Luglio – 29/30/31 Montemurlo – Arma di Taggia – Carcassone – Vitoria Gasteiz
Il nostro viaggio estivo ha sempre una programmazione lunga un anno, in attesa di queste mitiche tre settimane che ci permettono di dare una sbirciata sul mondo, ma questa volta per il Portogallo è tutto un po’ un’improvvisata.
Vuoi che a me sembrava quasi impossibile arrivare fin quaggiù e quindi mentalmente rimandavo ogni progetto, convinta, in un angolino del mio cervello, che non saremmo mai veramente partiti per questa destinazione folle. Inoltre con gli amici “di camper” avevamo concordato un viaggio attraverso l’Andalusia, con una capatina in Algarve e magari forse spingendoci fino a Lisbona, chissà…
Invece alla fine, per una serie di inconvenienti, gli altri due equipaggi hanno dovuto scegliere mete diverse e noi ci siamo ritrovati soli, a due settimane dalla partenza, a decidere infine dove andare.
In questi ultimi anni prima di ogni partenza, io e Michele abbiamo preso l’abitudine di fermarci un momento da soli, per fare un brindisi al viaggio, di solito seduti ai tavolini del terrazzino del bagno Nettuno a Castiglioncello, guardando la piccola baia del Quercetano e pensando al resto del mondo. Questa volta però brindiamo ad una scelta un po’ improvvisata…o forse no.
Siamo decisi. Portogallo.
Ma il nostro Portogallo non vuole essere il punto di arrivo di un lungo percorso attraverso la Spagna, ma un vero e proprio viaggio attraverso tutto il Paese.
Lui da solo, tutto il Portogallo che riusciremo a visitare, da nord a sud.
Così, in uno stato mentale di convinzione che sfiora l’incoscienza, partiamo il venerdì sera da casa e arriviamo fino a Arma di Taggia, un’area di sosta a pagamento presso la quale riposiamo qualche ora. Michele riparte alle sei del mattino, sperando di viaggiare un po’ prima che si sveglino le bambine, per rendere la loro parte di “navigazione” un pochino più breve. Invece Asaria è così sovraeccitata per questo viaggio che si sveglia con il babbo e si siede davanti per vedere la strada.
Da questo momento viaggiamo, viaggiamo e viaggiamo.
Siamo decisi a raggiungere il prima possibile la nostra mèta e sul camper vige un regime militare per tutti, quindi le soste previste per una pausa caffè o addirittura per il pranzo sono brevissime.
Tuttavia come sempre il destino, o meglio in questo caso il “fato” portoghese, ci mette subito del suo. Durante il primo pranzo il gas non si accende…e ci rendiamo conto con orrore che la batteria della cabina non funziona. Disastro. Siamo costretti a cercare un centro per camper nei paraggi.
A Narbonne troviamo un negozio di accessori. I commessi non sono in grado di verificare il problema, ma potrebbero venderci una nuova batteria. Inoltre ci mettono a disposizione un attrezzo per verificare se la batteria sia effettivamente rotta. Così Michele, resosi conto che la batteria è invece perfettamente funzionante, si trasforma in un mcgyver dei camper: smonta il sedile, verifica i fusibili… insomma viviseziona ogni singolo filo del camper e infine risolve il problema.
Per quanto mi riguarda non ho ancora capito dove era il guasto, ma l’importante è che ad oggi tutto regge ancora!
Malgrado tutti gli inconvenienti arriviamo comunque a Carcassonne verso le sette di sera. Ci dirigiamo all’area di sosta fuori dalle mura, ma il contatore elettronico all’ingresso segnala che non ci sono più posti disponibili, malgrado l’area sembri semivuota. Sperando in un altro po’ di fortuna ci mettiamo fuori ad aspettare che si liberi un posto. Dopo aver mandato via una decina di altri camper che cercano posto come noi, facciamo un ultimo tentativo e finalmente, malgrado non sia uscito nessuno, il contatore segna un posto libero e ci permette l’ingresso. Abbiamo dedotto che probabilmente il contatore mantiene bloccato un posto per 24 h e poi lo libera se il mezzo non rientra allo scadere del tempo pagato.
L’area è graziosa e pulita, con servizio di carico e scarico. Dopo cena abbiamo ancora la forza e la voglia di sgranchirci un po’ le gambe con una passeggiata al tramonto.
Il camminamento lungo le mura della città è decisamente affascinante, le pietre sono rese morbide e setose dalla luce gialla del tramonto che ci permette di scattare bellissime foto. Facciamo un breve giro dentro le mura, fra i mille negozietti e ristoranti. Ci ripromettiamo di fermarci nuovamente in un prossimo viaggio, magari verso la Spagna del nord, ma per il momento ci accontentiamo di questa breve visita e decidiamo di non investire la mattina di domani per gli interni, ma riprendere subito il viaggio…quest’anno noi vogliamo andare in Portogallo.
Il mattino dopo quindi ripartiamo e di nuovo, viaggiamo, viaggiamo e viaggiamo.
La sera ci fermiamo in un paesino della Spagna del nord, Vitoria Gasteiz. Prendiamo la tranvia e andiamo in centro per cena. Ceniamo in un grazioso localino di pinxtos, dove purtroppo non posso assaggiare niente… mi consolo con bicchiere di ottimo vino tinto. Solo più tardi, girellando per la città, scopriamo proprio nella piazza principale un ristorante che serve anche piatti gluten free quindi, visto che sono ancora a stomaco vuoto, ordino un panino con chili. Ormai però siamo stanchi morti, Michele distrattamente rovescia il bicchiere della birra, dopo pochi minuti Asaria colpisce il mio vino, per cui, anche se gli alcolici sono tutti in terra, noi sembriamo decisamente ubriachi, quindi usciamo fra gli sguardi infuriati delle cameriere del locale…
Dopo il viaggione e la cena dormiamo tutta la notte come sassi, ma la mattina ripartiamo intrepidi, questa volta un’ ultima tappa: Portogallo !
Giochi e Curiosità: 365 giorni di Baccalà…e di meteorologia!
31 luglio lunedì Vitoria Gasteiz – Guimaraes
Ultimo giorno di viaggio infinito. Ci fermiamo per il pranzo nel nulla di un paesino che sembra il set polveroso di un western, Villa Quejida.
Non sembra esserci nessuno, a parte un vecchino che passa almeno un paio di volte per guardare stupito il camper, fra le risate delle bimbe.
Finalmente, più o meno alle quattro del pomeriggio, varchiamo il confine.
Per l’occasione le bimbe sono volute stare sedute in braccio a me sul sedile davanti…cosa decisamente non ortodossa ma giustificata dalla voglia di condividere un momento storico di questo viaggio. Passato il cartello del confine Spagna/Portogallo sul camper esplode la gioia e improvvisamente tutti ci mettiamo a cantare una canzoncina per bambini in portoghese che le bimbe hanno imparato al villaggio vacanze con i nonni, che dice più o meno “senta no cavalo” e che ormai è divenuta la colonna sonora del nostro viaggio.
Senta no cavalo https://www.youtube.com/watch?v=AQFSgXlHXf0
C’e da dire che come sempre le nostre bimbe si sono dimostrate delle viaggiatrici incallite: in tre giorni e mezzo di navigazione non si sono mai scoraggiate, hanno guardato due bei film, poi hanno cantato, disegnato e attaccato figurine e poi hanno fatto pon pon, decine di pon pon con i quali hanno decorato le loro camerette. Ho trovato fili colorati anche in dispensa…
Ma soprattutto abbiamo notato, e noteremo durante tutta la vacanza, che non ci hanno mai chiesto quanto manca, ma sempre “dove siamo” o “dove stiamo andando”!!
Verso le cinque del pomeriggio troviamo le indicazioni per un campeggio vicino Guimaraes (parque de campismo Arco).
Il cartello indica di accedere attraverso una strettissima strada in discesa che attraversa case e balconcini del minuscolo paesino di Arco de Baulhe. Non ci fidiamo dell’indicazione, così facciamo due volte il giro alla ricerca di un percorso migliore e poi ci fermiamo al benzinaio per chiedere indicazioni. Purtroppo l’indicazione è esatta e il benzinaio ce lo conferma con un sorrisetto sotto i baffi che mi fa subito salire l’ansia. Fra le mie proteste Michele inizia la discesa della stretta stradina che, fra pavé e sterrato, scendendo diviene ancora più stretta e tortuosa, districandosi in brevi curve paurose fra gli angoli dei muri delle case e la roccia viva.
Sudiamo freddo per tre lunghissimi minuti di terrore. Io mi vedo già a dover uscire dall’oblò centrale del camper perché ci siamo irrimediabilmente incastrati.
Invece al di là di ogni immaginazione, in fondo la strada si apre sul bellissimo panorama di un terrazzamento a vigneto. Ci sono altri tre o quattro intrepidi camper, una bella piscina di pietra e servizi semplici ma ampi e puliti. Il proprietario è un belga, barbuto e gioviale, che ci viene incontro a mano tesa.
Appena il tempo di parcheggiare e le piccole hanno già indossato il costume e possono fare un tuffo in piscina mentre noi finalmente ci rilassiamo.
Ora possiamo dire che la vacanza è iniziata!
1 agosto martedì Guimarães – Bon Jesus – Praha do Cabedelo
L’unico pensiero stamattina prima di ripartire è quello di dover tornare indietro per la stessa temibile strada. A questo proposito ieri sera Michele ha espresso la sua preoccupazione con il proprietario del campeggio, che lo ha rassicurato e gli ha detto di chiamarlo prima di partire.
Noi pensiamo che ci voglia indicare una strada alternativa, anche perché non è possibile che il percorso fatto all’andata possa essere previsto a doppio senso di marcia, ci siamo passati a malapena. Invece il tipo prima chiama qualcuno in cima alla strada per bloccare eventuali mezzi in discesa, poi ci chiede le chiavi e con fare deciso guida il nostro camper fino alla strada principale!
Salutato il nostro nuovo amico, arriviamo a Guimarães verso le dieci e parcheggiamo lungo un viale appena dietro la piazza principale. Poiché il camper occupa due posti auto, paghiamo due volte il biglietto alla macchinetta automatica, sperando così di non incorrere in multe.
Subito dopo pochi metri troviamo il muro con la scritta Aqui nasceu Portugal che già sembra indirizzarci sulla strada giusta.
Infatti la storia di questo Paese, inteso come nazione, parte proprio da questa cittadina, che ha dato i natali al primo re, Alfonso Enrique I.
Ma, malgrado tutte le nostre buone intenzioni di fare una visita da bravi turisti, nella stessa piazza incrociamo subito la Pasteleria Clarinha, una delle più rinomate della zona. Decidiamo quindi di fare subito la fermata per la seconda colazione, a base di pasteis de nata e torta di Guimarães.
Anche se sono celiaca, raramente resto a bocca asciutta e anche oggi rimedio il mio bocconcino dolce. In vetrina punto un budino, giallo di uova e annegato in un mare di caramello e provo ad informarmi sugli ingredienti. La proprietaria non parla una parola di inglese e io non parlo il portoghese…così, solo grazie al provvidenziale intervento di un gentile signore, che invece si arrangia in tutte le lingue, incluso uno zoppicante italiano, riesco a scoprire che si tratta del famosissimo podim do abade de priscos un budino fatto con rossi d’uovo e zucchero. Naturalmente isento do glùten!
Satolli di zuccheri ripartiamo subito verso il castello, molto ben conservato e dal quale si gode di un bel panorama sulla città vecchia. La visita comprende anche alcuni interni, nei quali sono state allestite attività interattive per i bambini, come un divertente cartone che spiega la storia della nascita del Portogallo ad opera di un simpatico Alfonso Enrique, in portoghese ma facilmente comprensibile da tutti. Anche in Portogallo le storie da raccontare a grandi e piccini sono infinite. Qui la gara fra di noi è stata contare le torri e cercare di scoprire quale fosse quella principale, residenza di dona Mumadona, fondatrice di Guimarães.
Scendiamo verso il centro dopo esserci affacciati nella piccola Capela do San Miguel, dove si narra che sia stato battezzato il piccolo futuro re. Decidiamo di non visitare gli interni del Palazzo dos Duques e investire invece un paio d’ore a girovagare per le stradine del centro.
Oggi accusiamo un po’ i postumi del viaggio e siamo molto stanchi, per cui ci rilassiamo con un succo fresco (qui si chiamano sumos – estratti di frutta fresca di stagione) ad un tavolino di fronte al suggestivo Padrao do Salado, il reliquiario di fronte alla bella chiesa di Nossa Senhora de Oliveira. Poi,visto che ormai è ora di pranzo, ci fermiamo a mangiare presso Historico, un grazioso ristorante allestito in una fortezza medievale dove hanno anche un menù gluten free.
Così oggi mangiamo il nostro primo bachalau!
Giochi e Curiosità: Guimarães, Aqui nasceu Portugal.
Nel pomeriggio visitiamo il santuario di Bom Jesus do Monte.
Il parcheggio, libero anche per i camper, è ampio e ombreggiato. Al santuario, situato in cima ad una verde collina, si può accedere sia affrontando una lunga scala, che ripaga la fatica con un bellissimo panorama, sia in modo decisamente più comodo e divertente, con un antico “elevador” ad acqua, che si rivela un’esperienza molto divertente per le bambine.
Le messe sono celebrate continuamente, in tutte le lingue. Quando entriamo noi per l’appunto c’e la messa in italiano, per la gioia delle bambine che, stufe di sentire parlare il mondo in portoghese e la loro mamma in inglese (poiché in viaggio scatta come sempre il metodo only english) con buona pace del babbo si mettono entusiaste ad ascoltare la messa! Il santuario, per noi che non siamo interessati all’aspetto religioso, ha in sé poca attrattiva, ma vale la pena comunque per il bellissimo panorama e la scalinata barocca, che si intreccia a perdita d’occhio, tutta decorata con vari temi religiosi. Per la discesa ci dividiamo: io e le bimbe di nuovo con l’elevador, Michele invece affronta la scalinata per fare qualche foto.
Al ritorno Michele e Asaria sono accaldati e stanchi, forse troppo…ed infatti hanno la febbre!
Il povero Michele guida ancora fino a Viana do Castelo, cercando inutilmente un posticino per fermarci, ma purtroppo non troviamo posto in campeggio. Ci fermiamo a dormire in un parcheggio sull’oceano della Praha do Cabedelo. Il parcheggio è libero e per di più si può usufruire dei servizi attrezzati per i bagnanti. Si tratta di prefabbricati ampi e pulitissimi, con bagni e docce fredde. Vista l’emergenza, stanotte ci fermiamo qui.
2 agosto mercoledì Praha do Cabedelo
Per Asaria la febbre da stanchezza in viaggio ormai è un classico, ma è una febbre che come arriva se ne va e infatti, senza dover prendere neppure una tachipirina, dopo un bel sonno al mattino la bimba è fresca e riposata. Michele invece annaspa con una febbriciattola bassa e persistente che lo fiacca.
Va beh, in fondo, anche se febbricitanti, siamo pur sempre parcheggiati sull’oceano.
E che lo si voglia o no, ci aspetta almeno una giornata di relax e riposo.
Stamattina niente sveglia. Colazione con calma e poi io e le bimbe ce ne andiamo su di una delle spiaggie che formano la famosa Praha do Cabedelo. Mentre io prendo il sole le piccole possono giocare con una sabbia “preziosa”. Infatti qui la sabbia è ricchissima di mica, un minerale luccicante che fa brillare tutta la battigia. Anche se il sole è caldo l’acqua è ghiacciata ma soprattutto il vento soffia continuamente folate fredde, tanto che restiamo con le magliette indosso e riusciamo a toccare l’acqua solo con i piedi. Rientrati in camper per il pranzo, troviamo Michele ancora febbricitante ma sicuramente più riposato. Trascorriamo il pomeriggio a fare un pochino di compiti poi io e le bimbe usciamo di nuovo per una lunga passeggiata sui camminamenti di legno che proteggono le dune e permettono di raggiungere le varie spiagge. Facciamo merenda con un tè freddo (la nuova bibita preferita di Asaria) presso Aquario, un bel locale con divanetti vista mare e approfittiamo tutte e tre per metterci in pari con i nostri diari di viaggio.
3 agosto giovedì Viana do Castelo – Porto
Stamattina Michele si sente decisamente meglio o almeno così dice, probabilmente piuttosto che restare un’altra giornata tappato nel camper.
Di fronte al parcheggio partono i ferry boat per Viana do Castelo, circa uno ogni ora ed in pochi minuti raggiungiamo la cittadina.
Anche qui, pochi passi in salita e ci troviamo di fronte alla Pasteleria Nazario, la più rinomata della città…siamo costretti a fermarci. Purtroppo per noi la specialità della casa, i bolos do Berlim (krapfen tagliati a metà e straboccanti di crema all’uovo) arrivano solo dopo le undici e trenta. Da qui proseguiamo fino a Praha da Republica, per ammirare la Chafariz, la fontana rinascimentale, decorata in stile manuelino e sormontata dalla sfera armillare dei navigatori; di lato il vecchio municipio (Antigos Pacos do Conchelo) un palazzone cinquecentesco che ricorda un po’ una fortezza.
Anche la storia di Viana è fondamentale per comprendere le basi della cultura portoghese e dopo aver visitato Guimarães la tappa di oggi ci è sembrata adatta a ricostruire un percorso di visita con un senso storico e logico. Il sito infatti è sempre stato abitato fin dai tempi antichi, grazie alle sue acque tranquille e pescose. Inizialmente era un piccolo insediamento celtico e poi è stato un importante porto romano, come ricorda il nome (il paese è dedicato alla dea Diana) e ha conosciuto un periodo di grande prosperità, tanto da essere il principale porto del Portogallo.
Tornando indietro verso il ferry boat, pensiamo di fermarci da Nazario per prenderci un paio di bolos per il pranzo, ma purtroppo alle 11:30 c’è già una lunghissima fila fuori dalla pasticceria.
Per cui pranziamo velocemente in camper e ripartiamo alla volta di Porto.
Arrivati a Porto ci rendiamo conto che girare nella città con il camper non è raccomandabile, poiché le strade sono strette e tortuose. Cerchiamo posto al Parque de campismo Obitur, fuori dalla città, un campeggio ombreggiato in terra battuta con una bella piscina, a mezz’ora di tram dal centro.
Ci prepariamo velocemente e affrontiamo l’avventura dell’autobus portoghese. Una vera avventura, perché il percorso si snoda fra stradine strettissime, spesso pavimentate con il pavé, fra i muri delle case dei paesi intorno alla città. Su alcuni muri in angolo notiamo addirittura dei ferri posti di rinforzo affinché l’eventuale strusciare del bus a lungo andare non rovini il cemento.
Nel tardo pomeriggio siamo a Ribeira.
Non è mia abitudine guardare le foto dei posti da visitare prima di andarci, sono un pò viziata da Michele che sembra conoscere ogni strada del mondo e poi adoro le sorprese.
Quindi non conoscevo la città di Porto se non dalle descrizioni delle guide e l’immagine che mi ero fatta non corrispondeva minimamente alla realtà.
Un canyon scavato dal largo fiume, il bellissimo ponte di ferro, opera moderna incastrata sui piloni di pietra dell’antico ponte sospeso, e arroccate sul lato destro le case, a colori vivaci, tutte con i terrazzini di metallo in tinta affacciati sull’acqua nella quale galleggiano i rabelos, le barchette tipiche per il trasporto del vino.
Non so perchè ma mi ero immaginata una cittadina decadente, dal luminoso passato ma pur sempre portuale, quindi in un certo modo la pensavo di una bellezza fredda, costruita con i soldi del commercio e poco cuore. Praticamente l’esatto opposto.
Dal primo sguardo Porto trasmette l’emozione di una città viva, un crocevia di storie, come se i muri delle case e il fiume fossero impregnati di emozioni presenti e passate. Così, rapiti dal fascino del panorama, ci lasciamo trascinare nel passeggio del tardo pomeriggio lungo il Douro.
Ci addentriamo nelle stradine più interne per cercare un ristorante per la cena e, dopo una breve attesa, troviamo posto presso Ora Viva una locanda minuscola, un corridoio con sei o sette tavolini stretti su un lato. Non hanno un menù gluten free a parte ma il cameriere parla quasi perfettamente italiano e conosce bene il mio problema. Quasi tutti i piatti sono naturalmente senza glutine, noi ordiniamo il polipo, il bachalau con le patate, un arroz de marisco e io una cataplana do marisco, leggermente speziata al curry…e per finire pere al porto e budino al caramello. I piatti sono talmente abbondanti e ricchi di pesce, buonissimo, che torniamo a casa praticamente rotolando.
Purtroppo qui gli autobus non sono mai in orario e stasera il nostro fa un ritardo di almeno trenta minuti, quindi alla fine arriviamo al camper dopo le undici, con la piccola Alice addormentata in braccio.
4 agosto venerdì Porto
Malgrado il tardo rientro di ieri sera, stamattina partiamo abbastanza presto per la visita a Porto. Decidiamo di seguire l’itinerario a piedi consigliato dalla Lonely, che parte dalla Torre dos Clerigos e scende fino a Ribeira. Utilizziamo il bus fino alla fermata di Praça do Lisboa così da guadagnare un bel pezzo in salita e poi proseguiamo a piedi.
La zona è molto graziosa, piena di librerie e così dopo pochi minuti perdiamo di vista l’itinerario segnato ed iniziamo a girovagare.
Ci fermiamo per la seconda colazione presso il Caffè Ribeiro, un piccolo locale con i tavolini all’aperto e poi ci mettiamo in fila per entrare nella libreria Lillo (quella del film Harry Potter) che vale veramente la pena visitare.
Scendendo incrociamo prima la stazione di Sao Bento e la Igreja do Carmo. All’uscita della stazione c’è una graziosa statua, un grosso masso decorato con azulejos, sul quale le bambine sono salite per fare alcune foto con lo splendido sfondo azzurro della Igreja do Carmo. Visitiamo la maestosa Sé e poi percorriamo le strette viuzze medievali che dalla Cattedrale conducono al porto.
Per pranzo ci fermiamo a mangiare un boccone a Fado, un minuscolo ristorante letteralmente incastrato fra le rocce. Nel vero senso della parola, perchè una parete è sostituita da un lato del monte sul quale poggia la Sè. La proprietaria non capisce una parola né di italiano né di inglese, inoltre è sola a cucinare e servire. Tuttavia è veramente gentile e anche se non riesce a comprendere minimamente il mio problema alimentare, me la cavo comunque con un piatto di sardine e riso, mentre Michele prova la famosa francesinha, una specie di lasagna costruita con fette di pane in cassetta, prosciutto cotto e salsiccia, ricoperta di formaggio fuso, il tutto inondato da una salsa di pomodoro, peperoncino e birra…insomma uno spuntino sano!
Nel primo pomeriggio raggiungiamo il porto, dove ieri sera avevamo prenotato la gita in barca lungo il Douro e la visita alle cantine di Calèm. Io amo la prospettiva delle città viste dal fiume, poiché normalmente i punti di interesse sono sempre ben individuabili e anche io, che sono completamente sprovvista di orientamento, riesco ad avere un’idea più precisa della geografia della città.
La visita alle cantine è molto divertente sia per i grandi che per i bambini. Si divide in due momenti, il primo è una mezz’ora di visita interattiva libera. Qui per esempio si può giocare a indovinare i vari sentori del vino, presso un tavolo fornito di tanti cassetti all’interno dei quali è racchiuso un aroma (vaniglia, mora, caffè…) e sovrastati da un foro. Prima si deve annusare poi provare ad indovinare e in ultimo si può aprire i cassetto per controllare se si è data la risposta giusta. Ci sono inoltre alcune teche trasparenti nelle quali vengono riprodotti gli strati di terreno con le radici dei vitigni che sprofondano fra sassi e sabbie. Poi la visita prosegue proprio all’interno delle cantine, con una guida disponibile in spagnolo, francese o inglese. Infine il famoso assaggio, due enormi bicchieri di vino a testa per i grandi, uno bianco e uno rosso, talmente pieni che non riusciamo nemmeno a terminare e due calici di agua do Porto per far fare un brindisi anche alle piccole.
Giochi e Curiosità: Porto e la leggenda del vino.
5 agosto sabato Porto – Coimbra
Stamattina ce la prendiamo decisamente comoda. Sveglia dopo le nove e lenta colazione.
Visto che finalmente siamo in campeggio io approfitto per fare una lavatrice di biancheria, cambiare i letti e rassettare un po’ il camper che mi sembra un po’ provato da tutte queste notti di vagabondaggio. Le bimbe giocano un po’ ai giardini del campeggio e poi, quando il sole inizia a scaldare, tutti in piscina.
Ripartiamo nel primo pomeriggio, direzione Coimbra. Arriviamo in città piuttosto velocemente e subito troviamo posto in un parcheggio accanto al Exploratorio da Ciencia.
Dall’Exploratorio al centro c’è una una passeggiata di circa venti minuti, peccato che sia tutta sotto il sole e in salita! Decidiamo comunque di salire a piedi, ci costa più fatica attendere un eventuale autobus portoghese.
Camminando lentamente in salita incrociamo Rua de Quebra Costas, la cosiddetta “spezzaschiena”, una scalinata vertiginosa il cui nome è tutto un programma. Decidiamo saggiamente di non cercare scorciatoie e proseguire la nostra ascesa via strada. Raggiungiamo il piazzale dell’università nel tardo pomeriggio e, nel tempo in cui io mi rendo conto di dove siamo e dove potremmo andare, il mitico Michele ha già comprato i biglietti e ci attende in fila di fronte alla Biblioteca Joanina.
Giochi e Curiosità: Coimbra, gli abitanti segreti della biblioteca Joanina.
Girelliamo un po’ nelle sale dell’antica università, poi attendiamo alle sette il suono della Cabra, l’antica torre dell’orologio e… fuggiamo a gambe levate.
Si racconta infatti che, come un po’ in tutto il mondo, le matricole al primo anno al termine delle lezioni, segnato dal suono della campana nella torre, vengano prese in giro (come minimo…) a meno che non riescano a fuggire scappando… appunto, come capre, da qui il nome della torre.
Dall’università scendiamo verso la Sè ed ormai sono quasi le otto. Presso uno dei ristoranti proprio accanto alla Cattedrale è prevista una serata di Fado per le otto e trenta, così decidiamo di fermarci per la cena. Anche qui il cameriere parla inglese e qualche parola di italiano e conosce benissimo il problema celiachia. Io ordino un piatto a base di capretto cotto nel vino, ma posso assaggiare anche il bachalau a brás che ha ordinato Michele. Per le bimbe una omelette e una braciola di vitella con il riso e le patatine, un latte portoghese (che invece purtroppo non posso mangiare) e per me il melao: fette di melone bianco letteralmente annegate nel Porto.
Come promesso dopo le otto e trenta arrivano i suonatori di Fado, che secondo tradizione a Coimbra sono insegnanti o studenti dell’università, rigorosamente maschi, vestiti con la tipica toga nera. La serata è coinvolgente, anche le bambine sono felici di ascoltare e addirittura battono le mani a tempo.
Rientriamo al camper tardi, verso le undici. Domani ci attende una giornata pienissima.
6 agosto domenica Tomar – Batalha – Alcobaça
Come previsto partiamo abbastanza presto, direzione Tomar. Parcheggiamo in un vecchio campeggio in disuso, aperto al pubblico ma con una guardiola esterna, molto ordinato e addirittura con servizi igienici funzionanti, dal quale si raggiunge a piedi in dieci minuti il centro storico e il monastero.
Malgrado la nostra levataccia oggi è domenica, giornata di ingresso gratuito ai musei per i portoghesi, quindi troviamo una notevole fila all’entrata del monastero (Convento de Cristo).
Il povero Michele come sempre si sacrifica per la famiglia e si fa una buona mezz’ora di fila sotto il sole. Io e le bambine approfittiamo per andare in bagno e raggiungiamo il babbo quando ormai è in dirittura d’arrivo.
Oggi il sole è veramente caldo ma entrati nel monastero sembra di essere in un altro pianeta e anche nei chiostri, comunque aperti, la temperatura è fresca.
Il monastero è indicato come il quartier generale dei Templari ed è pieno di simboli da scoprire e leggende da raccontare. Le bimbe si avventurano in una piccola caccia al tesoro, alla ricerca della canna dell’antico organo che è rimasta appesa al soffitto della chiesa e della Janela, la finestra decorata stile manuelino che è davvero l’elemento più famoso e bizzarro del monastero.
Un barocco ricoperto di azulejos, così mi appare questo stile nuovo, per me sconosiuto, che si trova solo in Portogallo, ricchissimo e affascinante.
Per pranzo rientriamo in camper, un panino al volo perché vogliamo provare a raggiungere le altre due destinazioni nel pomeriggio.
Batalha è a poca distanza ed è possibile parcheggiare comodamente appena fuori dal monastero, quindi possiamo dedicare tutto il tempo alla visita di questa splendida cattedrale dalle volte altissime.
Ripartiamo subito in direzione Alcobaça. Anche qui il parcheggio è molto comodo, noi fortunatamente arriviamo appena in tempo per l’ultimo ingresso alle 18:20. Il monastero si presta bene ad essere visitato con i bambini, perché la visita non è lunghissima ma ci sono tantissime piccole curiosità da scoprire.
Giochi e Curiosità: Alcobaça: monasteri, dolci di uova e monaci grassi.
Una volta usciti dal monastero ci imbattiamo nella bella pasticceria della simpatica signora Graça, Pasteleria Conventual. Qui ci sono solo dolci tradizionali, sicuramente meno commerciali delle famose pasteis de nata (che ovviamente non mancano) ma altrettanto buoni ed inoltre, per la maggior parte, si tratta di dolci naturalmente gluten free.
Ci sono i pudim, budini di rossi d’uovo, dolci di pasta di mandorla e melone…io mi faccio fare addirittura una bella scatolina da tenermi in frigo per i momenti di necessità. Comunque una sosta qui è consigliatissima e fondamentale per comprendere a fondo come gozzovigliavano i monaci di Alcobaça!
7 agosto lunedì Sao Martinho do Porto – Óbidos
Da Alcobaça nel tardo pomeriggio raggiungiamo Nazarè.
Purtroppo ci rendiamo subito conto che la località non ha più niente a che vedere con il luogo ameno che mi immaginavo dalla lettura delle guide. Ormai è un luogo di villeggiatura di massa, dove al posto delle dolci dune sorgono enormi palazzoni di cemento e lungo la passeggiata al posto delle mitiche onde da surf si innalzano enormi gonfiabili di spiderman e tendoni da circo che ospitano mercatini vari.
Non è proprio quello che avevamo in mente per trascorrere una serata in riva all’oceano.
Percorriamo quindi la strada sul lungomare e raggiungiamo il paesino di Sao Martinho do Porto. Qui ci sono altri camper parcheggiati, la zona è appena fuori dal paese, silenziosa ma non isolata, proprio in riva ad una splendida baia di dune sull’oceano.
Dormire con il rumore delle onde dell’oceano sotto la nostra finestra, era questo quello che cercavo, impagabile.
Il mattino ci alziamo con calma e facciamo una bella passeggiata lungo i percorsi di legno fra le dune, per raggiungere il paesino. Anche in questo caso si tratta di costruzioni anni settanta, orrendi palazzoni a più piani lungo la promenade, tuttavia tutto molto più in piccolo rispetto a Nazarè. Ci prendiamo un caffè e un chá com leiche in un baracchino sulla spiaggia, di fronte ad un piccolo parco giochi dove le bimbe si possono divertire un po’ mentre Michele si scatena con le foto.
Rientriamo al camper per il pranzo. Presso un baracchino sulla spiaggia abbiamo prenotato il frango assado, il pollo arrosto speziato che qui servono con patatine fritte e riso. Pisoliamo una mezz’ora e poi partiamo alla volta di Obidos, che dista poco più di un’ora.
A Obidos c’è un’area sosta con c/s appena sotto le mura. La cittadina è veramente graziosa, molto turistica ma piacevole da visitare. Abbiamo percorso la parte anteriore delle mura, una passeggiata vertiginosa poiché non è prevista alcuna paratia, ma senza alcun pericolo perché sono comunque camminamenti ampi, anche se Alice è rimasta appiccicata a me tutto il tempo terrorizzata, chiedendo continuamente di scendere. Purtroppo per lei il percorso deve essere seguito fino in fondo, non ci sono discese intermedie ed arriva fino al vecchio castello della città, oggi sede di una splendida pousada extra lusso. Da qui si segue una piacevole passeggiata in discesa lungo le stradine del paese, costeggiate di negozietti che vendono la ginjina, un liquore alla ciliegia tipico della zona, servito in piccole tazzine di cioccolato.
8 agosto martedì Peniche – Cabo Carvoeiro – Lisbona
Partiamo presto da Obidos ma siamo molto indecisi sulla direzione da prendere. L’idea era quella di andare un po’ al mare però vorremmo evitare Lisbona nel fine settimana. Quindi facciamo una capatina a Cabo Carvoeiro per goderci il panorama degli scogli scolpiti dal vento e delle alte onde, una breve sosta a Peniche per fare un po’ di spesa e ripartiamo subito verso Lisbona. Arriviamo al campeggio che è già ora di pranzo tuttavia ormai vogliamo entrare e mangiare con calma. Alla reception c’è una fila lunghissima, una buona mezz’ora, riusciamo a pranzare solo dopo le due.
Parcheggiati, rifocillati e ben lavati ci torna subito il fremito dell’esploratore e alle quattro siamo già alla fermata dell’autobus per Lisbona. Le nostre bimbe, che ormai cercano il suono della lingua italiana come il santo graal, individuano subito una coppia italiana con due bambine. Sono Francesco e Tania, una coppia di Firenze con la quale inevitabilmente stringiamo amicizia già durante il tragitto in bus.
Insieme facciamo un primo sopralluogo della città. Percorriamo una bella salita, passando a piedi dal Miradouro Santa Lucìa fino al castello di Sao Jorge.
La visita al castello è ben organizzata, all’interno il percorso guidato indica le varie epoche della costruzione e vi sono esposti manufatti che confermano la presenza dell’uomo su quest’altura fin dall’antichità, inoltre da qui si gode di una splendida vista sul panorama della città. All’interno di una delle torri del castello, la Torre di Ulisse, c’è una camera obscura ma purtroppo arriviamo troppo tardi, ultima entrata alle 18:30.
Tuttavia, girando con due marmocchie al seguito, la nostra visita non può non essere piena di colpi di scena, ed infatti, non appena entrati nella corte principale, Asaria ci corre incontro sanguinando dalla bocca. Dopo un attimo di panico la bimba riesce a dirci che…le è appena caduto un dente che le dondolava da un po’ e ce lo mostra trionfante! Così, dopo aver lasciato un dente in Germania ed uno in Francia, ecco che seminiamo un dentino anche in Portogallo!
La sera ceniamo tutti insieme in un ristorante molto molto carino, proprio dietro Praça da Figuera, ad un ottimo prezzo prenotando mezz’ora prima con The Fork. Sul menù non sono segnalati gli allergeni tuttavia il personale, gentilissimo, mi consiglia su cosa ordinare. Io prendo il polpo con verdure, Michele il solito baccalà cucinato questa volta in forno e per tutti un po’ di tapas varie, il tutto servito molto elegantemente ma soprattutto tutto molto buono.
Un’altra avventura da non perdere a Lisbona è indiscutibilmente un giro sul matto tram 28. Troviamo una delle tante fermate proprio all’uscita del ristorante e così, senza pensarci due volte, ci saliamo sopra con l’intenzione di fare tutto il giro e di scendere poi alla medesima fermata. Purtroppo nella nostra furia incosciente non ci siamo resi conto di aver preso un tram a fine corsa, che dopo un breve giro fra i vicoli della città vecchia, ci scende senza mezzi termini piuttosto lontani dalla nostra meta. Che dire, ormai le figlie sono rassegnate a…correre, vagando per le tante stradine con l’aiuto del non sempre preciso google map e le indicazioni in portoghese dei negozianti, con l’incubo costante di arrivare tardi e perdere l’ultima corriera utile per rientrare in campeggio!
Le bambine dei nostri nuovi amici hanno più o meno la stessa età delle nostre, Francesco e Tania sono veramente simpatici e alla mano e così, una volta che siamo finalmente rientrati, fissiamo per il giorno dopo per visitare insieme Lisbona.
9 agosto mercoledì Lisbona
Prendiamo il bus alle 8:15 circa, intenzionati a battere sul tempo le orde di turisti che durante tutto il giorno assalgono i principali monumenti della città. Prima delle nove siamo alla Pasteleria de Belèm per fare colazione con i famosissimi pasticcini. I tavolini dentro sono già quasi tutti occupati, ma comunque noi preferiamo un take away di dolcissime paste da mangiare nel bel parco di fronte.
La nostra visita prosegue per il Monsteiro do Jeronimos. Anche qui arriviamo con largo anticipo prima dell’apertura. Ci facciamo una ventina di minuti di attesa in coda, ampiamente ripagati dal fatto di essere fra i primi ad entrare e a poterci godere gli spettacolari interni senza la calca delle gite organizzate, che ci seguono a ruota e a breve riempiranno gli spazi. Questa volta la nostra caccia al tesoro ci porterà a scoprire la tomba di Vasco da Gama, tappa essenziale di questo viaggio alla scoperta di oceani e navigatori.
Da Jeronimos ci spostiamo in bus alla Torre di Belem. Il percorso sarebbe breve, ma noi abbiamo acquistato il biglietto valido 24h e non vogliamo affaticare inutilmente le bambine, poiché oggi ci attende una lunga giornata. Anche qui l’alzataccia di stamattina viene ripagata. Infatti la fila per l’ingresso alla torre è ormai lunghissima, ma noi abbiamo già acquistato i biglietti insieme a quelli per il Monsteiro e quindi passiamo veloci dall’ingresso. Io preferisco godermi la vista della Torre dall’esterno, gustandomi un aperitivo a base di succo d’arancia dell’Algarve e Porto bianco. Un insolito incontro tra nord e sud del Portogallo o almeno con questa storia l’ambulante che me lo prepara cerca di rendere fascinosa la bevanda. Comunque, complice il panorama e l’ebrezza del poco alcol a stomaco vuoto, la Torre di Belem mi si è stampata nella memoria come una delle immagini più belle della vacanza!
Per pranzo ci dividiamo, i nostri amici si sono portati i panini mentre io non mi sono organizzata e così ci ritroviamo a mangiare in una paninoteca sulla passeggiata di fronte alla Torre, dove spendiamo un sacco e non mangiamo nemmeno un granché…
Nel pomeriggio ci ritroviamo per raggiungere in autobus il museo dell’Azulejos, per noi meta obbligata perché Asaria ha letto un librino di Agatha Mistery (Mistero a Lisbona) ed alcune scene sono proprio ambientate lì. La visita vale il viaggio un po’ lungo, il museo è ospitato in un antico convento, propone inoltre un itinerario didattico che parte dai manufatti più antichi e mostra tutto il procedimento per la nascita della piastrellina decorata. All’interno si può poi visitare la chiesa del convento, in stile barocco e ovviamente decorata con pannelli di azulejos. L’ambiente è molto grande, con mille chiostri e sale, per cui, quando pronti per ripartire ci accorgiamo che Alice ha smarrito lo zainetto, ci arrabbiamo tutti moltissimo…fortunatamente, non appena Michele riparte sconsolato per tornare indietro a cercarlo, le inservienti del museo riportano l’avventuroso zainetto alla reception!
Infine, dopo la lunga giornata, anche il viaggio di rientro verso il campeggio è diventato una vera avventura. Infatti il museo è molto fuori dalla città, per cui impieghiamo più di un’ora per arrivare e tra l’altro nella fretta sbagliamo linea e ci ritroviamo a scendere dalla parte sbagliata della tangenziale…
Ma la giornata non è ancora terminata perché le bimbe, che hanno scarpinato tutto il giorno dietro la promessa di un bagno in piscina, ovviamente pretendono il loro tuffo. In realtà ormai l’acqua e troppo fredda e quindi dopo un breve bagno, ripieghiamo al bar del campeggio per una birretta e un gelato.
Cena in camper e a letto presto…distrutti!
Giochi e Curiosità: Lisbona, il Tram 28.
10 agosto giovedì Lisbona
Stamattina ci svegliamo con calma e dopo aver fatto un po’ di faccende ci rilassiamo con un bagno in piscina nelle ore più calde della giornata. Gli amici sono andati in gita a Sintra, noi invece subito dopo pranzo ripartiamo per Lisbona. Stasera non vogliamo visitare nulla ma solo goderci l’atmosfera di questa città. Nel pomeriggio facciamo una lenta passeggiata dalla Baixia risalendo fino all’Alfama. Per merenda assaggiamo le frittelle di bachalau (patata e pesce, assolutamente gf) e ci prendiamo un gelato, pagato a peso d’oro ma molto buono in cima a rua das Damas (due gelati, perché quello di Alice cade praticamente intero sui gradini di una scalinata, subito seguito da litri di lacrime…). Lisbona la sera è irresistibile, per cui ci fermiamo per una cenetta a base di sardine e fado fra le romantiche lanterne accese dell’Alfama.
11 agosto venerdì Sintra – Cabo da Roca – Cascais
Stamattina abbiamo in programma la visita a Sintra, quindi la svegliaper noi suona piuttosto presto anche se lasciamo le bimbe dormire fino all’ultimo minuto possibile. Parcheggiamo sotto la città verso le otto e un quarto, sperando così di battere sul tempo gli altri visitatori. Nulla da fare, Sintra è splendida ma è letteralmente presa d’assalto dai turisti fin dalle prime ore del mattino. Acquistiamo il biglietto per l’autobus hop-on hop-off. La nostra prima fermata è il Castello da Pena, in modo da avere il tempo di visitare il castello e poi mangiare i nostri panini nel lussureggiante giardino che lo circonda. La fila per entrare al castello dura quasi un’ora, nel frattempo io e le bambine visitiamo lo shop con le solite spade rosa di plastica, saponette e marmellate. L’architettura stravagante, pensata appositamente per stupire, gli interni ricchissimi e pesantemente decorati, il giardino affollato di piante esotiche, in un intrico di sentieri fra laghetti, piccoli templi (nella zona dei laghi si trova anche il castello per le papere) tutto rende unico questo luogo. Purtroppo però non si riesce a goderne la bellezza a causa del sovraffollamento. Abbiamo visitato il castello tutti in fila uno dietro l’altro, lungo i percorsi obbligati, senza la possibilità di soffermarsi un secondo in più per osservare un dettaglio, raccontare un aneddoto, poiché la fila dietro ci sospingeva a procedere.
Nel giardino invece ci siamo finalmente rilassati. Gli spazi sono talmente immensi che riescono a diluire l’affluenza delle persone e così anche noi ci siamo scelti un angolino di pace dove fare il nostro pic nic. Percorrendo in discesa i sentieri del giardino ci troviamo sulla strada e proprio di fronte al cancello c’è una fermata del nostro bus. In realtà dopo quasi un’ora di attesa con gli autobus pieni che ci passano davanti senza fermarsi (e dopo aver anche chiesto ad uno dei tuk tuk che ci domanda una cifra spropositata solo per riaccompagnarci i pochi kilometri che ci separano dalla città) decidiamo di fare a piedi la risalita fino alla fermata di fronte all’ingresso principale del castello. In effetti là troviamo la solita lunghissima fila di persone in attesa di salire sull’autobus e confermiamo il fatto che le altre fermate sono solo di scena, si può salire e scendere solo ai bus stop principali.
Anche la visita alla città è caratterizzata dall’eccessiva affluenza di turisti, che toglie a questi luoghi ogni fascino e li rende molto più simili ad un parco divertimenti. Il pensiero è che si voglia accogliere più “pubblico pagante” possibile, per far cassa, a scapito dell’ambiente e delle persone. Molto meglio forse sarebbe stato richiedere una prenotazione per la visita, diluendo molto gli ingressi e garantendo un minimo di atmosfera.
Facciamo due passi in paese e ci fermiamo per una doppia merenda, prima in un grazioso bar all’aperto, per una spremuta e un tè, poi direzione Quejaderia Sapa, una piccolissima pasticceria specializzata in tortine al formaggio, famosa perché ha rifornito per anni la casa reale portoghese.
A questo punto, ben rifocillati, abbiamo solo bisogno di una carica di bei paesaggi poco affollati. Direzione Cabo da Roca, il punto più a ovest del continente europeo, uno di quei punti che forse non valgono niente come visita, ma sono confini dell’anima, posti dove fermarsi a respirare e rifare il punto della situazione dentro sè stessi, come se la vicinanza ad un confine fisico ci aiutasse a esplorare anche i nostri confini…
Arriviamo al capo nel tardo pomeriggio. Ci accolgono un vento fortissimo e il mare in tempesta. Fatte le foto di rito e ritirato il certificato del comune che attesterà ai posteri il nostro arrivo fino qui, facciamo una passeggiata lungo le scogliere a picco sul mare fino al faro.
Nella piazza del paese è vietato parcheggiare il camper la notte, tuttavia qualche sito riporta il parcheggio come tranquillo. Decidiamo comunque di provare a cercare qualcos’altro e così, anche se ormai sono le otto, ripartiamo verso Cascais. Troviamo un parcheggio proprio a picco sul mare, con tanti altri camper già parcheggiati, qualcuno anche con le sedie fuori e i surf ad asciugare.
Non aspettavamo occasione migliore. Armate di bottigliette siamo scese subito in spiaggia per raccogliere la nostra agua do oceano. Travasata nelle bottigline di vetro dei sumos e etichettata con le personali decorazioni dalle bambine, diventeranno i nostri originali souvenir green per fare piccoli regali ai nonni e agli amici.
Stasera aperitivo con tramonto nella nostra veranda a picco sul mare e a letto prestissimo!
12 agosto sabato Èvora
Arriviamo ad Evora in tarda mattinata e parcheggiamo appena fuori le mura. Vista l’ora decidiamo di pranzare subito e poi entrare in città.
Siamo nell’Alentejo, ovvero “al di là del fiume Tejo” e qui il caldo inizia veramente a farsi sentire. Poi sarà che questi giorni il clima ci ha veramente viziato, una calda primavera senza mai una goccia di pioggia ed oggi con trenta gradi ci sembra di bollire.
Dal parcheggio del camper siamo subito in città. Costeggiando il giardini pubblici e rincorrendo i pavoni che li affollano, raggiungiamo la Igreja do Sao Francisco. Dopo una lunga discussione fra me (che sono una gran fifona) e Michele (che secondo me è troppo intraprendente) e dopo un buon gelato che ci riappacifica tutti, decidiamo di visitare anche il convento e l’inquietante Cappella dos Ossos.
La cappella, ispirata all’italianissima Chiesa di San Bernardino alle Ossa di Milano, è interamente rivestita dalle ossa di oltre cinquemila persone. La mia paura è che le bimbe si spaventino o comunque possano impressionarsi. In effetti la cappella è realmente impressionante, ma quella spaventata infine sono stata solo io, che sono dovuta uscire per la nausea. A parte la vista, che alla fine è talmente improbabile che alla nostra mente può apparire addirittura finta, a nausearmi è stato il forte odore che ristagnava nell’ambiente, di muffa, di chiuso…decisamente cadaverico.
Così mentre le bambine analizzavano con dovizia le disposizioni architettoniche delle tibie, io mi sono ritrovata fuori da sola, proprio di fronte alla simpaticissima scritta nos ossos que aqui estamos pelos vossos esperamos ovvero: noi ossa che qui stiamo le vostre ossa aspettiamo…
Usciamo da Èvora nel tardo pomeriggio, l’orario giusto per avventurarsi nelle assolate campagne e visitare un paio dei numerosi siti archeologici disseminati nei dintorni della città. Scegliamo il complesso megalitico di Almendres, nel comune di Nossa Senhora de Guadalupe. Il sito si raggiunge attraversando con il camper una suggestiva foresta di sugheri, facciamo a piedi solo pochi metri. Si tratta di un cromelech formato da due cerchi concentrici di pietre e anche se decisamente più piccolo, ci riporta subito il pensiero Stonhenge. Un cartello informativo all’ingresso ci indica che su alcune pietre le decorazioni possono essere ancora visibili. Proviamo a controllarle un po’ tutte ma nessuno di noi ha l’occhio sufficientemente archeologico per individuarle. Poco lontano si trova un altro megalite, un menhir alto quasi quattro metri. Lo raggiungiamo dopo una breve passeggiata lungo uno stretto sentiero e ci godiamo dieci minuti di questo suggestivo spettacolo alla luce setosa del tramonto.
Giornata bellissima, tuttavia il frigo è vuoto e alle otto non abbiamo ancora un posto dove dormire, per cui ci fermiamo al volo al Pingo Doce a fare un goccio di spesa e arriviamo tardissimo, due minuti prima della chiusura, presso il campeggio Obitur di Evora.
Nel campeggio si può parcheggiare dovunque e il disordine delle tende e dei camper dà un po’ senso di abbandono, tuttavia i servizi sono in ordine e c’è la piscina.
Il pollo assado ormai freddo e il riso scondito e mezzo crudo comprati al supermercato ci convincono che la giornata è terminata, meglio andare a riposare. L’intenzione sarebbe quella di fare una bella dormita fino al mattino, per poi dedicarsi ad un po’ di relax in piscina. Ma durante la cena il vento ha portato un odore acre di bruciato e le nuvolone scure all’orizzonte ci confermano quello che, purtroppo, leggiamo anche sulle notizie on line. Questo povero Portogallo sta bruciando senza sosta, anche in Alentejo e, dopo quello che qui è successo a giugno, io sono un po’ preoccupata. Fortunatamente l’incendio non è vicinissimo, ma l’odore del fumo ormai è entrato anche nel camper e io passo la notte che doveva essere di riposo a controllare le notizie e ad affacciarmi fuori per capire se sia il caso andare via…
13 agosto domenica Èvora – Sao Torpes, Praia de Vierinha, Sines
Fortunatamente la notte trascorre tranquilla, l’incendio è vicino ma non preoccupante, trascorriamo così una bella mattina in piscina per la gioia delle bambine. Da ieri sera stiamo valutando il percorso dei prossimi giorni. Manca ormai solo una settimana al rientro e la mia tentazione sarebbe quella di iniziare un lento viaggio di ritorno passando nuovamente da nord, quindi ripartire da Èvora sarebbe l’ideale. L’alternativa invece prevede di proseguire ancora un paio di giorni la nostra visita di questo splendido Paese, per riuscire ad affacciarci anche a sud. Costo della seconda opzione: circa 300 km in più. A pensarci meglio avremmo potuto evitarli, inserendo prima la visita di Cabo Sao Vincente e Sagres e raggiungendo Èvora più avanti, nel viaggio di rientro. Ma ormai il viaggio non ci sembrerebbe completo senza il sud e poi un paio di soste e trecento km in più a fine corsa di sicuro non ci spaventano, quindi decidiamo di proseguire.
Ripartiamo subito dopo pranzo, approfittando del pisolino delle piccole e raggiungiamo la zona del Sines nel tardo pomeriggio. Ormai la maggior parte dei visitatori domenicali sta lasciando la zona, così noi troviamo un panoramico parcheggio vista oceano, proprio sopra la spiaggia di Praia de Vierinha.
È la nostra occasione per provare le mute. Indossiamo il costume e con un paio di asciugamani in mano scendiamo in spiaggia a giocare ai surfisti. Mentre io mi godo gli ultimi raggi di sole, le bimbe e Michele affrontano l’oceano! L’acqua non è così temibile (almeno mi dicono) ma soprattutto le mute sono un vero spettacolo: quando escono dal bagno le bimbe sono praticamente asciutte.
Aspettando l’ora di cena facciamo due passi in spiaggia e tornando indietro scopriamo un piccolo chiosco di panini vegetariani con i tavolini vista spiaggia e una bella scatola piena di libri per bambini, così ci fermiamo per un aperitivo (fortunatamente le patatine fritte sono un cibo vegetale e abbondante…).
Per cena abbiamo prenotato al ristorante Pedra da Casca, consigliato su diversi siti di camperisti. La serata è freddina, quindi ceniamo al chiuso. L’ambiente marinaro è molto grazioso, fuori ci sono alcuni giochi per i bambini e il cibo è davvero buonissimo. A parte alcuni dolci e pochi piatti, quasi tutte le pietanze sono senza glutine. Assaggiamo il polpo, arroz de marisco e finalmente, anche se ormai fuori zona, il famoso porco a alentejana, la carne di maiale condita con le vongole. Torniamo in camper satolli e soddisfatti e ci addormentiamo con il rumore dell’oceano in sottofondo.
14 agosto lunedì Zambujera do Mar – Cabo Sao Vincente – Sagres
Ripartiamo la mattina presto e raggiungiamo Zambuejra do Mar, tipica cittadina marinara del sud, con le casine dalle facciate bianche e le finestre colorate, un intrico di scale e stradine affacciate su una piccola spiaggia di sabbia sormontata da enormi scogliere a picco.
Avvicinandosi al mare il cielo è affollato da nubi di vapore e rende il paesaggio nebbioso. Malgrado il clima scendiamo in spiaggia, dove tra l’altro qualche avventuroso bagnante sta prendendo il sole…mah…
Oggi è il compleanno di una nostra piccola amica e quindi improvvisiamo una scritta di auguri sulla sabbia umida, nel poco spazio rimasto, poiché evidentemente non siamo gli unici romanticoni a scarabocchiare sulla bassa marea, ricoperta di disegni e scritte in attesa che il mare del pomeriggio si mangi tutti i messaggi.
Per pranzo siamo a Cabo Sao Vicente. La nebbia oceanica che impedisce una vista chiara del panorama ci regala un’esperienza unica: il paesaggio sembra un sogno, dove le scogliere e le vecchie roccaforti, opache e irreali, appaiono lentamente dalle nuvole.
Il molo di Cabo Sao Vincente è affollato di bancarelle di souvenir e chioschi. Noi ci fermiamo a mangiare una bifana (il panino con la pancetta fritta) e un hot dog presso un simpaticissimo chiosco, dove ovviamente non hanno niente senza glutine ma rilasciano agli avventori un’attestato di presenza al Capo, con la scritta “ultimo hot dog prima dell’America!”.
Ormai siamo giunti alla “fine del mondo”, come ci ricordano cartelli ufficiali e scritte sui muri. Qui nel 1400 l’Infante D. Enrique costruì una fortezza dotata di baluardi per proteggere questi confini estremi. Oggi rimangono delle fascinose spoglie che meritano una visita soprattutto per la splendida vista sulle scogliere. All’ingresso della fortezza c’è un’enorme rosa dei venti sul pavimento e in fondo alla passeggiata si trova un’installazione dell’artista Pancho Guedes (Voz do Mar), una specie di labirinto a cerchi concentrici che portano infine ad una cavità naturale a picco sul mare, dalla quale si sente, impressionante e fascinosa, la “voce” del mare…davvero molto emozionante.
Lungo tutta la punta del promontorio, nel prato sassoso che circonda la passeggiata, qualcuno ha costruito tantissimi piccoli dolmen. Forse qualche matto, forse i tanti turisti, comunque c’è una distesa di piccole costruzioni di pietre in equilibrio su se stesse, a perdita d’occhio, qualcuna evidentemente anche un po’ datata, visto che gli è cresciuto su addirittura qualche fiore. Noi ci facciamo subito tentare dall’idea e così le mie piccole artiste zen costruiscono lungo il sentiero i loro due piccoli dolmen in equilibrio contro il vento!
Non possiamo mancare una visita al paese di Sagres e, visto che a parte gli splendidi panorami non c’è molto da visitare e ormai è l’ora dell’aperitivo, non ci resta che fermarci per una tipica birra Sagres. Trascorriamo la notte qui, nel parcheggio del paese.
15 agosto martedì Fiesa – Cáceres
In mattinata arriviamo a Pera. Abbiamo inserito questa tappa per fare una sorpresa alle bambine, perchè qui c’è il parco di sculture di sabbia più grande del mondo, Fiesa. (International Sand Sculpture Festival)
All’interno del Parco sono anche previsti dei laboratori per i piccoli e uno stand dove poter giocare con la sabbia umida e provare a scolpire le proprie opere.
Quando infine usciamo sono ormai più delle due per cui pranziamo al volo ad un Burger King in un vicino centro commerciale e poi dedichiamo il pomeriggio al viaggio di rientro. Dopo cena salutiamo il Portogallo e trascorriamo la notte inventando un parcheggio nell’area sosta strapiena di Cáceres (Spagna).
Info su: https://fiesa.org/
16 agosto mercoledì Cáceres – Salamanca – Briviesca
Stamattina ripartiamo prestissimo, direzione Salamanca. Come sempre non ci pentiamo mai di arrivare presto nei luoghi da visitare. Visitiamo con calma la splendida Cattedrale che ha appena aperto, lasciando ancora una volta dietro di noi le masse dei gruppi organizzati, poi facciamo un giro sul trenino turistico che diverte le bambine e ci permette di avere un panorama di quasi tutta la città senza stancare troppo le mie due indomite viaggiatrici che cominciano ad accusare un pò la fine del viaggio.
La nostra caccia al tesoro non si ferma. A Salamanca cerchiamo la “rana” uno dei simboli della città. Si trova fra le decorazioni del portone di ingresso dell’università e si narra che servisse da monito per i giovani studenti, poiché la sua storia ricorda vagamente quella della cicala e della formica…
Giochi e Curiosità: Salamanca, la leggenda della rana.
Salamanca è anche una delle tappe del cammino di Santiago. Lungo le strade che portano alla Cattedrale si trovano, scolpite fra le decorazioni, tantissime conchas le conchiglie simbolo dei pellegrini. In centro c’è addirittura un’abitazione chiamata Casa delle Conchas, la casa di un pellegrino che, rientrato dal viaggio e ristabilitosi in città, volle decorare ogni angolo della sua casa con questo simbolo.
Incuriosita dalle tante leggende su queste conchiglie, infine scopro una spiegazione un po’ meno romantica: riportare la conchas era fondamentale per i pellegrini, perché le conchiglione si trovavano solo in riva all’oceano e quindi dimostravano che il viaggio era stato realmente affrontato e portato a termine. In questo modo acquisivano lo status di pellegrini, utile sia per l’anima che per le tasche, perchè gli permetteva…di non pagare le tasse!
Mangiamo per strada un pezzo di hornazo, l’ottima focaccia ripiena tipica della città e un panino con un morbidissimo jamon. Ormai mi sono rassegnata, in Spagna, dato l’uso smodato di tapas e bocadilli, è impossibile trovare qualcosa senza glutine non organizzato, ma me la cavo comunque con un bel piatto di fette di jamon.
Rientrati in camper Michele fa un pisolino in preparazione del lungo viaggio, mentre le bimbe preparano tante piccole bottigliette di agua do oceano DOC decorate con disegni di conchiglie da regalare agli amici.
Ripartiamo con l’intenzione di viaggiare ancora qualche ora e valutare lungo il percorso il primo parcheggio gratuito disponibile. Dopo un po’ il navigatore ci segnala un’area sosta presso un paesino con un nome che a noi suona più russo che spagnolo, Briviesca.
Sono quasi le sette e decidiamo di fermarci. Ma non appena imbocchiamo la strada interna che porta al parcheggio, ci viene incontro una ragazza, che tutta agitata cerca di dirci qualcosa…toros, toros! Fa il segno delle corna sulla sua testa e indica accanto a lei…il nostro parcheggio è in realtà il parcheggio dell’arena del paese, dove evidentemente si sta svolgendo una corrida! Nessun problema, il parcheggio è comunque libero, ma dobbiamo entrare dall’altro lato della piazza, da una stradina sterrata fra i campi.
Giusto il tempo di parcheggiare e Michele ovviamente si avventura subito a studiare la situazione. Non si tratta di una corrida, ma di una sorta di gara di coraggio con i tori, una situazione che ricorda un po’ la festa di San Firmino a Pamplona, che in effetti qui è vicinissima.
C’è da fare il biglietto, ma possono entrare anche le bambine. Ci sono quattro tifoserie, rossa, verde, blu e gialla. Noi siamo in mezzo ai gialli, e ci pare giusto (e soprattutto saggio, visto come sono infervorati) fare il tifo per la squadra che ci “ospita” sui suoi spalti.
Accanto a noi tutti sono organizzati con enormi frigo portatili pieni di birre e grandi scatoloni riciclati dai quali tirano fuori dei panzerotti unti unti. Io penso che li vendano, li immagino come una rivisitazione estremamente grassa del nostro pop corn, e così visto che è l’ora di cena, mi avventuro in una trattativa con la ragazza accanto. Dopo un po’ di tentativi riesco a capire che né le bibite né i panzerotti sono in vendita, ma sono stati portati autonomamente dalle varie tifoserie, però gentilmente me ne regala uno che Michele e le bimbe assaggiano senza troppi complimenti. Si tratta di un panzerottone ripieno di carne non meglio identificata e peperoni (tanti!) non troppo piccante, tanto che lo mangia con gusto anche Alice!
Lo spettacolo inizia con delle gare fra i bambini e un finto toro gonfiabile poi prosegue con le gare dei ragazzi ed il toro vero e proprio. Durante tutta questa seconda parte io sono rimasta piuttosto preoccupata, il toro non è enorme (almeno da quassù) ma anche se nessuno gli sta facendo male, non sembra contento di essere al centro dell’attenzione e questo continuo fuggi fuggi generale non mi fa stare per niente tranquilla. Ho una gran paura che alla fine qualcuno si prenda una bella cornata, ma soprattutto devo ammettere che la mia principale preoccupazione è che tutto possa succedere sotto gli occhi delle bimbe.
Qui dentro è pieno di piccoli che fanno il tifo, ma io mi sento un po’ una sconsiderata ad aver coinvolto le bambine, così quando ad un certo punto il presentatore annuncia che il momento successivo è vietato ai minori di diciotto anni, io acchiappo di peso le bimbe e in due minuti le porto fuori.
Michele mi racconterà poi che nessuno fra gli spagnoli ha mosso un ciglio, il presentatore ha ribadito un paio di volte la legge fra le risate degli spettatori e tutto è proseguito di fronte ai tanti bimbi rimasti come se niente fosse.
Dal pubblico chiunque poteva scavalcare la recinzione ed andare al centro ad affrontare il toro. Sono scese tantissime persone, anche ragazzini e ragazzine e fortunatamente sia loro che il toro questa volta sono rimasti interi!
Per la cronaca l’impavido Michele si è guardato bene dallo scendere, anzi è salito più in alto sugli spalti per fare foto…
17 agosto giovedì -Briviesca – Toulose
Dopo le emozioni della corrida, stamattina riprendiamo con calma la strada verso casa.
Nel pomeriggio arriviamo in Francia nei pressi di Toulose e ci fermiamo in un graziosissimo campeggio (Les Moulins) con piscina e area giochi completamente immerso nel verde. Come sempre, neanche il tempo di parcheggiare che Asaria e Alice stanno sguazzando nell’acqua.
La sera è prevista una cena all’aperto in grandi tavolate, a base di pollo ai peperoni e cous cous con musica dal vivo. Noi non ci facciamo certo pregare e alla fine ci rientra anche di fare quattro salti tutti insieme, grandi e piccini.
18 agosto giovedì – Toulose
Il campeggio si conferma proprio carino, tanto che pensiamo di restare anche stasera e ripartire con calma domani. Oggi un’ultima giornata di relax, sveglia con calma, colazione con i pain aux chocolat ordinati la sera prima e piscina.
Purtroppo le previsioni peggiorano ed è prevista pioggia per il pomeriggio, quindi a pranzo decidiamo di cambiare programma e ripartire nel pomeriggio.
Ci fermiamo per fare un’ultima spesa di prodotti francesi presso il Carrefour di Sommieres e ripartiamo con il frigo zeppo di formaggi puzzolentissimi e qualche litro di vino in più…
Trascorriamo la notte nel parcheggio lungo il fiume del paesino di Sommieres.
19 agosto venerdì – Sommieres
Non possiamo perderci un’ultima colazione francese, quindi usciamo dal camper digiuni e famelici, alla ricerca di pain aux chocolate, un dolce di cui Alice è ghiotta. Il paesino è grazioso e stamattina c’è anche il mercatino. Dopo colazione facciamo di nuovo un po’ di shopping tra le bancarelle di golosi prodotti freschi: dolcissime pêche blanche, una focaccia intrecciata alle erbe aromatiche e un sacchettino di zuccherosi lokum alla frutta.
A questo punto ormai ci sentiamo vicini a casa, per cui ripartiamo, motivati ad arrivare al più presto a Castiglioncello, dove la nonna Maria ci aspetta per prendere in consegna le bambine.
Verso le otto arriviamo in Versilia e, anche se mancherebbe un’oretta e mezza, decidiamo di dormire fuori ancora una notte, la 23esima…in fondo siamo ancora in viaggio e stanotte sarà ancora una notte di vacanza!
Dormiamo nel parcheggio antistante al Carrara Fiere. Domattina in mattinata arriveremo dalla nonna, pronti per raccontare tutte le nostre avventure davanti ad un buon piatto di caciucco!