La Francia è sempre una delle mie mete di viaggio preferite.
Unisce luoghi e paesaggi incantevoli con un’eleganza di fondo che adoro e che qui ritrovo un po’ dappertutto. Passa dalla melodia della lingua, dagli ingredienti semplici ma sempre ricercati e soprattutto da quell’atteggiamento un po’ distaccato e sopra le righe che ogni francese ha innato, un modo di parlare che sperimentano probabilmente già con il primo vagito.
Un modo antipatico e impertinente forse ma chissà perché, malgrado i mille difetti che trovo ogni volta ai francesi, in questo paese mi sento perfettamente a mio agio ed ogni volta che sono qua sperimento un senso di profondo relax che infine mi permette di liquidare con un’alzatina di spalle ogni piccola angheria locale.
Senza dimenticare che in Francia il camper è sempre il benvenuto ed ogni paese ha un’area di sosta cittadina gratuita o quasi, di solito graziosa, ombreggiata e dotata di zona carico e scarico. Per questo l’abbiamo girellata spesso, in lungo e in largo.
Quest’anno andiamo alla scoperta di un angolo di Francia un po’ meno conosciuto, nascosto fra anse di fiumi e boschi di querce scure, territorio di villaggi medievali arroccati, castelli e mulini ad acqua.
La Dordogna (più conosciuta con l’antico nome della regione, il Périgord) vanta un eccezionale patrimonio storico e preistorico ed un numero di monumenti e siti patrimonio Unesco secondo solo alla regione di Parigi.
Ma soprattutto è conosciuto come il territoire gourmande francese per eccellenza, patria di alcune fra le più famose leccornie nazionali, per esempio il tanto discusso foie gras, per ricordarne una.
E poi di Dordogna non ce n’è soltanto una…questa regione si divide in quattro zone, ognuna con una bellezza particolare: il Périgord verde, dove perdersi fra le foreste lussureggianti e i lunghi fiumi; il Périgord bianco, con le sue rocce chiare; il Périgord nero, dove si nascondono misteriosi villaggi trogloditi scavati nelle montagne; il Périgord rosso, terra di vini e vigne che nell’autunno tingono di porpora tutto il paesaggio.
Questo è il poco che ho studiato sulle guide ma adesso siamo pronti e non vedo l’ora di curiosare con i miei occhi e soprattutto di assaggiare…domani si parte!
29 luglio 2022 Italia – Pelissanne
Questa settimana abbiamo lavorato al camper tutte le sere. Pulito tutto e già caricato cambusa e vestiario, così riusciamo a partire subito nel pomeriggio.
Questa prima parte di tragitto sarà un pochino più lunga perché cercheremo di arrivare a pernottare in Francia. Ammortizziamo addirittura il tempo della cena fermandoci lungo l’autostrada nell’attesa che smaltisca la fila di un piccolo incidente e poi viaggiamo fino a Pelissanne dove arriviamo verso mezzanotte.
30 Luglio 2022 Pelissanne – Cahors
Stamattina prestissimo Michele è uscito per una passeggiata e ha comprato baguette, pain au chocolat e croissant per la colazione. È vero, non siamo arrivati alla destinazione finale ed il parcheggio è ancora in un’area sosta di periferia ma il burro inizia a scorrerci nel sangue…evviva siamo in Francia!
Poiché il tempo non ci manca (ed invece le finanze devono essere ben monitorate) abbiamo deciso di prendercela comoda e di evitare le costose autostrade francesi.
Per questo il viaggio di oggi è molto lungo ma attraversa paesaggi splendidi, fra strade di paese e le rocce degli altipiani del Massiccio Centrale francese.
Viaggiamo fino alle 18 ed arriviamo finalmente a Cahors.
Siamo sul camper da oltre 24 ore, un viaggio interrotto soltanto da una cena, una colazione e un pranzo, quasi senza altre pause. Abbiamo raggiunto la prima meta ma adesso abbiamo davvero bisogno di scendere dalla nostra amata scatoletta.
Ancora un’oretta per una doccia veloce e saltiamo fuori dal camper come schegge impazzite.
Cahors al tramonto è una magia di luci. L’aria è tersa e trasparente, fa ancora caldo ma si riesce già a passeggiare in centro, anche approfittando della frescura dei tanti spazi verdi di piazza Mitterand. Sì perché qui in piazza, oltre ad una grande fontana, non ci sono solo statue ma anche tante zone verdi: due grandi rettangoli di viti e rose, un giardino di erbe ed addirittura un orto comune, perfettamente curato, con verdure, fiori eduli e canali di irrigazione fatti di ferro e bambù, in stile orientale. Cahors é la patria del vino Malbec, un vitigno originale di cui qui sono molto fieri, tanto da piantarne filari anche in piazza.
Attraversata tutta la piazza ci fermiamo ad ammirare il Pont Valentrè, costruito nel XIV secolo sul fiume Lot e simbolo della città, patrimonio dell’umanità UNESCO.
Stasera ceniamo fuori, inaugurando i menù francesi con un grande classico da brasserie, il Croque Madame e Croque Monsieur, una sorta di toast fritto nel burro e imbottito di prosciutto, formaggio locale e uovo fritto, abbasso la dieta!! Fin qui tutto condito con abbondante glutine…ma riesco comunque a cenare anche io, con una deliziosa tartare aux herbes du Périgord ed i miei immancabili cracker di riso, sempre pronti in borsetta…!
31 luglio 2022 Cahors
Ci svegliamo con calma e dedichiamo la mattina alla visita di Cahors.
Per prima cosa attraversiamo lo splendido Pont Valentrè che ieri abbiamo solo visto dalla sponda del fiume. Arriviamo da dietro, passando accanto all’antica fonte nella roccia.
La Fontaine des Chartreux è una grande vasca di acqua smeraldo, utilizzata da sempre per le necessità della città ed un tempo dedicata al culto celtico delle divinità delle acque.
Dall’altro lato del ponte si apre la città, con le strade nuove piene di negozi e locali e la parte antica, con le strade attorcigliate intorno a piccoli spazi verdi e le tipiche casette a graticcio. Camminiamo fino alla cattedrale romanica di Saint-Étienne, con il bel chiostro e particolari colonne dipinte.
Qui, per gli appassionati del genere, è custodita una reliquia particolare, la cuffia che avvolse il capo di Cristo durante la sepoltura. Sicuramente meno famosa della ben più nota Sindone ma un esempio sempre affascinante della infinita fantasia medievale per le reliquie.
Oggi è domenica e quindi la mattina è praticamente tutto chiuso. Ci dispiace un po’ vedere la città così ferma tuttavia il lato positivo è che le strade sono tutte per noi, libere da abitanti e turisti, un set perfetto per scattare qualche bella foto nella luce mattutina.
Giochi e Curiosità: Cahors, il Ponte del Diavolo (Pont Valentrè).
Ripartiamo dopo un breve riposo dopo pranzo e arriviamo nel pomeriggio a Rocamadour. Per la gioia delle bimbe troviamo posto in campeggio, con una bella piscina e parco giochi.
Noi ci godiamo la serata di riposo mentre le ragazze socializzano con un gruppo di ragazzini francesi. Le ascolto chiacchierare di lontano, mentre Asaria si arrabatta a parlare un po’ di francese e Alice tenta addirittura di spiegare in uno strano inglese la nuova moda italiana di parlare il cörsivœ…!
Camping Koawa: https://www.koawa-vacances.com/fr
01 agosto 2022 Rocamadour – La Roque-Gageac
Ieri la ragazza alla reception del campeggio mi ha spaventato molto riguardo al caldo estremo di questi giorni, raccomandandoci di partire per la visita il più presto possibile per evitare le bollenti ore centrali. Noi la prendiamo alla lettera e per le otto stiamo già percorrendo il breve tragitto che dal campeggio porta verso il paese.
Solo quando si arriva ai piedi della falesia ci si rende conto degli equilibri vertiginosi di Rocamadour. Scalinate, archi e colonne aggrappate alla roccia a strapiombo sulla valle dell’ Alzou.
Il paese è disposto su tre livelli, dalla cité fino al castello, collegati da ascensori oppure, per i pellegrini avventurosi, da tante, tante scale.
Alle otto di mattina noi ci sentiamo già piuttosto avventurosi, così iniziamo la nostra visita dal basso verso l’alto. Incuranti dei lamenti di Alice (che invece non è mai avventurosa) ci incamminiamo sull’Escalier des Pelerins, 216 scalini su uno spettacolare panorama che si scopre lentamente di fronte ai nostri occhi e ci ripaga di ogni fatica.
Al secondo livello troviamo il santuario, letteralmente incastonato nella roccia.
Fra la stanchezza, il caldo e le mille meraviglie intorno a noi, mi dimentico di una cosa fondamentale (almeno per me)… mi sono scordata di cercare la spada Durlindana!
La mitica Durlindana, la spada di Orlando, paladino di Carlo Magno, che l’eroe lanciò lontano affinché non cadesse in mano musulmana prima della famosa battaglia di Roncisvalle e che si narra finì proprio qui, incastonata nelle mura del santuario di Rocamadour…
E invece che da Durlindana, il nostro interesse è inevitabilmente attratto dalla tecnologia, che ha colonizzato anche questi luoghi ameni. Nel santuario medievale di Rocamadour le candeline (piuttosto care) possono essere pagate comodamente anche con il bancomat! E figuriamoci se Alice, grande appassionata di accensione di candeline, non vuole provare.
Proseguiamo a piedi lungo la via crucis che si snoda fra gli alberi fino ai bastioni della rocca trecentesca, il punto più alto dal quale si apre un panorama mozzafiato sulla città e sulla valle.
Rientriamo in campeggio in mattinata, non prima di una vigorosa seconda colazione a base di baguette, croissant e marmellate ai graziosi tavolini all’aperto di fronte alla Chapelle de l’Hospitalet.
Giochi e Curiosità: Rocamadour, La spada Durlindana.
Usciamo dal campeggio poco prima di pranzo per la prima sosta per la spesa in vacanza.
La spesa in vacanza è sempre un momento che amo, perché ci permette di comprendere meglio gli usi – e soprattutto i gusti – delle località che stiamo visitando.
Ma questa volta il momento della spesa è ancora più atteso. Siamo in Périgord, un territorio che in Francia chiamano territoire gourmande.
A parte la solita varietà di meravigliosi formaggi francesi oggi mi avventuro anche nell’acquisto di alcuni prodotti tipici del Périgord, che cerco attentamente senza glutine.
Foie gras, terrine du champagne (un delizioso pasticcio di carne che viene venduto a fette in mille gusti diversi), una crema al tartufo e soprattutto una deliziosa confettura di noci che, spalmata con il burro salato sul morbido pan brioche senza glutine (che qui si trova anche al supermercato ) diventerà la mia golosissima colazione nei prossimi giorni.
Arriviamo nel primo pomeriggio a La Roque-Gageac.
Fra la colazione all’alba e la seconda colazione così abbondante che è stata praticamente un pranzo, oggi i nostri orari sono decisamente confusionari. A questo punto, malgrado l’ora tarda, non rimane che stendere un telo nel prato ed organizzare per merenda un saporito déjeuner sur l’herbe, a base di formaggio di capra, il Rocamadour.
Dalla sponda del fiume accanto a noi partono i tour in canoa, partenza da qui e rientro in pullman. Le ragazze fremono dalla voglia di provare a pagaiare lungo la Dordogna. Mi sembra piuttosto faticoso tuttavia vengo travolta dall’entusiasmo familiare e così ci prepariamo tutti in fretta e furia con costume e crema solare, pronti all’avventura. La brochure riporta le 17:30 come ultimo orario di possibile partenza e noi alle cinque ci presentiamo a fare i biglietti.
E qui, sulle rive della Dordogna, dopo tre giorni di apparente calma, l’irriverente savoire-faire francese ci colpisce inaspettato.
La deliziosa signorina della biglietteria ci farebbe anche partire ma ci spiega, sempre mantenendo il sorriso serafico dello Stregatto, che ci vogliono circa due ore per il percorso e l’ultimo autobus per il rientro parte alle sette in punto. Senza eccezioni. Quindi, nel caso in cui non remassimo abbastanza velocemente, sarebbero fatti nostri perché il bus non aspetta. E termina così, con un’alzata di spalle e un beato sorriso cortese.
Tristi e ben unti di crema solare valutiamo più opportuno cambiare programma.
Un altro modo, decisamente più comodo per esplorare le rive della Dordogna, è una crociera a bordo della tipica imbarcazione da fiume, la gabarre.
Per me è la gita perfetta e non devo nemmeno remare!
Comodi comodi, navigando a pelo dell’acqua, si arriva fino a Beynac-et-Cazenac, un maniero risalente al XII secolo, a strapiombo su uno sperone di roccia, uno dei tanti luoghi suggestivi di queste zone ad aver fatto da scenografia per qualche pellicola in costume d’epoca, in questo caso la “Giovanna D’Arco” di Luc Besson.
Sbarchiamo dalla gabarre direttamente nella piazzetta e ci fermiamo per un aperitivo, una birretta per Michele e un kir per me, la mia bibita preferita in Francia, vino bianco frizzante al profumo di creme du cassis.
02 agosto 2022 La Roque-Gageac – Montignac
Stamattina niente può fermare le ragazze che da ieri smaniano per la traversata del fiume in canoa. All’apertura del noleggio loro sono lì, pronte per partire con il babbo per questa avventura! Con il babbo soltanto, perché nella serata sono riuscita a convincerle che sarei stata solo un impiccio e così, mentre loro pagaiano lungo il fiume, io mi regalo una mattinata tutta per me.
Indosso il mio cappello di paglia e con il naso all’insù vado in centro a comprare la baguette per il pranzo, un po’ di shopping a caccia di salse e formaggi al tartufo, che in queste zone abbonda ed è speciale, ed una lunga pausa, seduta ai tavolini del bar in piazzetta a sistemare i miei appunti in tutta tranquillità.
La parte coraggiosa della famiglia rientra giusto in tempo per il pranzo e mi racconta strabilianti avventure.
La gita in canoa sembra essere bellissima e minimamente faticosa, almeno così dicono. Lungo il fiume il percorso arriva ben oltre al tragitto percorribile in gabarre, fino a Château des Milandes, dove si trova l’autobus per il rientro.
Per pranzo, visto che abbiamo il prato dietro al camper e io non ho voglia di cucinare, ho organizzato un altro piccolo déjeuner sur l’herbe in riva al fiume. Va beh, in realtà un elegante modo di rivendermi un pranzo svuota frigo a fatica zero: baguette e…tutto quello che di aperto è rimasto in questi giorni in dispensa! Sono talmente affamate che chiedono di assaggiare anche il formaggio di capra…vero sì, la gita in canoa, fatica zero!
L’acqua che scorre, le foglie che fremono sopra di noi e guardando il cielo blu distesi sulla coperta ci addormentiamo per almeno due ore.
Ci svegliamo quando ci raggiunge il sole, che questi giorni è particolarmente caldo anche qua al nord.
Risaliamo in camper e ripartiamo, direzione Sarlat-la-Canéda.
A Sarlat non c’è una vera area di sosta ma due parcheggi assolati e piuttosto sporchi, davvero fuori dai canoni francesi. La cittadina è molto carina, ben costruita a sommo studio per essere una deliziosa meta turistica ma per niente economica. Qui tutto è davvero molto caro e spesso anche poco appagante, come la crêpe che comprano le ragazze per merenda, la peggiore mai assaggiata anche fuori di Francia. Fra il caldo afoso che si respira in città e la poca voglia di lasciarsi spennare da turisti fessi, decidiamo di ripartire subito e non fermarci per la notte.
Arriviamo a Montignac poco prima di cena e ci fermiamo presso l’area di sosta comunale, che qui fuori città è ordinatissima, ombreggiata e pulita.
Domani ci aspetta un piccolo viaggio nel tempo, una visita in un luogo che mi sembra già di conoscere, visto mille volte sui libri di scuola: le grotte di Lascaux.
03 agosto 2022 Grotte di Lascaux
La nostra prenotazione per le grotte è all’una e trenta. Un’altro piccolo dispetto dei nostri amici francesi: l’unica visita in italiano (tra l’altro non guidata ma con l’audio guida) è prevista in quell’orario. Poco male, ci svegliamo con calma con il profumo dei croissant che Michele ha comprato stamattina presto e poi facciamo anche noi una breve visita al colorato mercato cittadino.
Salsiccette alle noci, un caprino, qualche altra scatolina di foie gras da regalare, una baguette e fragoline di bosco, di quelle fragoline piccole piccole, che hanno un sapore che non c’entra niente con le fragole da scaffale della frutta al supermarket, un’altra delizia che si nasconde tra le foglie di questi boschi…et voilá, il Périgord gourmande racchiuso nella nostra busta della spesa!
Pranziamo prestissimo con i prodotti che abbiamo appena comprato e, per inciso, i commensali non celiaci mi dicono che questo pane di Dordogna è il miglior pane francese mai gustato.
Raggiungiamo Lascaux in cinque minuti e parcheggiamo negli spazi previsti che sono a pochi passi dall’area visite.
Le grotte di Lascaux sono Patrimonio dell’umanità UNESCO: si tratta di un complesso di caverne decorato con alcune tra le più famose testimonianze di arte parietale del paleolitico. Raffigurazioni di animali come buoi, cavalli e bisonti, realizzate con una sapienza ed una tecnica inimmaginabili per l’epoca. Senso della prospettiva e della profondità, l’idea di sfruttare l’inclinazione dei piani delle pareti per simulare il movimento, l’utilizzo di strumenti semplici ma efficaci come per esempio l’aerografo di osso, rendono questo ritrovamento un tesoro inestimabile…non a caso Lascaux è stato soprannominato la “Cappella Sistina della Preistoria”.
Per proteggere questa meraviglia di 22 mila anni fa ed allo stesso tempo renderla fruibile al semplice turista, i 900 metri quadri della grotta sono stati interamente riprodotti (incluso il clima freddissimo dei sotterranei) presso il Lascaux International Center of Parietal Art.
Il museo include anche un percorso con attività didattiche per i bambini, che qui possono riprodurre le pitture su di uno schermo, con l’aiuto delle mani e del soffio…esperienza fantastica, tanto da far dimenticare a tutti l’uso dell’onnipresente telefonino.
Alice infatti, completamente rapita dal disegno, ha abbandonato il suo cellulare ad un destino incerto, appoggiato al banco dei giochi. Dopo una bella brontolata ed un mare di lacrime fortunatamente abbiamo ritrovato il povero disperso, recuperato dai gentilissimi operatori alla reception.
Info su: https://ticketsdordogne.com
Nel pomeriggio entriamo in campeggio a Montignac. Malgrado qui al nord il clima sia un po’ meno rovente che da noi in Italia, comunque le temperature sono piuttosto alte e le ragazze si tuffano immediatamente in piscina.
Il campeggio è davvero delizioso, gli spazi comuni sono tutti ricavati da antichi edifici agricoli, vecchie stalle o granai, tutti ristrutturati in chiave moderna e con servizi davvero confortevoli.
Stasera ceniamo in campeggio, un bel piatto di pasta italiana ma ovviamente in rivisitazione francese: condita con fonduta di roquefort e accompagnata da un profumato bicchiere di Malbec di Cahors.
04 agosto 2022 Montignac – La Roque Saint-Christophe – Brantôme
Sarà che il verde rilassa, sarà lo scorrere quieto dei suoi fiumi o il piacere lento della buona cucina, tutto nel Périgord invita alla calma. E poi, passati i primi fremiti della partenza, ora ci sentiamo davvero in vacanza e così ci viene naturale assecondare i ritmi lenti del viaggio. Ieri sera abbiamo trascorso la serata sotto gli alberi in campeggio in compagnia dei giochi da tavolo, poi siamo andati a nanna prestissimo e stamattina ci prendiamo anche il lusso di una sveglia comoda!
Mentre le ragazze approfittano di un ultimo tuffo in piscina, io e Michele fuggiamo un’oretta in paese per una passeggiata romantica ed un caffè sul lungofiume della Vézère.
Finalmente soli, io e lui…a parlare delle figlie, ovviamente!
Ripartiamo in tarda mattinata e raggiungiamo per pranzo la città di Tursac.
Le terre del Périgord, fertili e ricche di corsi d’acqua, sono state abitate fin dall’antichità. Per questo un po’ dappertutto è possibile visitare i siti delle antiche civiltà troglodite.
Noi scegliamo il villaggio troglodita di La Roque Saint-Christophe, nei pressi della città di Peyzac-le-Moustier. Oggi è visibile una scarpata calcarea di circa un chilometro, con cavità più o meno profonde ed è facile immaginare che possano essere state un riparo, ma basta avvicinarsi per scoprire che non si tratta solo di questo.
I villaggi trogloditi sono vere città, costruite lavorando a partire da cavità naturali che l’uomo ha poi ulteriormente scavato. I materiali estratti sono poi stati usati per chiudere il fronte degli accessi. Il sito ha avuto una storia movimentata, le cavità sono state occupate dall’uomo preistorico circa 55.000 anni fa e modificate nel Medioevo per diventare un forte e una città troglodita abitata fino al 1500. Oggi è visibile solo la parte scavata, ma con un pochino di immaginazione (e l’aiuto delle moderne ricostruzioni visibili nei pannelli e nel video esplicativo inclusi nella visita) possiamo rivedere le facciate medievali perfettamente incastonate nella roccia e immaginarci il brulicare della vita sotto questi antichi ripari. Un cartellone esplicativo all’ingresso elenca i siti similari presenti nel mondo…e ovviamente riporta anche Matera!
Giochi e Curiosità: Matera e l’acqua.
Info su: https://www.roque-st-christophe.com/
All’uscita del sito c’è un piccolo bar con i tavolini lungo il fiume, perfetto per una merenda al fresco prima di ripartire. Le mie golosone mangiano l’ennesima crêpe con burro salato e caramello, io purtroppo ancora invece non sono riuscita a trovare una crêperie che faccia anche le galette (le crêpe bretoni di grano saraceno, naturalmente senza glutine) oppure crêpes senza glutine.
Mi consolo con la cena, deliziosa, romantica e anche senza glutine, sulle rive della Dronne a Brantôme.
Info: https://restaurant-le-saint-sicaire.eatbu.com/?lang=it
Pernottiamo nella tranquilla area di sosta lungo il fiume.
Come sempre, mentre le ragazze si preparano per dormire, io inizio a scrivere il diario e proseguo per un po’ nel silenzio della notte. Ma stasera c’è qualcosa che mi disturba. Moscerini. Tanti moscerini e anche qualche farfallina della notte, una compagnia che non gradisco affatto. Sembra impossibile, abbiamo zanzariere sottili ad ogni finestra.
Amano la luce del mio tablet e così, nella disperazione degli assalti infiniti, dopo aver tentato invano di scacciarli da destra e sinistra, desisto dallo scrivere e incolpo le mie figlie che penso abbiano lasciato la porta di ingresso troppo aperta nel pomeriggio. Ma sono davvero troppi e così Michele interviene, usando l’aspirapolvere come una sorta di bazooka, e fa strage di tutte le minuscole bestiole.
Ma al mattino il mio valoroso eroe si scopre invece colpevole quando ci accorgiamo che proprio Michele, quando ha parcheggiato, non ha chiuso il finestrino della cabina guida ed abbiamo dormito tutta la notte con una finestra aperta sul fiume…il mio dolcissimo marito, stavolta davvero troppo romantico!
05 agosto 2022 Brantôme – Duna di Pilat
La prossima volta che avrò bisogno di staccare dai ritmi frenetici del quotidiano ed avere davanti agli occhi qualcosa di bello probabilmente tornerò a Brantôme.
Brantôme è circondata dal fiume Dronne che la abbraccia, entra nel paese, scorre nei canali e sotto i suoi ponti, fa guizzare le fontane e smuove le pale dei mulini. La Dronne è la vita di Brantôme, che qui chiamano la “Venezia del Périgord”.
Una passeggiata lungo gli argini e la spesa fra i colorati banchi del mercato: pesche bianche profumatissime, qualche zucchina, pane fragrante, una terrina di paté d’oca. Il nostro pranzo gourmet è già pronto in borsa.
Così, invece di stare a cucinare, oggi impieghiamo un’oretta a visitare la bellissima chiesa dell’ abbazia, dedicata a Saint-Sicaire, patrono della città.
Al primo sguardo non trovo la statua del santo, poi capisco. Io cercavo un uomo con l’aureola ed invece il santo è un bimbo neonato. È una bella scultura, che mi colpisce molto, rappresenta una madre nell’atto di proteggere il suo bimbo mentre un soldato alza la spada contro di loro. La tradizione francese racconta di questo santo bambino, una delle vittime della strage degli innocenti a Betlemme, le cui reliquie furono portate qui nientemeno che da Carlomagno.
La mattinata in paese scorre così, fra la visita all’ abbazia benedettina ed un caffè ai tavolini sul lungofiume.
Giochi e Curiosità: Francia, I mille caffè di Francia.
Il nostro viaggio goloso a spasso per la Dordogna finisce qui.
Ma poiché abbiamo ancora una giornata e comunque dobbiamo guidare verso la Spagna, decidiamo di dedicare una tappa intermedia per visitare una vera meraviglia della natura: la duna di Pilat, la duna di sabbia più alta d’Europa.
Ripartiamo subito dopo pranzo in direzione del bacino di Arcachon, il golfo azzurro sul quale si affaccia la Duna di Pilat. L’idea è di parcheggiare in un’area di sosta segnalata vicino alla duna, andare a letto presto e partire domattina prestissimo per la visita. Ma all’imbocco della strada segnalata per l’area ci aspetta una brutta sorpresa. La strada è chiusa per lavori, l’area di sosta è inesistente e noi ci perdiamo fra le strette strade del paesino di La Teste-de-Buch, che oggi per di più festeggia la festa padronale ed è invaso da una moltitudine di cicli, persone e passeggini.
Infine non abbiamo altra alternativa che andare a parcheggiare presso l’area Les 3 Cocinelles, a pagamento e distante circa mezz’ora dal sito.
06 agosto 2022
Ci svegliamo presto e raggiungiamo il parcheggio sotto la duna.
La duna è di sabbia ma la guida dice che la si raggiunge con un breve sentiero nella pineta. Noi valutiamo di indossare le scarpe chiuse e di portare uno zaino grande per conservarle quando dovremo toglierle ma in realtà, rispetto a poco tempo fa, la sabbia sta già inghiottendo altre zone e il terreno inizia ad essere impraticabile già sul sentiero all’uscita del parcheggio.
Per chi vuole salire un pochino più “comodamente” c’è una scala di legno che la sabbia cerca quotidianamente di nascondere ma Michele e le ragazze iniziano la scalata da un lato e io li seguo sconsideratamente.
La sabbia è finissima, una neve soffice nella quale affondano gambe e piedi e la salita è ripidissima. Me ne rendo conto troppo tardi, quando ormai ho paura di tornare indietro da sola ed arrivare da qui alla scala vorrebbe dire aggiungere ulteriore fatica a questa scarpinata.
In realtà è impossibile scivolare perché la sabbia ti avvolge e ti sostiene, infatti le ragazze mi fanno impazzire dalla paura correndo a perdifiato lungo le ripide dorsali.
La sensazione di sicurezza malgrado lo strapiombo sotto di loro è qualcosa di veramente surreale ed è proprio questa la sensazione che le ha colpite di più. Io gli credo sulla parola ma resto comunque ben ancorata al percorso già segnato dai piedi altrui e mantengo un costante tremore alle ginocchia ogni volta che guardo in basso.
Arrivati in cima guardiamo sotto di noi. Quelli che in partenza ci sembravano pochi alberi si rivelano una foresta verde, dall’altro alto il panorama mozzafiato del mare azzurro.
Davanti a noi il deserto.
Info su: https://www.dunedupilat.com/it/la-duna/
La prima parte del nostro viaggio si ferma qui. Lavata via la sabbia da sopra di noi e dal camper, ripartiamo dopo pranzo ma questa volta non torniamo indietro.
Il nostro viaggio prosegue verso le regioni della Spagna del Nord, seguendo le tappe dell’antico cammino verso Santiago…