Imprevedibile Olanda: terra d’acqua (e di vento) In bicicletta nonostante tutto!

Olanda: camper e biciclette, amici sorridenti e birra, mulini a vento e sole splendente.

Questo e molto altro ancora sono tutte le cose belle che mi vengono in mente pensando al prossimo viaggio verso i Paesi Bassi.

E invece no.

Siamo ormai ai primi di luglio e ogni sito meteo che consultiamo ci dice che nelle prossime settimane la bassa pressione si concentrerà proprio in quelle zone e sarà pioggia battente su tutto il nord Europa…

Avere una casa con le ruote è una comodità inspiegabile: fino all’ultimo momento si può cambiare idea e percorso. Se cambiano le esigenze, cambia la meta.

Ma questa grande opportunità può diventare anche un’arma a doppio taglio. La nostra partenza è prevista fra appena due settimane e le idee sono ancora confuse.

Per di più quest’anno non siamo soli. Da mesi progettiamo la partenza con altri due equipaggi, gli storici Barbara e Emanuele (che qualche anno fa ci consigliarono la meravigliosa esperienza del camper) e Cristina e Massimo, guide di una famiglia intraprendente e senza paura.

Ed ognuno di noi ha i suoi buoni motivi per temere questo lungo viaggio.

Io, che rifuggo da freddo e pioggia, propongo di dirigerci verso la calda Spagna; Barbara deve convincere due figli adolescenti che invece punterebbero tutto su mari e spiagge e Cristina, l’unica che era fermamente convinta di voler fare questo viaggio, si è rotta un braccio il mese scorso…

Appena una settimana prima della partenza, ci ritroviamo tutti insieme per valutare ancora le varie possibilità, davanti ad una bella coppa di gelato. Eh si sà…il cervello ha bisogno di zuccheri!

E così, dopo tanta indecisione, sarà stata la bella serata in compagnia o proprio il picco di zuccheri del gelato, prendiamo coraggio e decidiamo tutti di partire comunque, malgrado l’auspicio delle peggiori previsioni meteo: destinazione Olanda!

Prima Settimana (9 – 15 Agosto)

Efteling – Heusden – Middelburg – Vlissingen – Zoutelande – Zierikzee – Delft – Alblasserdam – Kinderdijk

Fissiamo per partire alle 15 che poi, come già sapevamo, sono diventate le 16.

Ovvio, siamo partiti noi e la famiglia di Barbara ovvero i due equipaggi più sconclusionati. L’altro camper ci raggiungerà direttamente ad Amsterdam la prossima settimana e noi puntiamo tutto su di loro per dare un tono un po’ più professionale al nostro viaggio!

Viaggiamo fino ad Innsbruck dove ci fermiamo giusto per riposare la notte e ripartiamo all’alba per percorrere il lungo tratto di strada che attraversa la Germania. Purtroppo qui abbiamo perso moltissimo tempo in coda in autostrada per le mille deviazioni causa lavori. Inoltre oggi è iniziato a piovere o meglio a diluviare, con temporali fortissimi che hanno rallentato di molto il traffico poiché  a tratti impedivano addirittura la vista della strada.

Speriamo non sia un assaggio di ciò che ci attende all’arrivo in Olanda.

Arriviamo nella notte presso l’area di sosta di Heusden a cinque minuti dal parco di Efteling.

Efteling: il più vasto parco di divertimento dei Paesi Bassi ed anche uno dei parchi divertimenti più antichi al mondo. Quale modo migliore per inaugurare il nostro arrivo in Olanda se non con un giro di giostra?!

Lunedì dedichiamo l’intera giornata al parco: dalla mattina alla sera; ci siamo fisicamente distrutti ma divertiti tantissimo tutti, grandi e piccini. Le attrazioni sono rivolte principalmente a bimbi piccoli – c’è un’area tematica dedicata alle fiabe, dove si può visitare la casetta di Hansel e Gretel o ascoltare la fiaba della piccola fiammiferaia animata da ologrammi – ma ci sono anche giostre per i più grandi. Asaria si è fatta coraggio, è salita sulle sue prime montagne russe ed ha commentato: “ganzissimo, ho le budella in cima alla faccia!!”

(NdR delle bimbe: ad Asaria sono piaciute le macchinine e le balenottere volanti ma anche vedere il babbo che dondolava sulla nave dei pirati (!!!) ad Alice è piaciuta molto la giostra dei gommoni nell’acqua, anche se si è spaventata un po’…ad ognuno la sua scelta!)

Info: www.efteling.com

Al rientro in camper purtroppo abbiamo avuto una brutta sorpresa: la nostra batteria dei servizi, senza alcun apparente motivo, è completamente scarica. Volenti o nolenti trascorriamo la notte nella stessa area di sosta e la mattina cerchiamo un’officina per sostituire la batteria fusa del nostro camper. 

La fermata ad Heusden non era in programma, invece l’inconveniente ci ha fatto scoprire per caso questa deliziosa cittadina. Si tratta di una roccaforte medievale, circondata dall’acqua e decorata da una particolare architettura: gli isolotti ed gli istmi di erba verdissima si allungano nel canale guidati dalla mano dell’uomo, tutto intorno alla città, fino a formare una stella.

Info: https://www.visitbrabant.com/en/locations/248755060/the-fortified-town-of-heusden

Una breve passeggiata e, fra una cosa e l’altra, riusciamo a ripartire solo la mattina seguente, diretti nella regione dello Zeeland.

Parcheggiamo presso l’area di sosta gratuita di Middelburg e decidiamo di fare un primo sopralluogo della città, questa volta in vero stile olandese, ovvero inaugurando finalmente le nostre biciclette.

Ma non appena siamo tutti pronti per partire ci accorgiamo che il piccolo Pietro sta pedalando allegramente senza un pedalino. È evidente che, come premesso, siamo un gruppo di sconclusionati ma siamo anche parecchio agguerriti e ormai niente ci può fermare, né le batterie spente e nemmeno i pedalini rotti. Così, senza troppi lamenti, sostituiamo il pedalino di Pietro con uno dei pedalini rosa della bici di Asaria, poi attacchiamo la bici di Asaria a quella di Michele con la barra a traino del Decathlon e così riorganizzati ripartiamo!

Parcheggiate le bici, girelliamo un po’ a piedi la città.

Middelburg è il capoluogo della provincia dello Zeeland. Il centro storico è stato costruito interamente in periodo medievale, quando la cittadina si stava arricchendo grazie ai commerci fra le Fiandre e l’Inghilterra, divenendo infine uno dei porti principali della Compagnia Olandese delle Indie Orientali.

Una passeggiata per le strade del centro della città, in parte costeggiato da un piccolo canale, fra le caratteristiche abitazioni dai tetti appuntiti e poi ci fermiamo per una cena a base di birra, patatine fritte e cozze alla maniera olandese, ovvero condite con pancetta, carote e cipolla (per me le stesse cozze con insalata, assicurato gluten free) presso Herberg Bar, un piccolo pub molto grazioso, tutto arredato con mobili vintage.

Info: https://www.tripadvisor.it/Restaurant_Review-g188618-d8423794-Reviews-Bar_Herberg-Middelburg_Zeeland_Province.html

Per la gioia dei bambini invece la loro cena è stata a base di sole patatine fritte! Non sarà la nostra tipica dieta mediterranea ma che si deve fare, è necessario adeguarsi alle usanze locali e comunque i marmocchi ci sono sembrati molto felici di sedersi al loro tavolino a giocare con i dadi, mangiando patatine fritte senza alcun controllo.

Purtroppo per ora nessun locale ha birra gluten free, per cui io continuo a pasteggiare ad acqua, con gran sollievo del mio fegato e della mia beer belly, che magari ho l’occasione di far calare un pochino…

Giochi e Curiosità: Olanda, La birra

Il mattino seguente, recuperato un nuovo pedalino per la bici di Pietro, inforchiamo di nuovo le nostre biciclette per la visita dei paesini circostanti, Zoutelande e Vlissingen.

La spiaggia di Zoutelande è una delle più famose in zona, uno dei principali luoghi di vacanza nei Paesi Bassi, conosciuta anche come la “Zeeland Rivièra“. Noi la raggiungiamo in bicicletta, lungo la bellissima pista ciclabile sulla costa, attraverso il panorama fra dune boscose, la “strand”spiaggia a perdita d’occhio, il mare aperto e dietro di noi i canali da cui sbucano le punte delle vele delle barche ormeggiate.

Info: https://www.holland.com/global/tourism/destinations/provinces/zeeland.htm

In questi giorni il tempo è particolarmente variabile ma in questa giornata siamo stati fortunatissimi, perché abbiamo avuto sole pieno tutto il giorno e ci siamo potuti permettere anche il lusso dell’abbronzatura sulle spiagge del mare del nord, mentre i bambini davano da mangiare ai gabbiani.

Oggi ci siamo portati il pranzo a sacco ma abbiamo voluto comunque assaggiare il piatto tipico della zona: l’aringa. Sulla spiaggia c’è un baracchino che vende proprio la famosissima aringa, presente in ogni sua declinazione culinaria. Michele, il più furbo, ha provato la versione fritta; Barbara il panino con aringa marinata, mentre io e l’intrepida Asaria abbiamo rischiato il tutto e per tutto assaggiando una bella aringa cruda con cipolla (per verità abbiamo dato un solo morso, il resto l’ha divorato un fortunato gabbiano…)

Sono certa che ancora oggi, a distanza di una settimana, quell’orribile pesce sguazzi ancora allegramente nel mio stomaco…

Dal villaggio di Zoutelande proseguiamo verso Vlissingen sempre sulla ciclabile che da qui prosegue lungo il canale. Vlissingen è un grazioso villaggio, tranquillo e accogliente. Ci riposiamo un pochino facendo shopping. Sul lungomare i negozi vendono oggetti di arredamento costruiti recuperando tutto ciò che il mare restituisce con le maree: io ho acquistato due lampade deliziose fatte con il legno sbiancato dal salmastro…un modo originale di ripulire la spiaggia e creare un’efficace economia circolare!

Il tempo è volato e alla fine della giornata ci rendiamo conto che la pedalata si è trasformata in una piccola maratona da 25 km, almeno 20 dei quali pedalati autonomamente da Asaria, che ha tolto le rotelle appena il mese scorso!

Ripartiamo in mattinata, con le gambe ancora indolenzite dalla lunga pedalata di ieri.

La nostra prima tappa è la cittadina di Zierikzee, un altro tipico villaggio olandese tutto intessuto fra mare e canali, dove è normale veder sbucare le punte degli alberi delle barche a vela dietro i tetti delle case. Qui l’attrazione principale è la Sint-Lievensmonstertoren (Torre di San Lievino) una imponente torre campanaria del 1400 ancora accessibile attraverso una ben ripida scala a chiocciola, dalla cui cima si gode di uno splendido panorama sui tetti arancioni.

Nel primo pomeriggio arriviamo a Delft.

La città è famosa per le sue ceramiche bianche e blu e per le caratteristiche strade fra i canali, che si dice abbiano ispirato il pittore Vermeer (e chissà che forse venga proprio da qui il blu del turbante della “ragazza con l’orecchino di perla”!)

Qui si dice Blu Delft, per indicare il colore azzurro intenso delle ceramiche, ma il blu è un’armoniosa costante che dipinge tutta la città. Il cielo basso e terso, i vetri delle case che si rispecchiano nell’azzurro dei canali, i frontoni decorati di ceramiche colorate di blu.

Passeggiamo nel delicato labirinto di canali e stradine unite da ponti. Ogni tanto dietro di noi si sente lo scampanellio delle biciclette che avvisano di spostarsi e diverse volte nella giornata le strade risuonano per il concerto di campane a carillon della Nieuwe Kerk.

Tutto a Delft risuona di armonia e sembra invitare alla calma.

Ci fermiamo per un aperitivo, che ormai è divenuto un rilassante rituale di questi primi giorni, con gelato per i piccoli e birra per i grandi, al Boterhuis, un pub allestito su una chiatta ormeggiata in uno dei canali adiacenti alla cattedrale, personale un po’ scorbutico ma posizione super!

Info: https://www.holland.com/global/tourism/destinations/more-destinations/delft.htm

Info: https://www.boterhuis.nl/menu-2/

Ripartiamo dopo cena e ci fermiamo a dormire in un’area di sosta nel porto della città di Alblasserdam presso la zona di Kinderdijk, con l’intenzione di essere pronti per la nostra scampagnata fra i mulini la mattina presto.

Asaria freme perché non vede l’ora di inforcare nuovamente la sua bici, io un po’ meno, perché malgrado siano passati due giorni, sono ancora tutta dolorante per la pedalata nello Zeeland…segno evidente di gioventù!

Inserita dal 1997 nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, la zona di Kinderdijk è uno dei luoghi più fotografati e conosciuti dei Paesi Bassi.

I mulini della regione di Kinderdijk sono infatti uno dei simboli della gestione delle acque in Olanda, una vera e propria lotta contro l’acqua del mare, che dura in questo paese da sempre.

I 19 mulini a vento furono costruiti nella prima metà del 1700 proprio con la funzione di trasportare l’acqua in eccesso verso il fiume e tenere asciutto il basso terreno: creare un polder, ossia una zona bonificata tramite un sistema di dighe e canali drenanti.

Un complesso sistema di gestione dell’acqua in cui i mulini sono i veri protagonisti.

Pedalando nei dintorni dell’area di Kinderdijk il paesaggio diviene fiabesco: i mulini si trovano distribuiti su due file opposte lungo il ciglio dei canali e tutto intorno a noi, le ninfee e il muschio verde che risplendono al sole nell’acqua dei canali creano un’atmosfera suggestiva, un meraviglioso mondo delle fate.

Anche in questa giornata siamo stati veramente fortunati con il tempo, che ci ha permesso di trascorrere una splendida mattinata in giro per le campagne olandesi, godendo dello spettacolo offerto dai tetti di paglia, le strade costellate di mulini e, per lo stupore di grandi e piccini, una quantità di animali di ogni genere.

Durante queste lunghe pedalate la piccola Alice è sempre sul seggiolino dietro di me e spesso io e lei ci perdiamo in originali “chiacchierate”, con lei che commenta a modo suo il paesaggio ed io che la intrattengo con qualche storiella. Oggi, pedalando fra i mulini di Kinderdijk, Alice ha iniziato ad elencare ininterrottamente tutti gli animali che vedeva…proprio tutti, inclusi insetti vari, mucche, cavalli, pecore, galline e infine anche due bellissimi cigni che se ne andavano a spasso per i canali!

Info: https://www.kinderdijk.com/

Il cielo ha iniziato a scurirsi sull’ora di pranzo perciò abbiamo deciso di rientrare al camper per mangiare i panini. Scelta provvidenziale, poiché abbiamo appena fatto in tempo a legare le biciclette che si è scatenato un temporale di quelli che ci avrebbero sciacquato ben bene.

Oggi abbiamo sentito telefonicamente Massimo e Cristina, del terzo camper.

Vedendo il meteo così instabile sono stati titubanti fino all’ultimo secondo sulla partenza ma infine ci confermano che anche loro ci stanno raggiungendo in Olanda!

Giochi e Curiosità: Olanda, Gli zoccoli

Settimana 2 (16 – 22 Agosto)

Gouda – Amsterdam – Edam – Texel

Ieri pomeriggio abbiamo percorso il breve tragitto da Kinderdijk a Gouda ed abbiamo pernottato nell’area attrezzata della città.

Stamattina finalmente tutta la carovana è riunita!

La città di Gouda è una graziosissima cittadina del sud, tutta intessuta in un’antico sistema di chiuse che regola il livello dell’acqua nella rete dei canali, completamente restaurato e rimasto tale e quale a come era una volta.

Ma Gouda è famosa soprattutto per la produzione di uno dei tanti formaggi olandesi, che prende il nome proprio da questa località, il Gouda. Noi non ci siamo certo tirati indietro e abbiamo fatto onore al prodotto locale, che abbiamo assaggiato (e comprato) in gran quantità presso uno dei tanti negozietti del paese.

A parte la versione “natural”, color burro fresco e poco stagionata, il Gouda è prodotto in una varietà di gusti fantasiosi e lo si trova colorato a seconda degli ingredienti aggiunti: bruno per una semplice affumicatura al pepe, rosso intenso alla barbabietola, marrone al cumino e addirittura un inquietante formaggione verde al gusto di pesto genovese, tutti ovviamente presenti a vari livelli di stagionatura.

Sul formaggio olandese si può aprire un mondo: io non lo sapevo ma l’Olanda è anche nota come il “paese del formaggio”!

A Gouda (come ad Edam, altra città del formaggio che abbiamo in programma di visitare) ogni giovedì mattina da aprile ad agosto, nella piazza principale si svolge il Kaasmarkt, l’antico mercato del formaggio, che è diventato una divertente attrazione turistica. I produttori locali portano qui i loro prodotti per la pesatura e l’assegnazione del prezzo. Le enormi forme di formaggio arrivano al mercato trasportate sulle tradizionali carrette a spalla, come si usava in passato, e i produttori e i commercianti mercanteggiano sul prezzo delle forme alla pesa fino ad arrivare all’accordo, che viene siglato con una vigorosa stretta di mano.

Ripartiamo carichi di formaggio, da Gouda verso Amsterdam, percorrendo la panoramica “strada dei tulipani”.

Purtroppo le immagini da cartolina che immaginavamo di vedere sono relative ad altri periodi dell’anno. Noi di tulipani in fiore ne abbiamo visti ben pochi ma il percorso resta comunque molto bello.

La strada si snoda fra campi coltivati a tulipani e serre, costeggiata da case e villette eleganti che creano un’atmosfera un po’ finta ma molto affascinante.

Raggiungiamo Amsterdam nel tardo pomeriggio e parcheggiamo presso l’area di sosta cittadina, un parcheggione con servizi c/s, un po’ caro rispetto ai prezzi incontrati fino ad oggi ma molto comodo. Cinque minuti a piedi e si raggiunge il traghetto gratuito che ormeggia in stazione centrale.

Visto l’orario e la comodità i nostri compagni di viaggio decidono di fare cena e passeggiata serale ad Amsterdam. Noi invece, che con due marmocchie al seguito siamo notoriamente più lenti degli altri nel prepararci, decidiamo di restare al camper e approfittare per andare a riposare presto.

La decisione si è rivelata provvidenziale: la nostra Asaria che di solito è sempre saltellante, già dal pomeriggio era troppo quieta e ci sembrava un po’ strana, infatti per l’ora di cena aveva un bel febbrone da cavallo.

Una tachipirina per Asaria e una nottata con tanta ansia per me e fortunatamente, subito dal mattino dopo, la febbre è sparita e la nostra ciclista è ritornata più in forma di prima. Ormai la “febbre da viaggio”, che arriva improvvisa quando il camper è parcheggiato nel punto più distante da casa e sparisce in ventiquattro ore, sta diventando una nota tradizione nei nostri viaggi estivi…

Il mattino di buon ora (che per noi, parecchio frastornati dalla nottataccia, stamattina corrisponde a circa le dieci…) ci avventuriamo tutti insieme alla scoperta di Amsterdam.

Questa volta siamo in città e non in uno dei piccoli villaggi olandesi da visitare con una breve passeggiata. Ce ne rendiamo conto subito, perché gli spazi e le distanze, soprattutto per le gambette corte dei nostri viaggiatori più piccini, sono impossibili da percorrere tutto il giorno a piedi. La soluzione c’è ed è ormeggiata nel canale davanti a noi, una soluzione comoda e perfettamente in linea con il luogo: il traghetto!

Per questa prima giornata abbiamo acquistato un biglietto giornaliero e lo abbiamo usato come una sorta di taxi fra i canali. Così, oltre a raggiungere senza sforzo le nostre mete, i bambini si sono divertiti e noi abbiamo avuto la possibilità di goderci la panoramica della città vista dall’acqua. Un breve tour dei canali e un’occasione romantica per scoprire angoli e punti di vista inconsueti, una prospettiva che io adoro sempre nelle città sui fiumi!

Nella speranza che il meteo nel frattempo possa migliorare, impieghiamo la mattina nella visita del Van Gogh Museum e del Rijksmuseum con l’idea di addentrarci poi nel pomeriggio a piedi fra le strade dei vari quartieri del centro.

Chi pensa che l’accoppiata museo e bambini sia un’accozzaglia impossibile si sbaglia di grosso.

Come tanti altri musei, anche il Van Gogh Museum propone un percorso di visita interamente dedicato ai bambini e Asaria e Pietro (5 e 7 anni) sono completamente rapiti dalle descrizioni e dai racconti. Anche Alice sembra aver apprezzato l’arte racchiusa nel museo, tanto da trarne un profondo relax, visto che dopo pochissimo si è addormentata in passeggino per un pisolino lungo tutto il tempo della visita.

L’aria di città ci fa sentire tutti un po’ cosmopoliti e così a pranzo ci lasciamo tentare dalla moda: Wok to Go è una catena di fast food orientali che soddisfa tutte le nostre esigenze; tra l’altro niente di meglio per me che scegliere tra riso, spaghetti di riso o altro riso…praticamente quasi tutto naturalmente senza glutine.

Purtroppo, malgrado il tempo trascorso fra il museo e il pranzo, il clima non è minimamente migliorato. Anzi, una pioggerella sottile ci bagna insistentemente. Noi proviamo comunque a fare la nostra passeggiata, fino a quando non ci sopraggiunge un profumino di cioccolato e cannella.

È ora di merenda e noi siamo già sufficientemente bagnati. Evidentemente è giunto il momento di fare una pausa ed assaggiare uno dei dolci olandesi più golosi, il pannenkoeken: una frittellona che è una via di mezzo tra le crêpes francesi e i pancakes all’americana ma con la farcitura inserita direttamente dentro durante la cottura e mescolata insieme agli altri ingredienti.

Con la bocca dolce di zucchero e cannella proseguiamo la nostra visita dei principali quartieri cittadini.

Attraversiamo i tanti ponti e ogni tanto curiosiamo nelle case olandesi attraverso i vetri delle grandi finestre, sempre aperte e tutte decorate. Girelliamo senza meta, persi tra riflessi nell’acqua e le case galleggianti, e ci rendiamo conto che, pioggia permettendo, siamo sempre a naso all’insù.

Ad Amsterdam le case si sviluppano in altezza, strette e lunghe, sembrano pendenti e spesso lo sono davvero, a causa del cedimento delle fondamenta fatte di palafitte. Ci perdiamo fra i canali, osservando gli edifici l’uno diverso dall’altro, con gli occhi sempre rivolti verso l’alto, ad inseguire il profilo acuto di un tetto o l’architettura estrosa di un bovindo.

Giochi e Curiosità: Olanda, Finestre con vista…al contrario!

Rientriamo in camper per cena. In questi giorni non abbiamo avuto la stessa fortuna di inizio viaggio con il meteo, che ormai sembra peggiorare giorno dopo giorno. La pioggia ci ha colto sempre in quei momenti nei quali eravamo meno preparati o più indifesi e nessuna famiglia è uscita indenne dall’incontro-scontro con il maltempo olandese.

Tutti abbiamo perso almeno un ombrello a causa del forte vento. Le tempeste improvvise ci hanno pizzicato per ben due volte sul ponte che dall’area di sosta conduce al traghetto, trasformandosi in una lotta impari contro le forze della natura, in un punto del percorso nel quale non ci sono possibilità di riparo e l’unica alternativa è stata correre velocemente tenendo stretti i più piccolini che rischiavano seriamente di volare via. In una delle tante fughe nella burrasca la piccola Alice si è spaventata davvero tanto, chiusa nel suo passeggino con il telino per coprirla dalla pioggia. Senza poter vedere e sentendo fuori il gran trambusto delle nostre corse, quando ci siamo fermati l’abbiamo trovata rannicchiata e in lacrime sul fondo del passeggino…poverina!

La nostra terza ed ultima giornata ad Amsterdam l’abbiamo dedicata tutta allo svago, per vivere la città ognuno secondo i propri interessi. E allora io, Barbara e Matilde ci siamo siamo dedicate ad uno shopping sfrenato fra le colorate bancarelle del mercato dei fiori e i mille negozietti del centro; Massimo e Cristina hanno affrontato più di tre ore di fila e con le loro ragazze sono stati a visitare la casa museo di Anna Frank (che noi abbiamo già visitato qualche anno fa e dove ci ripromettiamo di tornare con le bimbe un po’ più grandi). I babbi invece stamattina si sono incaricati dei tre piccoli, Asaria, Pietro e Alice, e li hanno portati a giocare al Vondelpark, il polmone verde della città, un incantevole giardino all’inglese popolato di pappagalli tropicali, un enorme spazio all’aperto in pieno centro, dove i piccoli hanno potuto finalmente scatenarsi liberamente.

Info: https://www.amsterdam.net/it/vondelpark/

Info: https://www.annefrank.org/en/

Pranziamo velocemente in città da Bagel & Beans, con un fragrante bagel appena sfornato (anche gluten free!) e rientriamo in camper sotto l’ennesima pioggia battente.

Info: https://www.bagelsbeans.nl/

Mentre tentiamo di asciugarci imprecando contro questa pioggia che sembra non finire mai, un’altra maledizione fiamminga si abbatte sul nostro gruppo. Il motore del camper di Massimo non si accende…anche la loro batteria è andata. Riattiviamo il motore temporaneamente con i cavi e partiamo alla ricerca di un’officina. E così da oggi anche il camper di Cristina e Massimo è dotato di una nuova e splendente batteria olandese.

Ripartiamo infine nel tardo pomeriggio per arrivare in serata nella vicinissima città di Edam.

Siamo nuovamente a caccia di golosissimi formaggi olandesi. Qui viene prodotto il famoso formaggio Edamer e anche qui, come a Gouda, ogni settimana nel periodo estivo un gruppo di figuranti mette in scena una rappresentazione del vecchio mercato del formaggio.

Per noi che adoriamo il formaggio in ogni sua forma è l’occasione per fare nuovamente incetta di questa golosità olandese e, per fare una degustazione veramente doc, oggi abbiamo anche comprato un attrezzo particolare: una paletta con coltellino incorporato, che tutti qui usano per fare delle perfette fettine di edamer da aperitivo!

Giochi e Curiosità: Olanda, Cucina tipica e alternativi piatti gourmet

Anche in questi giorni piove quasi ininterrottamente. Il campeggio dove ci siamo sistemati è graziosissimo ed immerso nella natura ma purtroppo il terreno è diventato un acquitrino.

Fortunatamente è disponibile una grande stanza conviviale, per cui ne approfittiamo per stare un po’ insieme, riposare e dedicare un po’ di tempo a fare lavatrici e rassettare i camper, che sono un po’ disastrati dopo i primi dieci giorni di viaggio. Ci rientra anche una bella merenda crêpes e nutella ed una serata di ping pong e poi, per la gioia di Pietro che da una settimana lo chiede, partitone di pinnacola.

Al mattino, dopo aver fatto carico e scarico presso il campeggio, ci imbarchiamo sul traghetto verso l‘isola di Texel.

Appena sistemati i camper nel campeggio De Krim, confidando che il tempo resista ancora un po’ solo nuvolo e non ci annaffi, ci lanciamo in un’altra biciclettata.

Anche qui ci sono delle meravigliose piste ciclabili, completamente immerse nella natura. Inizialmente ci perdiamo un po’, poi capiamo come funzionano le indicazioni stradali. Ogni punto di interesse è indicato da un numero e così i vari percorsi. Pista numero 31, pedalando fra le bellissime dune arriviamo alla spiaggia.

La nostra meta è il faro di Eierland, una costruzione in mattoni rossi del 19° secolo, alto quasi 35 metri affacciato su una delle spiagge più ampie dell’isola. “Eierland” in olandese significa “terra delle uova”, perché un tempo qui venivano raccolte le uova di gabbiano destinate all’uso alimentare da rivendere nelle città. In effetti i gabbiani qui la fanno da padroni e sguazzano sulla battigia umida scoperta dalla bassa marea.

Camminiamo su una distesa di conchiglie grigie, per la gioia delle bimbe che si sono prontamente riempite le tasche dei giubbini di improbabili gusci, sassi e soprattutto tanta sabbia…

Il vento però è fortissimo per cui facciamo una breve passeggiata fino al mare con tutte le foto di rito, per poi riparare di corsa presso il vicino bar sulla spiaggia. Sulla terrazza con vista sul mare del nord ci regaliamo una tipica merenda “estiva”: cioccolata calda – con rinforzo di rum per le mamme che devono sempre rinfrancar lo spirito – e le immancabili patatine fritte, che ormai sono divenute l’alimentazione base dei nostri poveri pargoli.

L’isola di Texel è larga solo 9 chilometri e lunga 25, un concentrato di meraviglie della natura e la bicicletta è il modo migliore di godersela. Il paesaggio è ipnotizzante, mentre pedaliamo i nostri occhi si perdono fra ciuffi di erica, erba, paludi, boschi, acri di bacche e fiori selvatici, sotto un cielo plumbeo che oggi minaccia e promette tempesta ma infine tace.

Rientriamo in camper per cena e, malgrado la stanchezza, visto che non piove allunghiamo la serata fino a notte fonda, fra giochi di carte e qualche inconveniente dovuto alle troppe risate.

Il mattino seguente ci svegliamo distrutti dalla notte brava e così abbandoniamo subito l’idea di pedalare. La giornata è perfetta per la visita al Parco Ecomare, anche perché noi pelandroni lo possiamo raggiungere senza troppa fatica con il camper.

Ecomare non è solo un acquario ma è soprattutto un ricovero per gli animali selvatici locali, in particolare foche e uccelli, che vengono portati qui a curarsi perché trovati feriti o spiaggiati.

All’interno ci sono diversi padiglioni educativi – sull’inquinamento, sul fenomeno dello spiaggiamento di delfini e balene ed in generale sulla fauna locale – tutti ben organizzati con la possibilità di giochi interattivi per i bambini. All’esterno invece ci sono le vasche con le foche e i delfini ed altre vasche protette per ospitare le foche neonate (dei meravigliosi esserini che sembrano peluche e vengono nutriti con il biberon) o i delfini in cura dopo il recupero dalla spiaggia. Gli animali vengono curati e fanno una sorta di riabilitazione perché poi, una volta che stanno bene, vengono rimessi in libertà nel loro habitat naturale.

Dopo una giornata ad Ecomare, gli occhioni tondi e coccolosi delle foche hanno rapito il cuore di grandi e piccini. Impossibile uscire senza acquistare due dolcissimi peluche di foca, uno bianco e uno grigio, due testoline dolcissime che adesso sbucano dal portaoggetti sul letto delle bimbe.

Info: https://www.ecomare.nl/en/visit-ecomare-on-texel/practical-information/

Nel pomeriggio i piccoli sono voluti andare a sguazzo nel piccolo parco acquatico del campeggio, minuscolo ma fornito di scivoli, mentre i grandi hanno potuto fare un’ultima biciclettata fra le dune. Ripartiamo al mattino, dopo una notte di meritato riposo, e iniziamo a scendere verso sud confidando di incontrare meteo e temperature migliori.

Oggi attraverseremo la Diga Afsluitdijk, detta anche la Grande Diga. Si tratta della diga più lunga d’Europa e non poteva che trovarsi qui in Olanda, dove ogni metro quadrato di terra è stato duramente conquistato dall’uomo in questa eterna lotta contro il mare. Un terzo dei Paesi Bassi si trova sotto il livello del mare e, come abbiamo visto in piccolo a Kinderdijk o Gouda, poter sopravvivere gli uomini hanno creato un sofisticato sistema di protezione dall’acqua, e la costruzione della Diga Afsluitdijk ne è uno degli esempi più imponenti.

Così, dove una volta c’era solo il Mare del Nord oggi c’è il bacino dell’IJsselmeer, un lago salmastro artificiale, creato dalla Grande Diga, lungo le cui coste sorgono una serie di deliziose cittadine, caratteristiche e tipicamente marinare.

Info: https://www.holland.com/global/tourism/destinations/provinces/friesland/the-afsluitdijk.htm

Ma ormai qualcosa lassù nel cielo deve essersi adirato con noi…

Ci è sempre più evidente che probabilmente ci siamo così ben ambientati che stiamo facendo nostra la tipica lotta olandese contro gli assalti dell’acqua. Non c’è ombra di dubbio, siamo letteralmente in the Waterland, davvero in tutti i sensi: poco prima che si possa attraversare la grande diga, le pesanti nubi che si sono addensate nel cielo si scatenano in una tempesta degna del più terrificante inverno al polo nord, con pioggia, vento e grandinata!

Settimana 3 (23 – 30 Agosto)

Harlingen – Leeuwarden – Hindeloopen – Giethoorn – De Hoge Veluwe Park – Strasburgo – Monaco di Baviera

Ormai rassegnati a questo clima natalizio, parcheggiamo e ci armiamo di ombrelli e k-way per andare a visitare la cittadina di Harlingen. Il paese sembra l’immagine caratteristica di una cartolina olandese, con i canali, gli alberi delle navi che si intrecciano davanti alle nuvole e i battelli fluviali ormeggiati.

Anche l’interno è molto grazioso. Malgrado non sia una zona troppo battuta dal turismo è pieno di negozietti fra le casine allungate ed ha anche una bella chiesa protestante con un grande organo, che oggi è provvisto di organista in piena attività e diffonde le sue note fin fuori dal portone aperto.

Ci rilassiamo finalmente e lo shopping prende un po’ la mano a tutti.

Asaria ha puntato un cavallino di peluche rosa nel primo negozio di giocattoli all’ingresso della città. Le promettiamo di acquistarne uno per ognuna al rientro, in cambio della promessa di comportarsi bene. Come già visto in Zeeland, anche qui ci sono svariati negozi che vendono oggetti costruiti con materiali di riciclo e noi acquistiamo un grosso contenitore nero fatto con vecchi copertoni di auto, che diverrà a casa nostra un utilissimo cesto per la legna.

Camminiamo in gruppo, chiacchierando fra adulti mentre i bambini saltellano in qua e in là giocando tra loro. Una modalità che, ho imparato purtroppo a mie spese, crea una situazione pericolosa per i piccini, perché ognuno di noi dà uno sguardo ai ragazzi, ma nessuno li controlla veramente. Ed infatti poco dopo l’ennesimo ingresso in un bazar ci accorgiamo che Asaria non è entrata e nemmeno uscita insieme a noi. In una ricerca frenetica trascorre un quarto d’ora che mi è sembrato un secolo, fin quando mi torna in mente il cavallino…se la trovo lì mi riprometto di stritolarla. Percorriamo di corsa la strada, che attraversa addirittura due semafori, entriamo nel negozio ed eccola lì. La piccola peste era tornata da sola nel negozio di giocattoli e galoppava in groppa al suo nuovo amico intorno a uno scaffale, facendo anche degli allegri nitriti. Tranquilla e serena, mentre io non appena l’ho vista sono scoppiata in lacrime, dimenticando in un attimo ogni velleità di vendetta o linea educativa e addirittura finendo per comprare non uno ma ben due cavallini rosa…

Dato che l’avventura è finita bene, ci fermiamo anche a Leeuwarden per una breve visita.

Purtroppo nei miei ricordi ho completamente rimosso ogni appunto su questa cittadina di cui nel mio diario rimane solo il nome, presa come ero a guardare a vista la mia piccola fuggitiva e a riprendermi dallo spavento…non ho altra alternativa che affidarmi ad un link!

Info: https://www.visitleeuwarden.com

Nel tardo pomeriggio ripartiamo diretti a Hindeloopen.

Rispetto ad Harlingen, il villaggio olandese di Hindeloopen è molto più turistico. Finzione o realtà, il paese è perfettamente conservato, con le case tipiche, i canali costeggiati da alberi e fiori, le piccole chiuse e i ponticelli, tanto che ci si potrebbe aspettare di vedere da un momento all’altro qualche fanciulla abbigliata con le tradizionali cuffiette candide e gli zoccoli di legno. Anche questo paesino è veramente grazioso, ma ormai è tutto chiuso e riusciamo solo a sbirciare qualche finestra decorata delle belle casette lungo i canali.

Malgrado siano già due settimane che viaggiamo in Olanda, ancora non riusciamo ad abituarci agli orari locali. Infatti qui tutte le attività al pubblico cessano alle 17:30 e anche pub e ristoranti chiudono molto presto. Dalle otto di sera le città sono praticamente vuote, per cui anche questa sera abbiamo avuto l’amara sorpresa di uscire per cena e di trovare le cucine già chiuse. Fortunatamente un pub ci accoglie: siamo gli ultimi avventori e dopo poco anche gli unici, perché dopo le nove il locale si svuota e restiamo solo noi a cena!

Anche qui comunque siamo riusciti a mangiare bene, malgrado il menù intraducibile: Cristina e Barbara hanno provato un mix di specialità di carne e pesce molto speziati, serviti in piccole ciotole e accompagnati dalle immancabili patatine fritte; Emanuele, probabilmente annebbiato dalla stanchezza, si è avventurato ad assaggiare un piatto di cozze cotte con carote e pancetta (!!??) e anche io sono riuscita a mangiare senza glutine: filetto di…pesce gatto, un po’ grasso ma decisamente più appetitoso dell’aringa cruda della settimana scorsa.

Prima di andare a dormire, ormai come tutte le sere, facciamo il programma per la giornata seguente in base alle previsioni del tempo. E visto che il meteo prevede tempo bello tutto il giorno decidiamo di restare a visitare i dintorni di Hindeloopen in bicicletta.

Il mattino presto il sole splende e tutti siamo pronti per partire. Ma non appena inforcate le bici ci rendiamo conto che un enorme nuvolone nero sta volando proprio nella nostra direzione. Il tempo di scendere dalle bici e risalire in fretta sui camper ed un nuovo acquazzone rovina la mattinata.

Fra una pioggia e l’altra riusciamo comunque a fare una gita in barca fra i canali della splendida Giethoorn, il paese senza strade, una bomboniera di casette deliziose e piccoli canali.

Tuttavia ormai il morale è a terra e di fronte all’ennesima tazza di tè, fra le righe esce fuori la soluzione che tutti pensiamo ma che nessuno ha cuore di proporre: tornare a casa.

La tentazione è forte ma in realtà abbandonare ora sarebbe un vero peccato, abbiamo ancora qualche giorno davanti e tanti luoghi da visitare qui vicino…e poi ormai sembra essere diventata una sfida fra noi e l’acqua. Una sfida davvero molto olandese!

Così rattoppiamo gli animi e decidiamo di provare ad andare avanti, scendere ancora più a sud e recarci in visita al parco Parco Nazionale De Hoge Veluwe e al Museo Kröller-Müller.

Info: https://krollermuller.nl/parco-nazionale-de-hoge-veluwe

Arriviamo in serata e parcheggiamo nei posti camper che sono predisposti nel parco.

Di lunedì il museo è chiuso per cui il mattino inforchiamo nuovamente le bici e facciamo una bella girata nella natura incontaminata del parco, 5500 ettari di foreste, brughiere, pianure erbose e basse dune di sabbia, dove vivono diverse specie animali tra cui cervi, mufloni e cinghiali.

Immancabilmente in tarda mattinata ricomincia a piovere, ma ormai siamo idrorepellenti e soprattutto rassegnati a bagnarci quindi, malgrado qualche imprecazione, proseguiamo imperterriti la nostra biciclettata.

Zuppi e contenti, trascorriamo la sera di Ferragosto di fronte ad un bel fuoco acceso nel barbecue del campeggio, con i piumini addosso ed in mano una tazza di tè caldo…una vera atmosfera da baita di montagna!

Dedichiamo il giorno seguente alla visita del museo Kröller-Müller.

Personalmente ho trovato il museo splendido, sia per le opere che raccoglie (una raccolta di opere di Van Gogh e di capolavori di Monet, Pablo Picasso e Mondriaan per citarne alcuni) sia per l’attenzione che il museo riserba all’aspetto educativo.

Come meglio spiegare ai bambini la tecnica innovativa dei post impressionisti se non facendoli provare in prima persona? Al Kröller-Müller ci sono una serie di innovative attività interattive come gli schermi touch dotati di pennelli di vario tipo, per far provare ai bambini ad usare le varie tipologie di pennellate delle differenti tecniche artistiche, come per esempio la tipica pennellata alla Van Gogh o il puntinismo!

Info: https://krollermuller.nl/museo-kroller-muller

È la terza settimana e, con indosso un impermeabile, noi pensiamo di aver ormai risolto il grosso dei problemi di questo viaggio, ma non è così.

Dopo una breve sosta per i rifornimenti al supermercato, ci accorgiamo che nel camper di Barbara e Emanuele non funziona più la batteria! E così, tre settimane e tre batterie distrutte!

Sono ormai le 17, per cui rinunciamo quasi subito alla ricerca di un’officina aperta.

Tramena, smonta e rimonta infine i tre babbi riescono, probabilmente con un gran colpo di fortuna, a individuare e risolvere il problema (un fusibile fulminato) e a far ripartire il camper.

A questo punto la decisione è unanime. A malincuore lasciamo un po’ prima l’Olanda per riprendere con calma la direzione di casa.

Il mattino dopo arriviamo a Strasburgo, prima tappa sulla strada del rientro.

L’area di sosta cittadina non è davvero il massimo. È stata situata proprio a ridosso di un vero campo nomadi ed è anche molto sporca. Decidiamo comunque di restare questa notte, perché logisticamente l’area è molto comoda dato che è collegata al centro da una lunga pista ciclabile.

Strasburgo è una città con una doppia identità. Francia e Germania se la sono contesa per secoli e questo infine l’ha resa una città affascinante, che ha recepito il meglio delle due culture, un luogo cosmopolita dove l’organizzazione tedesca si fonde con i modi e l’eleganza francese.

Ai nostri occhi, che in questi giorni si sono abituati ai paesini olandesi, la prima impressione rispetto a Strasburgo è quella di una grande città. In effetti vi si trovano tre importanti istituzioni europee (il Parlamento europeo, la Corte dei diritti dell’uomo e il Consiglio d’Europa), tuttavia girellando scopriamo anche un centro molto grazioso, dalla Cattedrale fino alla zona cosiddetta de la Petite-France, la parte più intatta del centro storico, una vera cartolina dove le case sono rimaste quelle del 1500, con i tetti spioventi, i balconcini fioriti e le finestre affacciate sui canali.

E poi siamo in Francia e ad ogni angolo ci sono negozi di dolci e tante pasticcerie che sfornano i famosi macarons, i coloratissimi dolcetti che ormai sono il simbolo di questa nazione…e sono anche naturalmente gluten free!

Il mattino seguente con il camper abbiamo fatto una capatina nella zona delle istituzioni europee e siamo ripartiti subito verso Monaco dove siamo arrivati nel pomeriggio.

Parcheggiamo nell’area di sosta presso l’Olympiastadion München.

Purtroppo i tempi ormai sono ristrettissimi e riusciamo a fare solo una breve passeggiata in città. Tuttavia siamo in Baviera e così, per ricordarci che nel mondo l’ora del silenzio scatta ben oltre le 17, ci regaliamo una serata tipica, tutta würstel e birra, presso la Hofbrauhaus.

Il mattino dopo salutiamo Monaco, non senza che babbi e bimbi abbiano prima fatto una visita all’Olympiastadion.

L’ultimo tratto verso casa spesso è il più lungo. Non per i chilometri (beh a volte anche sì…!) ma perché manca il brio della partenza e spesso arrivano i pensieri del rientro, quei mille pensieri legati al quotidiano che le piccole avventure della vita in camper riescono sempre a far sparire. Oggi poi mi sento proprio burrascosa, come il tempo olandese che forse mi è entrato un po’ dentro, e guardando indietro a questi giorni trascorsi mi viene da pensare che, a conti fatti, la nostra eroica tenacia nella lotta contro il maltempo non è stata affatto ripagata.

Probabilmente in tutta la vacanza ci saranno stati 5 giorni di sole.

Ma poi viaggiamo un po’, la strada scorre di lato al mio finestrino e i panorami si avvicendano, e torna il sereno anche dentro di me. Il camper ha un effetto magico.

E così torno a pensare che questa lotta impari contro il maltempo, in fondo, ha tirato fuori il meglio di noi.

Come ci siamo detti più volte in viaggio, questa non è stata una vacanza per bambocci ma una prova di sopravvivenza per veri duri. Il brutto tempo fuori, in camper un regime militare e ognuno di noi ad affrontare le proprie ansie e le proprie paure.

Malgrado ciò, tutti abbiamo sempre avuto – più o meno! – il sorriso e soprattutto la voglia di stare insieme ed è questo che ha dato il vero senso alla vacanza.

Viaggiare in una casa con le ruote è così: il suo più grande pregio non è solo che si muove e va a giro ma è il fatto che non ha nemmeno mura di cemento che la chiudano verso l’esterno…

Perché la prima regola sul camper è: condivisione e amicizia!

Simona Gelardi

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