava una genealogia mitica, risalendo addirittura ad Ercole (nello stemma estense compaiono le mele d’oro conquistate da Ercole nella sua dodicesima fatica) e lui non si fece mancare l’occasione di sottolinearlo in ogni stanza della Villa. 

Ma la visita vale anche solo per il giardino, tutto costruito intorno alle fontane. Con una punta di onnipotenza nel suo giardino Ippolito suggeriva un paragone fra Dio, re dei cieli, e se stesso, re delle acque. Nel giardino, grazie a ingegnosi meccanismi, Ippolito governava le acque delle fontane, comandava scherzi d’acqua e addirittura la faceva “suonare”, come nella Fontana dell’Organo, che in alcune ore del giorno emette il suono musicale dello strumento. Noi abbiamo atteso apposta lo scoccare dell’ora per assistere alla magia e, anche se il tempo ha un po’ arrugginito i suoni, è stato comunque un momento affascinante.

La giornata è stata bellissima ma intensa, per cui ci prendiamo il tempo di una merenda prima di rimetterci in viaggio. Come ieri sera scegliamo un tavolino tranquillo in piazza e, come ieri sera, non appena ci sediamo, arriva l’elemento di disturbo. Stasera ci sono due bimbetti che fanno le bizze e scappano urlanti in su e in giù per la piazzetta fintanto che il padre non li porta via caricandoseli di peso sulle spalle. Confusione all’ora del tè, un rassicurante déjà-vu.

Infine, come se tutta l’attività della giornata non fosse stata sufficiente, a metà strada Asaria si rende conto di aver dimenticato la borsetta al tavolino del caffè. Così io e lei torniamo di corsa indietro. Fortunatamente la gentilissima proprietaria ci ha conservato la borsa dietro il banco.

Io sono distrutta. Speriamo almeno di aver smaltito la merenda. 

Ecco, questo è un momento del viaggio che arriva sempre. Un momento di autentico sconforto, nel quale penso che siamo quattro deficienti (sì, quattro perché le figlie sembrano crescere proprio uguali a noi…) che si complicano la vita girellando il mondo come trottole ed hanno un’idea decisamente masochista rispetto al concetto di relax. Appena rientrati dobbiamo riordinare le nostre carabattole in fretta e furia perché c’è da ripartire subito malgrado la stanchezza, pensando alla cena da preparare, magari raddrizzando nel contempo qualche crisi adolescenziale, stretti stretti nella nostra scatoletta, il tutto in un regime che spesso mi sembra fin troppo simile ad una dittatura militare. È come un punto di non ritorno. Ma il camper è un luogo magico. Superato questo momento, ogni volta non appena Michele rimette in moto il camper, il viaggio riprende la giusta piega. E ogni volta capisco che di questa frenesia, di questo scontrarci e di nuovo incastrarci l’un l’altro qui dentro, io non ne posso fare a meno. 

Arriviamo a Napoli in serata. I ragazzi del parcheggio, che ci hanno addirittura chiamato per chiedere conferma del nostro arrivo, ci stanno aspettando. Fortunatamente abbiamo il posto prenotato, perché il parcheggio è pieno, è rimasto giusto il nostro spazio, preciso preciso fra altri due camper. Rimane il tempo di cenare e addormentarci, con gli occhi pieni delle meraviglie di Tivoli.

Giochi e Curiosità: Villa d’Este: Ercole e le tre mele d’oro.

Martedì 04 gennaio Napoli

Stamattina la sveglia suona molto presto, Napoli è qui fuori e la giornata si prospetta bellissima. Il tempo di capire dov’è la fermata della tranvia e dove fare i biglietti ed è già troppo tardi, ci tocca rincorrere il tram in partenza. Ma l’autista ci vede, sorride e ci aspetta. Saliamo al volo ed io già mi sento battere il cuore ad un ritmo leggermente diverso, più lento…il sud! La nostra prima fermata è in Piazza Dante e da qui facciamo il nostro ingresso in città da Port’Alba, una porta molto speciale. Prima di tutto è uno snodo fondamentale all’interno del centro storico di Napoli, da qui tutta dritta e ci si ritrova nella famosa via Spaccanapoli. Ma noi cerchiamo altro. Il tesoro di questo quartiere sono le tante librerie storiche, nelle quali curiosare con il naso nei libri vecchi, per trovare magari qualche curiosità sulle statuine del presepe o un vecchio libro di ricette. Michele cerca come suo solito il Piccolo Principe nella lingua del posto e qui lo troviamo subito in lingua napoletana…e scrivo proprio lingua, perché il napoletano non è un dialetto ma una vera e propria lingua, che per un breve periodo addirittura sostituì il latino come lingua ufficiale della cancelleria del regno di Napoli. Una lingua propria, una musica originale diffusa in tutto il mondo, una cucina indescrivibile se non la si assaggia…e mentre parliamo di tutta quest’arte ci rendiamo conto di un profumino delizioso che si spande nell’aria: fiori d’arancia, zucchero, vaniglia. Seguiamo la scia come cani da tartufo e ci troviamo in fila da Scaturchio per la nostra prima sfogliatella. Ne mangeremo tante altre in questi giorni, troppe e tutte deliziose, ma Scaturchio resterà in vetta alla nostra personale classifica. 

Purtroppo per noi la fila c’è anche per entrare nella Cappella di San Severo, che sarebbe stata la nostra seconda tappa. Un po’ viziati dal nostro viaggio a Roma di questa primavera, in una città semi deserta, pensavamo che il resto del mondo fosse tutto in quarantena e non abbiamo pensato di prenotare. Invece di mondo fortunatamente ce n’è tanto a spasso e ho l’impressione che gran parte delle persone abbia scelto, come noi, di cercare la compagnia e il calore di Napoli, dopo la grande solitudine a cui ci ha costretti il covid. 

Così, a malincuore, decidiamo di rimandare alla prossima volta la visita al Cristo Velato. Tra l’altro, vista la situazione virus, abbiamo ritenuto poco opportuno visitare i luoghi più affollati e chiusi, per cui il programma della nostra visita non prevede nemmeno Napoli sotterranea. Quindi interpretiamo questa fila come un segno del destino…a Napoli ci dovremo assolutamente tornare!

Passiamo davanti alla parrocchia di Santa Luciella, dal portone si intravede l’affresco della santa protettrice della vista, con in mano il vassoietto con dentro gli occhi. Anche qui sbirciamo solo da fuori perché la visita prevede un ingresso sotterraneo, così ci incamminiamo verso la salita di San Gregorio Armeno. 

Pochi passi e ci troviamo al centro di un presepe in costruzione. Statuine antiche e nuove, paesaggi in legno, sughero e muschio, la magia delle fontanelle e delle scene animate che sembrano vere, la strada affollatissima, piena di turisti che curiosano fra le botteghe e i garzoni delle caffetterie che svicolano veloci fra la folla tenendo in alto il vassoio di plastica coperto con le tazzine di caffè caldo da portare di qua e di là…il caos e la meraviglia. Come uscire da qui a mani vuote? Impossibile. Forse ci si potrebbe limitare ad acquistare solo qualche statuina, ma noi non riusciamo nemmeno in questo: Alice è incantata e con quegli occhietti dolci da acqua cheta ci convince a comprarle un’enorme rappresentazione meccanica del formaggiaio che fa le mozzarelle, acquisto comodissimo da portarsi dietro per tutto il resto della giornata. In mezzo ai banchi di esposizione straboccanti di tutto ciò che si può immaginare in un presepe (e anche ciò che non ci si immaginerebbe mai…) si intravede una luce soffusa di candele che esce da un portone. La chiesa di San Gregorio Armeno…poveretta, completamente inglobata dal mercatino, c’è anche lei!  E dire che la tradizione di questo mercatino con le statuine del presepe fatte proprio qui, in un certo senso nasce anche grazie a lei. Infatti in epoca romana al posto della chiesa sorgeva un tempio dedicato a Cerere, divinità della terra e fertilità, e secondo la leggenda era usanza donarle delle statuette in terracotta come buon auspicio per la stagione della raccolta. 

Oggi invece la buona sorte si evoca con il “corno”, un amuleto rappresentato da una sorta di peperoncino rosso (le cui origini per verità sono un po’ più pruriginose del peperoncino…) che fa bella mostra di sé su tutte le bancarelle. Io ne acquisto uno, il cartello reclama “corno collaudato”…staremo a vedere!

Tante leggende e storie (anche sul corno!!) sul sito del Comune di Napoli:  https://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5646

Giochi e Curiosità: Benino e Nanninella.

Arrivati in cima alla salita di via San Gregorio ci ritroviamo in mezzo al fiume di persone che passeggia in via Tribunali, una delle vie principali dello street food napoletano.

Visto che ormai è mezzogiorno e i profumini intorno a noi sono tanti, marito e figlie si lasciano tentare da un aperitivo a base di cuoppo di mare, un fritto misto di pesce freschissimo, che si sceglie direttamente dal banco del pescivendolo e viene fritto in diretta davanti a noi. Dopo pochi passi troviamo la friggitoria Di Matteo, dove si dice che servano le migliori frittatine e crocché…non volete assaggiare?? Qui la confusione è continua, i turisti, il vociare delle donne dai terrazzìni e io ormai sono frullata. Il fatto che tutti intorno a me stiano sgranocchiando, non mi aiuta a riflettere saggiamente ed allora decido che, se non posso mangiare, annegherò la mia disperazione nell’alcool. Così, a stomaco vuoto, mi bevo un delizioso bicchierino di limoncello ghiacciato, che ovviamente mi stende…Evviva Napoli che mi gira intorno! Fortunatamente continuando la nostra passeggiata, Michele risponde all’invito di un “butta dentro”, i camerieri che all’ingresso delle pizzerie invitano i turisti all’interno, spiegando che cerchiamo qualcosa senza glutine…ma siamo proprio di fronte alla pizzeria Dal Presidente, addirittura certificata AIC! Vuoi vedere che il “corno” funziona? Seduti ad un tavolino all’aperto, di fronte al caotico passeggio di Napoli, un po’ sbronza e tanto felice, ho potuto assaporare nuovamente la magia della pizza “verace”. Senza glutine ma assolutamente identica all’originale…una nuvola condita con pomodoro e mozzarella filante, deliziosa! 

Pizza verace senza glutine – Dal Presidente

Di fronte a noi, su questo vecchio palazzo un po’ scrostato di Napoli, accanto ad una vecchia edicola con una Madonna con bambino, c’è un murales con una Madonna che al posto dell’aureola ha disegnata una pistola. Si tratta nientemeno che di un’opera di Banksy, l’anonimo artista di Bristol, l’unica in Italia oltre a quella di Venezia.

Dopo la pizza e una immancabile “tazzulella ‘e café” – a questo giro l’hanno voluto prendere anche le bimbe, ed io temo che stanotte ne patiremo le conseguenze – andiamo a ringraziare di tutto questo ben di dio direttamente il santo patrono di Napoli, San Gennaro. Il Duomo, la Cappella e il Museo del Tesoro ruotano tutti intorno alla figura del santo, amatissimo dai napoletani, e questo amore incondizionato traspare sia negli arredi della cattedrale, bellissima, sia nel Tesoro del santo, considerato il più ricco del mondo. Noi visitiamo entrambi con l’aiuto dell’audio guida, davvero interessante, anche se un pochino lunga, anche perché, come sempre, la nostra piccola perfezionista Alice, affascinata da questa grandezza e con gli occhi più brillanti dei preziosi che guarda, non ci permette di saltare neppure una descrizione…durata complessiva circa due ore.

Nel tardo pomeriggio ci resta il tempo di una breve passeggiata negli antichi chiostri maiolicati del monastero di Santa Chiara e di scendere nella metro per ammirare le modernissime piastrelle azzurre della stazione Toledo. Da lì ci affacciamo in piazza Plebiscito, stupendamente illuminata per le feste. 

Poiché ho iniziato la giornata con il limoncello, concludo la visita di oggi con un’interpretazione dell’aperitivo in chiave campana, spritz al limoncello. Il colore giallo fluo della bibita mi inquieta un po’, ed in effetti mi sa che mi sono “bevuta” una rivisitazione decisamente turistica e non proprio riuscita. Stasera purtroppo insieme all’aperitivo psichedelico ci arriva anche una brutta notizia. Settimane fa avevamo prenotato il balletto Il Lago dei Cigni al San Carlo ma purtroppo lo spettacolo di domani è stato annullato a causa di un focolaio nel gruppo di ballo. Al nostro rientro l’autobus è davvero troppo pieno per essere in piena pandemia, Alice fa una lacrimuccia per il balletto annullato ed io inizio a dubitare dell’efficacia del mio nuovo cornetto “collaudato”. 

Mercoledì 5 gennaio Napoli

Poiché siamo seriamente intenzionati a testare tutte le migliori pasticcerie di Napoli alla ricerca della nostra sfogliatella preferita (e anche perché stiamo perdendo coscienza delle calorie che abbiamo ingurgitato ieri e che ci attendono anche oggi) stamattina andiamo a fare colazione direttamente in città. Prima fermata pasticceria Poppella, famosa per le sfogliatelle e i sofficissimi fiocchi di neve ripieni di crema, ma gli occhi di bambina di Alice si lasciano incantare dai coloratissimi struffoli, lucidissimi di miele e decorati con chicchi di zucchero variopinto. Poiché la nostra matinée è saltata, ci dirigiamo a Palazzo Reale, ma purtroppo è chiuso il mercoledì. Allora andiamo a Castel dell’Ovo…biglietti esauriti. Cerchiamo on line i biglietti per il Maschio Angioino, ma sono disponibili solo per domani. Ma noi non demordiamo e, in barba a questo malefico cornetto che evidentemente proprio collaudato non era, ci facciamo una bella passeggiata sul lungomare e ci riempiamo gli occhi dell’azzurro mozzafiato del golfo e dell’imponenza del Vesuvio che in questi giorni è particolarmente affascinante, con la cima sempre circondata da nubi. Visto che ci avanza tempo nella mattina, io approfitto per farmi fare una piega ai capelli disastrati dal mini phon del camper e mentre chiacchiero con il parrucchiere arriva il ragazzo del bar vicino con il solito vassoietto coperto con i caffè: “ ‘na tazzulella ‘e café, gradisce?” E ne bevo uno anche qui. Tanto ormai sono rassegnata, a Napoli non si sfugge al caffè, anche se non lo cerchi ti trova lui…e di solito è accompagnato da un sorriso. A mezzogiorno ci regaliamo un delizioso pranzo a base di frutti di mare al ristorante Antichi Sapori Partenopei, che prepara un menù anche senza glutine dall’antipasto al dolce. L’ennesimo caffè oggi lo prendiamo in un locale storico, il Gambrinus. Il barista che ci serve è buffissimo, commenta ogni ordine. Mentre mi serve lancia un’occhiataccia alla mia crema di caffè (ebbene sì, ho ceduto) e se ne esce con un “finalmente!” di approvazione verso la tazzina classica, nera e fumante, di Michele. 

Nel primo pomeriggio abbiamo prenotato la visita guidata al Teatro San Carlo. È il teatro più antico d’Europa, elegantissimo, ricco di storie legate alla città e, a mio parere, il più bel teatro che abbia mai visto. Era il teatro reale, infatti c’è un corridoio che lo collega direttamente a Palazzo Reale. Durante le rappresentazioni, nessuno poteva applaudire uno spettacolo se prima non lo avesse fatto il Re. Così ai lati dei palchi furono posti degli specchi inclinati, che permettessero agli spettatori di vedere se il sovrano avesse apprezzato o meno lo spettacolo e se, quindi, potessero a loro volta applaudire. 

Nel pomeriggio passeggiamo un po’ per la città e ci fermiamo per merenda al Caffè Del Professore, che ha anche dolci tipici senza glutine. Io inizio a temere queste innumerevoli tazzine di caffè, che peraltro non sono abituata a bere. Così non resisto ed ordino un tè. Scelta sconsiderata. Mi servono una tazza con già dentro l’acqua calda e il limone…ma hanno ragione loro, in questa città il mio ordine probabilmente deve essere stato quasi offensivo: prometto, mai più! 

Stasera, nel timore di ritrovare l’autobus pieno nell’ora di punta, rientriamo in camper con il taxi, per la piccola felicità di Alice che non ci era mai salita e che ci tormentava da mesi con questa richiesta. Rientriamo appena in tempo per la doccia e una ulteriore uscita per cena. Sì, perché in tutto questo smangiucchiare per strada, i miei cari non celiaci non hanno ancora assaggiato una vera e propria pizza. La pizzeria “da Bruno” è comodissima proprio dietro il nostro parcheggio e la pizza è buonissima. Purtroppo non c’è senza glutine ma la signora che ci serve, che deve essere la madre, mi rimedia un’enorme mozzarella di bufala che potrebbe placarmi l’appetito per un paio di giorni. E non si rassegna a servirmela con un pochino di insalata (che peraltro sarebbe l’unica pietanza che dovrei mangiare oggi) ma cerca  più volte di convincermi ad accompagnarla con prosciutto, capocollo, altri formaggi. Ma io resisto, nella testa i consigli della mia amica Nadia, nutrizionista d’elezione, che sento ripetere con tono accusatorio di accettare solo vegetali…ed in effetti credo che disapproverebbe anche questa “zizzona” ipercalorica; va beh, ormai… da lunedì! Michele ed Asaria vanno sulla classica margherita, mentre Alice riesce a divorare due terzi di una speciale friarielli e crocchè. In realtà era friarielli e patatine, ma il pizzaiolo le ha consigliato la variazione dicendole che, una volta assaggiato il crocchè non avrebbe mai più mangiato le patatine…vero, decisamente da provare!

Giovedì 6 gennaio Napoli 

Stamattina avremmo dovuto affrontare un piccolo trekking sul Vesuvio ma visto il tempo particolarmente freddo (la cima è innevata) abbiamo deciso di rinunciare, ed il pensiero vola di nuovo al cornetto rosso che fa ancora bella mostra di sé appeso sotto la mensolina nella cucina del camper. In realtà, quando al risveglio diciamo alle ragazze che rimarremo un altra giornata a Napoli, c’è un’esplosione di felicità. Il carattere esuberante di questa città ci sta entrando nelle vene (insieme a parecchio colesterolo!) e loro sono entusiaste! La sfogliatella di stamattina la prendiamo da “Mery” un buchetto ripieno di delizie subito all’uscita della Galleria Umberto I, ma il nostro caffè ormai è Dal Professore, ovviamente per me insieme ad una gigantesca fetta di pastiera senza glutine. Info: http://www.ilverobardelprofessore.com/ 

Oggi è giovedì e quindi possiamo finalmente visitare Palazzo Reale. Entriamo subito all’apertura, dopo di noi una lunghissima fila che si snoda fino in piazza. Essere mattinieri in viaggio ripaga sempre! Forse complice il picco di zuccheri della colazione, a me Palazzo Reale piace moltissimo e, nel completo disinteresse per storie e storia, girello fra le stanze a naso in sù. All’interno si apre il monumentale scalone in marmo, che richiama l’elegante bianco e grigio degli stucchi, mi piacciono tanto anche le decorazioni delle stanze al piano nobile, con i colori dei Borbone e gli arazzi francesi dalle tinte tenui, così fini, e poi la vista su piazza Plebiscito. Passeggio fra orologi e tavolini (ce n’è uno intarsiato dall’Opificio delle pietre dure di Firenze che mi fa già sentire di casa) ed io penso che sia un tipo di arredamento che mi sento proprio congeniale, grande buon gusto questi reali, bisognerà riuscire a copiare…chissà che il Royal stile non possa essere adatto ad arredare anche il nostro appartamentino di provincia! 

Giochi e Curiosità: Piazza Plebiscito, le statue dei re che discutono.

Da piazza Plebiscito iniziamo a salire e quasi senza renderci conto cambiamo decisamente stile: stradine tortuose e scalette, motorini che sfrecciano (anche sulle scalette!) e panni stesi…siamo nei quartieri spagnoli. Qui la meraviglia di Napoli non è costruita con la pietra e gli stucchi ma si svela nei gesti “veraci” della quotidianità delle persone. Da una finestra arriva il profumino del soffritto, da una terrazza una signora cala la cesta e il fruttivendolo le consegna la spesa, da un’altro terrazzino una ragazza parla al gestore del tabacchi sotto casa: il telefono del parrucchiere è sempre occupato, potrebbe lui affacciarsi a dirgli che più tardi lei passerà a farsi la piega? Saliamo ancora e ci ritroviamo in via Emanuele de Deo

Tutti i vicoli dei Quartieri Spagnoli sono un vero tempio dedicato a Maradona e camminando per le stradine troverete bandiere, disegni e stendardi. Ma questa strada è interamente dedicata a Maradona, una vera meta di pellegrinaggio: su un lato un gigantesco murales del calciatore e tutto intorno banchi di souvenir, un bar che pubblicizza un luccicante cocktail azzurro dedicato al campione e tifosi, tanti, con le bandiere, le magliette, le sciarpe. Oddio, anche Alice ha la sciarpa al collo oggi ma è rossa e gialla, i colori di Grifondoro in Harry Potter…ma anche i colori della Roma, e solo ora ci rendiamo conto delle occhiatacce. E dire che l’altro giorno in pizzeria un signore ci aveva anche avvertito che non era opportuno portare a giro con questa sciarpa la “picciriella”! Vista la situazione incresciosa, già che comunque non siamo nemmeno tifosi di calcio, veniamo via in silenzio e saliamo fino alla funicolare

Da qui al Vomero con la funicolare ci sono cinque minuti. Visitiamo la Certosa di San Martino, che vale la visita anche solo per lo spettacolare panorama sul golfo che si gode dalla terrazza. Ma anche l’interno vale la pena, qui c’è una grandissima esposizione di statuine e presepi, fra cui il più piccolo al mondo, rappresentato in un guscio d’uovo! Le le bimbe sono ammattite poi a cercare Benino in ogni paesaggio…provare per credere: il pastorello Benino è sempre presente!

Rientriamo a Napoli con la funicolare e scendiamo nel quartiere Montesanto. È già ora di pranzo e i miei golosoni si lasciano nuovamente tentare dallo street food. Io avrei anche deciso di saltare il pranzo ma le mie buone intenzioni hanno vita breve, giusto i cinquanta metri che separano la storica friggitoria Fiorenzano da quella nuovissima di Isabella de Cham, dove si frigge solo senza glutine crocchè, pizza fritta, frittatine e tutto il repertorio delle delizie napoletane che possono magicamente uscire da una padella di olio bollente. Così divoro anche una mastodontica pizza fritta ripiena di cigoli e ricotta…

Rientriamo in camper nel tardo pomeriggio, giusto il tempo di fare carico e scarico e ripartiamo per Pompei.

Arriviamo a Pompei poco prima di cena e parcheggiamo all’area sosta Ametrano. L’area è ordinata e senza pretese, si tratta del giardino di casa del signor Arcangelo e sua moglie, ed infatti ha le caratteristiche principali di una casa al sud: è semplice ed ospitale. Ad attenderci, dopo l’ingresso da un arco strettissimo, ci sono il nostro posto e un bicchierino di limoncello. Questa volta è quello buono, dolce e profumatissimo di Casa Ametrano, che ci offre il proprietario. Per stasera comunque è la nostra unica concessione, abbiamo bisogno di una tregua alimentare e per cena si imbandisce giusto un riso in bianco con tante verdure. A Napoli abbiamo comprato la tombola e stasera la proviamo, tentando anche di leggere in dialetto le definizioni della “smorfia”! 

Venerdì 7 gennaio Pompei

Stamattina presto il signor Arcangelo ci ha accompagnato agli scavi, che sono davvero vicinissimi all’area di sosta. Anche stavolta abbiamo prenotato la visita guidata, che a Pompei secondo me è assolutamente necessaria poiché il sito è vastissimo e da soli si rischia di trasformare la visita in un vagare troppo dispersivo. Con nostra grande sorpresa la nostra guida Musement è Maria Novella, la stessa bravissima signora che due anni fa ci ha accompagnato alla scoperta della Reggia di Caserta. Oggi la giornata è fredda ma bellissima e poter passeggiare per le strade di Pompei ascoltando le mille storie della nostra guida è un privilegio meraviglioso. A mezzogiorno, terminata la visita, noi mangiamo i nostri panini e un paio di profumatissime arance nell’area di ristorazione all’aperto poi facciamo un’altra breve passeggiata in via dell’Abbondanza, che sarà anche un percorso scontato ma per me resta sempre affascinante.

Alla fine non ho avuto il coraggio di confrontarmi con Maria Novella, così seria e precisa, in merito alle teorie un pochino azzardate su un’origine etrusca di Pompei ma questa ipotesi, da toscana, mi piace un sacco…

Così, per chi vuole provare ad imboccare strade sconosciute, ecco un paio di link: 

https://www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/Pompei-ultimi-scavi-svelano-il-mistero-Fu-fondata-dagli-Etruschi-a8bcc2f6-3ecd-410d-ad80-f5dd04380d04.html

https://napoli.repubblica.it/cronaca/2018/12/11/news/pompei_una_mostra_svela_il_mistero_degli_etruschi-213967893/

Usciamo da Pompei nel primo pomeriggio. Per la verità sarebbe necessaria ancora una mezza giornata ma noi siamo stanchissimi e soprattutto ci aspetta il viaggio di rientro.

Prima di rientrare in camper ci fermiamo a comprare un’altra cassetta di arance, per riportarci a casa un po’ di profumi e sapori di queste terre, insieme ad una scatola di babà, al limoncello e alle mozzarelle di bufala che ci fermeremo a comprare ad Capua (al caseificio Russo, che per noi è una tappa imprescindibile ogni volta che ci passiamo vicino!).

Così ci riportiamo a casa la speciale cura campana contro il maledettissimo covid: limoncello e babà per disinfettare, una carica di vitamina C per difendersi e, nella malaugurata ipotesi di ammalarsi, le spettacolari mozzarelle di bufala, così buone da far riprendere anche un morto…!

Simona Gelardi

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