Irlanda 2024- In viaggio sotto il cielo dell’isola di smeraldo.

Sfiniti da un luglio torrido come non mai e con agosto che preme bollente alle porte, il nostro viaggio ci porta alla ricerca di temperature basse e pioggerelle rinfrescanti. Che ci può essere di meglio quindi che le imprevedibili piogge dell’Isola di Smeraldo, circondati dalla verde frescura dei suoi prati immensi? Per cui senza indugio, noncuranti dell’afa terribile intorno a noi, carichiamo il camper di giubbotti e maglioni pesanti e poi… pronti, Irlanda, via!!

27-28 Luglio Montemurlo – Ulm – Tournai

La nostra carovana quest’anno è composta da una comitiva già rodata sui climi freddi del nord perché tutti insieme siamo già stati in Olanda e lì di pioggia ne abbiamo presa tanta. Ma questa volta direi che ce l’andiamo proprio a cercare: in Irlanda di regola piove per oltre la metà dei giorni dell’anno! Ma in questo momento, partendo alle otto da Montemurlo con il sole che già a quest’ora rende l’aria densa, l’idea del freddo mi sembra quasi un miraggio. Il viaggio trascorre senza troppi intoppi e, a parte un po’ di prevedibile fila in autostrada, arriviamo fino ad Ulm, dove ci fermiamo per una notte di meritato riposo. I nostri instancabili autisti ripartono all’alba mentre noi dormiamo un altro po’. Le prossime due giornate saranno di solo viaggio, per cui tanto vale approfittare perché le ragazze riposino, anche se c’è chi si fa prendere la mano, tanto che riusciamo a svegliare Alice solo dopo mezzogiorno…!

Ci fermiamo per cena a Tournai una graziosa città belga, perfetta per sgranchirci un po’. Qui il piatto tipico sono le cozze marinate con patatine fritte e gaufres, da noi meglio conosciuti come waffels. Rientriamo a pancia piena ed andiamo subito a nanna: domattina ci restano un paio d’ore di viaggio per l’imbarco all’alba da Calais.

29 – 30 Luglio Tournai – Calais – Dover – Chester – Dublino – Cavan (Lough Ramor)

Arrivare nel Regno Unito via mare è sempre un’emozione. Sotto di noi il mare immenso, che in questo momento non divide ma diviene tramite; la Francia rivoluzionaria alle spalle e l’Inghilterra di fronte a noi, con le sue scogliere candide e impettite che ci accolgono eleganti.

Lo stesso viaggio per arrivare qui in camper è un’emozione. Qualcuno ci penserà folli ma io trovo che arrivare in un luogo guadagnando il terreno pezzo per pezzo sia diverso che trovarcisi trasportati in aereo. Quando si viaggia in aereo si vive una sorta di magia: in pochissimo tempo si è da un luogo ad un altro. In camper invece è necessario guadagnarsi la meta, pezzettino per pezzettino: lentamente i paesaggi intorno a noi cambiano ed intanto la cambusa del camper si svuota dei cibi italiani caricati alla partenza e pian piano si riempie delle specialità dei luoghi che via via visitiamo. Non è per forza più bello ma di sicuro è differente e per me è ancora più emozionante: la strada che scorre sotto le ruote e sotto di noi, le distanze che si percepiscono e si fanno reali. Il viaggio in camper non è costituito dal solo punto di arrivo ma da tutto un insieme di emozioni che partono dalla progettazione e coinvolgono il percorso tutto. Però…questo è il terzo giorno di viaggio. Ed in effetti iniziamo ad essere stanchini. Michele e Massimo sono grandi guidatori e quindi affrontano bene queste lunghe distanze. Inoltre c’è il pensiero costante che più giorni perdiamo in viaggio e più il nostro tempo per l’Irlanda si riduce. Ma la prospettiva di quattro giornate di sola guida tutte di seguito è troppo anche per noi. Per cui decidiamo di rallentare un pochino.

Fra guide e riposi finalmente nel pomeriggio di martedì raggiungiamo l’imbarco per Dublino. La costa in attracco al porto di Dublino non ha di certo l’effetto scenografico delle scogliere di Dover ma la mia voglia di arrivare ormai è altissima e mi godo con trepidazione ogni istante che ci separa dallo sbarco. Viaggiamo ancora un paio di ore e poi troviamo posto per la notte in una sorta di agricampeggio. La stessa proprietaria lo definisce “wild” ed io non saprei esprimermi meglio. I servizi sono inesistenti e nel parcheggiare regna l’anarchia più assoluta ma la natura d’Irlanda è tutta qui.

Di fronte a noi il lago, dietro campi e campi verdissimi, cavalli e mucche. Da domani inizia il nostro viaggio in Irlanda.

31 Luglio Sliabh Liag – Ardara (Ard an Rátha)

La costa occidentale che dalla contea di Donegal si snoda fino a a Cork, fra imponenti scogliere e spiagge bianche, è la Wild Atlantic Way, considerata la strada costiera più lunga e spettacolare d’Europa. Iniziamo proprio dal Donegal, inerpicandoci con il nostro camperone su per minuscole stradine, fra muretti a secco e cespugli. Intorno a noi si aprono distese di campi verdi, abitati da mucche, pecore e cavalli. In effetti, con tanto spazio a disposizione, diviene abbastanza difficile comprendere perché le strade siano così strette, tanto da permettere il passaggio di un solo veicolo per volta… Rimuginando queste considerazioni e anche qualche accidente alle auto irlandesi che ci sfrecciano accanto come fulmini malgrado le difficoltà della strada, lentamente, fra uno scambio e l’altro, nel primo pomeriggio raggiungiamo le imponenti scogliere di Sliabh Liag. Da qui finalmente ci possiamo permettere una bella camminata lungo il mare fino ai punti più panoramici. Si tratta di un piccolo trekking ma è proprio quello che ci vuole per sgranchirci un pochino le gambe dopo tutto questo guidare.

E poi oggi è il nostro primo vero incontro con questa terra. Ciò che più mi colpisce di questi primi panorami d’Irlanda sono le proporzioni: la maestosità delle scogliere, i prati infiniti, l’immensità del blu del mare ed un cielo che per ora si presenta sempre plumbeo. Non è scuro, è un cielo luminoso ma di una luce trasparente color del piombo. Ed infatti sulla via del rientro incappiamo anche in una leggera pioggerella: perfetta per renderci subito l’idea del vero clima irlandese!!

Ci fermiamo per la notte in un parcheggio cittadino nella città di Ardara (Ard an Rátha, che letteralmente significa Altura del forte…giusto per entrare in tema di guerriglie ribelli!) e dopo cena usciamo alla ricerca del nostro primo pub irlandese. Il paesino è minuscolo ma i pub non mancano di certo e sembrano tutti carini. Ci lasciamo guidare dalla musica ed entriamo nel Corner’s Pub. Stasera le ragazze non sono con noi, Alice aveva un forte mal di testa e poi pensavamo che non potessero entrare nei pub. Invece qui dentro, malgrado siano passate le 21, ci sono adulti e ragazzi, tutti cantano e nessuno sembra farsi troppi problemi. Sta suonando un gruppo davvero variegato, composto da nonnetti, ragazzi e addirittura un bimbo che avrà sei o sette anni e che suona di buona lena il violino al ritmo incalzante delle melodie gaeliche. Ad un certo punto suonano le prime note di una ballata, un attimo di silenzio e poi tutti, ma proprio tutti, iniziano a cantare. A parte noi, chiunque qui dentro conosce il testo di questa canzone. La signora accanto a noi, vedendoci spaesati, ci tiene ad informarci: stanno cantando “Grace”, una ballata che racconta la storia del leader della Rivolta di Pasqua del 1916 Joseph Plunkett e di Grace Gifford, che si sposarono all’interno della prigione di Kilmainham a Dublino poche ore prima che lui fosse giustiziato per aver guidato la ribellione, e divenuta evidentemente un brano molto amato. Un paio di Guinness più tardi (ed una buona pinta di sidro per me…) rientriamo per la nanna.

Giochi e Curiosità: Irlanda, Donegal, La fuga dei Conti.

1 Agosto Dawros Head – Fanad Head – Derry

Ripartiamo il mattino presto, avventurandoci nuovamente fra le tortuose stradine sperse nella campagna irlandese lungo la Wild Atlantic Way, fino alla Penisola di Dawros.

Cerchiamo la spiaggia di Narin, una località balneare nota per le belle onde ricercate dai surfisti e per una lunga spiaggia bianca che si staglia fra dune verdi. Non dovrebbe essere difficile da individuare, uno spiaggione chiaro fra tutte queste alture ma, dopo l’ennesimo difficile incrocio di veicoli, decidiamo di proseguire a piedi. Sul navigatore la spiaggia sembra piuttosto vicina e così ci incamminiamo prima lungo la strada e poi, seguendo non si sa quale vago senso di orientamento, proseguiamo attraverso i campi. Andiamo avanti nell’erba verdissima, fra tante capre, tante cacche delle capre e tanti laghetti paludosi. Al termine del sentiero nell’erba ci troviamo di fronte ad una serie di cancelli. Abbiamo la vaga conoscenza che qualcuno di noi abbia letto da qualche parte che i cancellini servono limitare gli appezzamenti di terreno, per cui i camminatori possono proseguire per la camminata ma è buona norma richiuderseli alle spalle. Nessuno di noi ricorda dove sia stata inizialmente letta questa cosa ma malgrado le poche certezze, decidiamo comunque di andare avanti aprendo due o tre cancellini, uno dopo l’altro, mentre la fine del percorso sembra allontanarsi sempre di più.

Arrancando nell’erba arriviamo finalmente al mare, un’insenatura rocciosa senza ombra di spiaggia. Ma in lontananza scorgiamo una strana costruzione di sassi che nel giubilo di tutti diviene inspiegabilmente la nostra nuova meta. Ormai siamo esausti ma talmente entusiasti di questa natura incontaminata intorno a noi che andiamo ancora avanti, percorriamo prati infiniti e verdissimi, affondando nell’erba alta, scendiamo verso le rocce del mare scoperte dalla bassa marea poi scaliamo enormi picchi erbosi ed infine giungiamo alla meta: la costruzione che vedevamo in lontananza è un grande “cairn” di sassi, un ammasso di pietre sovrapposte in bilico le une sulle altre, che si trova spessissimo nelle zone anticamente abitate dai Celti.

Un’antica leggenda letta da qualche parte (probabilmente nel viaggio in Scozia ma tanto vale…) narra che la fortuna accompagnerà il viaggio di chi porti un sasso dal fondo valle alla cima, per aggiungerla ad un cairn lì già costruito. In tutta la camminata non abbiamo incrociato altri esseri viventi che noi, le capre, i gabbiani e un enorme falco che ora plana elegante sulle scogliere. Ma qui c’è un cairn. Chissà chi ha posato il primo gruppo di sassi. Posiamo anche noi a turno una pietra. Le nostre mani, i nostri pensieri ed un sasso posato in bilico sugli altri, a picco sul mare.

Ripercorriamo indietro il sentiero e rientriamo in camper, esausti ma con la poesia nel cuore. In questa giornata divenuta così romantica, quale altra meta potremmo avere se non un faro? Fanad Head, a pochi minuti da qui, è un faro posizionato su una spettacolare punta rocciosa, una foto imperdibile per chiunque. Noi poi in questa vacanza abbiamo una compagna di viaggio sempre alla ricerca di scorci da fotografare e per di più, ci confida, il suo sogno sarebbe dormire in un faro. Per cui facciamo volentieri felice la nostra amica Cristina e entriamo per la visita guidata al faro. Fra tutti tentiamo di capire qualcosa delle tante spiegazioni che ci fornisce la guida, un ragazzotto dai capelli rossi che parla l’inglese tipico dell’isola, una lingua biascicata e dalle consonanti tanto arrotondate che malamente si riesce a comprendere. La nostra era l’ultima visita della giornata. La scogliera è vuota, spariti tutti i turisti, sono rimasti solo i nostri due camper. Per un momento siamo tentati dall’idea di restare a dormire qui tuttavia la necessità di fare camper service ci costringe a muoverci.

Arriviamo a Derry in serata. Siamo abbastanza vicini al centro e così proviamo ad uscire per cena. Scelta sconsiderata dato che qui siamo in UK ed i pub non fanno entrare i ragazzi minorenni dopo le sei del pomeriggio. Così, quando senza riflettere entro in un grazioso pub tenendo per mano Alice, un paio di enormi energumeni mi seguono per farmi uscire. Tonta come sono nemmeno li vedo ed i due poveri omoni sono costretti a parlare con Michele cercando di fargli capire che dobbiamo uscire. Delusi da queste leggi puritane e a pancia vuota rientriamo per cena nei camper.

2 Agosto Derry – Bushmills

Iniziare il viaggio in Irlanda dalla contea del Donegal è stata una scelta perfetta. Le coste frastagliate e le maestose scogliere rappresentano bene il carattere appassionato e autentico di questo popolo. La cittadina di Derry poi è il luogo più adatto in cui narrare la storia burrascosa dell’Irlanda, da sempre in lotta per la propria indipendenza. Le mura medievali della città di Derry non sono state mai violate così come è rimasta intatta la volontà irlandese di essere un unico popolo libero di autodeterminarsi. Derry (o Londonderry, come viene indicata sotto la giurisdizione del governo britannico) oltre ad un doppio nome ha anche una doppia anima, cattolica e protestante, lealista e repubblicana. Sotto la tipica pioggerella irlandese iniziamo la visita proprio dalla parte più ribelle della città, Free Derry. All’ingresso del quartiere campeggia un grande murales che ci avvisa “You are now entering Free Derry”, mentre le bandiere della Repubblica d’Irlanda sventolano audaci sui tetti. Inutile dire che trovo decisamente più simpatica questa Free Derry e che la causa mi prende molto ma la questione è decisamente complessa. Con le ragazze abbiamo visto qualche bel film (uno per tutti “Nel nome del padre”) ma la storia travagliata di Derry si può narrare benissimo attraverso i tanti murales che ricoprono quasi completamente i muri di questa zona e che esprimono tutta la varietà dei sentimenti che travagliano i suoi abitanti: la rabbia e purtroppo la violenza ma anche la voglia di pace.

Rientriamo in centro e continuiamo la nostra visita con una bella passeggiata sulle mura medievali e per caso incrociamo la chiesina di S. Augustine. Si tratta di una chiesetta costruita proprio sulle mura di Derry, ed infatti è anche conosciuta come “wee oldest church on the walls” ovvero la più piccola e antica chiesa sulle mura. È un edificio del XII secolo interamente rimaneggiato. All’interno troviamo il parroco che saluta sorridendo tutti coloro che entrano. Lasciati fuori tutte le vicissitudini e il trambusto della vita quotidiana della città, questo luogo graziosissimo, con il suo gentile padrone di casa, mi sembra una piccola oasi di pace.

Ovviamente dopo tante, troppe riflessioni, non ci può mancare una capatina al Craft Market per un po’ di shopping. Michele sta cercando la copia del Piccolo Principe in lingua gaelica, purtroppo senza esito, tuttavia abbiamo l’occasione di parlare con i commessi delle librerie che si prodigano in indicazioni, con grande cortesia. Al Craft Market invece Cristina ha trovato il souvenir perfetto: la fede irlandese, un anellino in argento con rappresentate due mani, un cuore ed una corona, simboli di amore, amicizia e fedeltà. Per pranzo, anche con una punta di ripicca per la cena mancata di ieri sera, entriamo finalmente nel Blackbird Pub. Per pranzo l’accesso è libero anche per le bimbe ed il cibo davvero molto buono ed io riesco addirittura ad assaggiare un enorme piatto di croccantissimo fish and chips senza glutine!

Claddagh Ring: https://www.irlandando.it/cultura/cultura-e-tradizioni/claddagh-ring/

Ripartiamo verso la Giant’s Causeway nel primo pomeriggio. Al nostro arrivo è ormai troppo tardi per avventurarci nel trekking per cui ripieghiamo per la visita alla Distilleria Bushmills. Purtroppo anche qui siamo fuori orario e le visite guidate sono terminate, tuttavia riusciamo ad entrare in tempo nel bar per una degustazione di whisky.

Appena fuori dalla distilleria una vecchia cabina telefonica rossa attira la nostra attenzione. Qualche anno fa, durante il viaggio in Scozia, abbiamo scattato una foto tutti insieme, pigiatissimi dentro una cabina come questa…ci guardiamo un secondo e tutti stiamo pensando la stessa cosa. Pigia e incastra, fermiamo il primo malcapitato che passa e ci facciamo scattare una foto… gli anni sono passati, le bimbe evidentemente cresciute, dentro la cabina ci entrano praticamente solo le nostre teste ma le risate con questa bella compagnia sono le stesse di sempre!

Parcheggiamo in centro a Bushmills. Qui siamo nel cuore pulsante dell’Irlanda del Nord: le bandiere inglesi sventolano su ogni tetto, di fronte ad ogni porta, rivendicando la legittimità della Plantation e del loro stesso stare. La giornata è stata intensa ma io ho tanta voglia di uscire, siamo in un paesino minuscolo e ci sono due pub proprio nella strada accanto al parcheggio del camper. Occasione imperdibile. Gli altri invece vogliono riposare e così ci ritagliamo una seratina soli soletti io e la mia dolce metà. Stasera ambiente e musica sono differenti, si suona dal vivo musica country e per un attimo io e Michele ci guardiamo ridendo…ci sembra di essere in una qualche cittadina americana, non è che in tutto questo guidare abbiamo sbagliato strada!?? In effetti anche nella musica, che stasera qui non è quella tipica irlandese, si sente la differenza del dove. Ma comunque, anche se non si suona la ballata di Molly Malone, stasera mi sembra di comprendere il vero significato della parola pub, public house. Niente sembra costruito, le persone sono autentiche, sono nel pub per divertirsi, giovani e vecchi insieme. Tutti sembrano conoscersi eppure non sono un gruppo chiuso, ci sorridono, chiedono da dove veniamo e quando ce ne andiamo ci salutano tutti. No, no, siamo proprio in Irlanda, l’isola dove tutti, dappertutto, sono veramente cordiali!

3 Agosto Giant’s Causeway

Da Bushmills parte un autobus per la scogliera e così ci evitiamo il costo del parcheggio di fronte al centro visitatori. Da qui, con una breve passeggiata, raggiungiamo le prime rocce della Giant’s Causeway.

Sembra impossibile che siano naturali. Il primo pensiero è che siano state fatte con uno stampino per biscotti. Oltre ad essere di forma esagonale sono inoltre disposte a spirale, quali più quali meno, secondo me seguendo la sequenza di Fibonacci. Con Alice ci mettiamo a seguirne i percorsi geometrici lungo il selciato. È mattina presto ed ancora ci si può permettere di girare a piacimento e scattare qualche bella foto senza doversi giostrare fra la folla dei turisti.

Attraversiamo saltellando tutto il selciato e proseguiamo la passeggiata lungo il sentiero a picco sulla scogliera a caccia dello stivale del gigante. Si dice che in tutto questo lavorio di pietre il poveretto abbia addirittura perso uno stivalone ed infatti, proprio alla fine del selciato, troviamo una grossa pietra che, con un po’ di fantasia, assomiglia proprio ad una scarpa. Il percorso si snoda ad anello, percorrendo le alte scogliere. In alcuni punti ci sono cartelli che indicano pericolo di frana o, più frequentemente, il pericolo di scivolare in caso di pioggia. Alice ne è terrorizzata e, malgrado le nostre rassicurazioni (visto anche il fortunatissimo bel tempo) trascorre quasi in lacrime buona parte della camminata, convinta ancora oggi che la sua famiglia criminale l’abbia costretta a rischiare la vita.

Malgrado la stanchezza e le lamentele di Alice la moralista, il sentiero è meraviglioso e riusciamo a percorrerlo tutto sotto uno splendido cielo appena nuvoloso. La pioggia ovviamente non può mancare neanche oggi ma ci sorprende solo sulla via del ritorno, mentre attendiamo il bus. Ed è davvero una bella pioggia, di quelle serie con tuoni e fulmini questa volta, che ci accompagna fino all’arrivo del pullman e poi, appena rientrati, lascia nuovamente posto al sole. È il cielo inquieto d’Irlanda, proprio quello della canzone della Mannoia, che ti sorprende con rari raggi caldi che attraversano le nuvole, ti sciacqua con improvvise piogge torrenziali e ti riasciuga con il vento fresco del mare. Non è mai fermo, la pioggerella sottile che come cade si asciuga è la costante, tuttavia noi per il momento con il meteo ci possiamo dire tanto tanto fortunati. Per cui, asciugate giacche e ombrelli, senza troppo disarmarci, tiriamo fuori le sedie ed improvvisiamo un pic-nic nel prato dietro il camper.

Riaccendiamo il motore nel pomeriggio e ci addentriamo nuovamente fra stradine strette agghindate di fiori e scogliere a picco sul mare. Siamo nuovamente alla ricerca di una bella spiaggia, Castle Rock Beach, famosa per le sue onde ed ovviamente per i suoi intrepidi surfisti. E questa volta la nostra ricerca si conclude con ottimi risultati, perché la spiaggia di sabbia fine e bianca è bellissima, le onde ci sono e, udite udite: ci sono anche i surfisti! Addirittura, quando io e Cristina ci sediamo sul molo ad ammirare il panorama, uno di loro nuota con la sua tavola proprio di fronte a noi e ci saluta. A quel punto vediamo arrivare di corsa Massimo a monitorare la moglie…insomma fra Alice la moralista che scuote la testa ad ogni nostra risatina e il marito geloso che corre a controllare, è ovvio che non ci resta altro che rientrare camminando sotto la pioggia per sbollire gli ardenti spiriti fra le risate! La pioggia infatti ci coglie solo nel rientro, continuiamo davvero ad essere fortunatissimi.

Purtroppo il castello è chiuso, per cui dopo la merenda riaccendiamo i camper alla ricerca di un posto per la notte. Ci fermiamo a Sandhill. Siamo nel nulla di un tipico paesino sul mare irlandese: tante casine colorate e qualche pub. Ma in lontananza Michele ha visto delle luci, quelle alte delle giostre, per cui dopo cena, malgrado si sia stanchi, ci avventuriamo alla ricerca del luna park. Si tratta di un parco divertimenti coperto, ci sono il brucomela, il trenino fantasma, qualche giostra alta e veloce per i più coraggiosi. Le ragazze sono entusiaste. Occorre cambiare le monete con i gettoni e noi decidiamo di acquistare un bel pacchetto in promozione, in modo da poter fare diversi giri di giostra. Sono le nove e quarantacinque, abbiamo un sacco di biglietti in mano e così decidiamo di fare un giro per decidere come organizzarci. Partiamo con la più temibile, una giostra tutta verde con la statua dell’Incredibile Hulk che ci guarda in cagnesco. I miei temerari salgono tutti e tre, ma qualche secondo prima della partenza Alice, in pieno panico, decide di scendere. La giostra parte, stranamente semivuota e, mentre io cerco di fare qualche foto, mi si avvicina uno dei giostrai per dirmi che…stanno chiudendo, per cui appena scenderanno i miei dovremo uscire dal luna park! Come tutti i negozi qui, anche il luna park chiude prestissimo. Un minuto dopo ci ritroviamo fuori, con tutti i biglietti in mano e senza giostre e arrabbiatissimi. Nessuno al momento dell’acquisto ci ha fatto presente che non avremmo avuto il tempo di usare i biglietti ed ora non è più possibile cambiarli. Ci guardiamo un po’ intorno, sperando che qualcuno li voglia acquistare ma poi desistiamo, li regaliamo al primo gruppo di ragazzini che passa e rientriamo sconsolati.

Giochi e Curiosità: Irlanda, Giant’s Causeway, i giganti della scogliera.

4 Agosto Ponte Sospeso – Belfast

Ripartiamo al mattino per un’avventura la cui prospettiva mi inquieta già da qualche giorno. A Carrik-A-Rede, fra i tanti isolotti in cui si frastaglia la costa irlandese, tanti anni fa i pescatori hanno costruito un ponticello di corde sospeso sul mare. Bravissimi, niente da eccepire. Fintanto che non hanno avuto l’idea di rendere questa traversata, ormai desueta per i pescatori di salmone, un’attrazione turistica. E stamattina ci siamo noi.

Come mi fanno notare tutti, il percorso è molto breve ma quello che noto io è l’altezza e direi che il danno si può fare anche su una lunghezza di pochi centimetri quando sotto di noi si apre uno strapiombo sul mare. Incuranti delle mie rimostranze tutti si avviano sul ponte ed anche io e la mia poco temeraria bambina seguiamo come caprette la massa. Si passa tre alla volta, oscillando lievemente quando si arriva verso il centro e, con il respiro sospeso più del ponte, arriviamo in pochi secondi dall’altra parte. Anche se il ponticello l’avrei volentieri evitato, devo ammettere però che trovarmi qui è una vera emozione. Questi isolotti li vediamo in tutti i paesaggi, sempre lontani, patria di gabbiani e foche, invece oggi ci siamo anche noi ed io sento come non mai la sensazione di trovarmi immersa in una natura davvero incontaminata. Inevitabile fare tante foto ed anche un immancabile video, dove si vede il volto terrorizzato di Alice attraversare il ponte subito dietro un paio di bimbi minuscoli, che sorridono con la spavalderia dell’incoscienza.

Una volta fatto avanti e indietro dal ponticello ci meritiamo una bella merenda, così ci fermiamo al ristoro presso la biglietteria (i pescatori ormai hanno pensato proprio a tutto per prendere bene all’amo i turisti) per un buon tè ed una fetta di torta, disponibile anche senza glutine…torta cioccolato e marshmallow! Nel tardo pomeriggio, sotto una pioggia battente, arriviamo a Belfast. Uscire di sera con questo tempo è impensabile, così trascorriamo qualche ora giocando a burraco e guardando per l’ennesima volta il film Titanic, parcheggiati proprio sotto il Titanic Belfast Experience.

Stasera insieme a Massimo a Cristina, abbiamo giocato la nostra prima partita a burraco. Si tratta di un evento notabile del viaggio perché, come mi era stato minacciato fin da prima della partenza, loro sono dei grandi appassionati. E fin da subito sembra che anche le mie figlie lo siano, ed anche il marito: stasera mi si prospetta davanti lo spettro di una vacanza dominata dal burraco…a me che non amo per niente i giochi di carte!

5 Agosto Belfast

Iniziamo la visita di Belfast da una delle sue attrazioni più famose, il Titanic Belfast Experience, un museo interattivo dedicato appunto alla storia della nave Titanic, dalla sua costruzione al tragico epilogo. Già dall’esterno il museo è molto bello, con il suo profilo rivestito di alluminio a forma di scafo, ed io trovo entusiasmante anche la visita. Scopro oggi che il Titanic venne costruito proprio qui a Belfast e non c’è da stupirsi visto che tutt’ora il porto e l’attività dei cantieri navali sono le più attive di tutta l’Irlanda: uno dei simboli di questa città sono proprio due enormi gru gialle, utilizzate nel porto e simpaticamente ribattezzate Sansone e Golia per la loro potenza, si dice le più potenti al mondo in grado di sollevare 2000 tonnellate tra loro.

Purtroppo oggi ripaghiamo la grande fortuna che fino ad ora abbiamo avuto con il meteo. La pioggia inizia appena usciamo dal museo e ci accompagnerà tutta la giornata, aumentando sempre di più nel pomeriggio.

Il nostro gruppo vacanze quest’anno è estremamente variabile. Siamo partiti con un camper noi quattro e nell’altro camper Massimo e Cristina ed oggi ci raggiungerà l’equipaggio del terzo camper, gli storici Barbara ed Emanuele questa volta accompagnati dal figlio Pietro ed un amico, tutti appena sbarcati a Dublino. Li aspettiamo in zona St.George market, di fronte ad uno spettacolare fish‘n chips al negozio del mercato. Tutti insieme visitiamo la zona dei murales, purtroppo sotto una pioggia battente che non ci permette di terminare il percorso come avremmo voluto e, per cercare di asciugarci un pochino, rientriamo in autobus verso il centro.

Belfast è davvero una grande città e purtroppo, anche complice la pioggia, non riusciamo ad averne una visione organica. Come sempre, quando visito i posti con l’ombrello aperto, tutto mi resta piuttosto confuso anche nella memoria. Ci salviamo dalla pioggia entrando in un pub dal quale escono musica e risate. Fortunatamente, poiché è ancora tardo pomeriggio, fanno entrare anche le ragazze, così trascorriamo un’oretta a cantare in compagnia, giusto per un pelo, poiché mentre usciamo stanno prendendo servizio i buttafuori che non avrebbero fatto entrare Asaria ed Alice. Malgrado ci fossimo già imbattuti in questa organizzazione puritana anche in Scozia, l’impossibilità di entrare in un pub con i figli per me resta qualcosa di incomprensibile…o meglio, mi lascia pensare che l’intenzione, quando si entra in un pub, sia quella di ubriacarsi oltre misura o comportarsi in modo scorretto e personalmente lo ritengo inopportuno con e senza figli…ma tant’è, siamo in Irlanda!

Rientriamo ai camper e andiamo a parcheggiare in una piccola area di sosta che abbiamo prenotato on line ieri sera. La mia serata non è ancora terminata, approfitto per fare lavatrice e asciugatrice e portare nella stanza della lavanderia, sperando che con il tepore asciughino un po’, gli ombrelli, le giacche e le scarpe che oggi si sono proprio inzuppate.

6 Agosto Glendalouch

Facciamo carico e scarico all’alba e partiamo verso Glendalouch. Oggi abbiamo in programma un trekking, stavolta un po’ più serio delle camminate fatte fino ad ora. Il percorso si snoda ad anello dal parcheggio del centro visitatori di Glendalouch, percorre un lungo sentiero che in circa sei ore ci riporta al punto di partenza attraversando panorami spettacolari, tra distese di erica e felci e sotto di noi, incastonati fra i due versanti, le acque nere dei due laghi.

Partiamo in maniche corte sotto un bel sole cocente ed non appena ci fermiamo per il pranzo, nel punto più alto del percorso, ovviamente inizia a piovere. Ma noi che ormai siamo idrorepellenti continuiamo imperterriti a mangiare i nostri panini, tutti impacchettati nei giubbotti e con l’ombrello aperto. E nessuno di noi dimenticherà mai più l’impermeabile rosso di Emanuele, ribattezzato subito “Il Fragolone”, che si stagliava improbabile di fronte agli splendidi panorami d’Irlanda. Da qui in avanti il nostro trekking si è fatto impegnativo, più che altro per la lunghezza del cammino, prevalentemente in salita. Inoltre, non appena cessata la pioggia, siamo stati lettera assaliti dai midges, i fastidiosissimi moscerini irlandesi, degli insettini minuscoli ed appiccicosi che ci pungono senza pietà durante il cammino. A metà percorso io sono abbastanza stravolta ma la nostra fatica viene ampiamente ripagata non appena arrivati nel punto di scollinamento. Qui abbiamo l’incontro più entusiasmante di tutta la vacanza: un branco di cervi appena sopra di noi. Fra la gioia generale tre esemplari golosoni si sono addirittura avvicinati per curiosare nei nostri zaini e fare selfie insieme ai turisti! Lungo la via del rientro la pioggia riprende ancora una volta. Malgrado queste saltuarie sciacquate continuo a pensare che siamo comunque molto fortunati con il meteo, che in queste zone può rivelarsi davvero tanto dispettoso.

Allunghiamo il passo e verso la fine del percorso raggiungiamo l’antico sito monastico di S. Kevin. Il sole splende nuovamente e noi ci liberiamo prontamente dei giubbotti. Visitiamo i resti del monastero, di cui restano le mura ed una torre tonda ed alta che a me sembra un missile in partenza. Il sito è un vecchio cimitero, di quelli che abbiamo imparato a vedere qui in Irlanda. Le lapidi più vecchie, dalle scritte usurate, cedono e si inclinano verso il terreno e le nuove, che sorgono un po’ ovunque, si sovrappongono alle prime. Un gruppo di lapidi si è inclinata l’una verso l’altra, formando un macabro passaggio, una sorta di passaggio in stile forche caudine della morte verso la vita, costretta a chinarsi per passare. Qui i cimiteri sono così, con questa apparenza di abbandono e di poca cura che riesco a comprendere poco ma che infine mi appare estremamente romantica, poiché lascia l’impressione del reale tempo che scorre, mettendoci inevitabilmente sotto gli occhi la caducità della vita e del ricordo.

Riprendiamo il cammino, probabilmente tutti presi dalle nostre filosofiche elucubrazioni, tanto che nessuno (meno che mai la legittima proprietaria) si accorge di un giubbetto nero abbandonato su un muretto del cimitero. Ce ne rendiamo conto non appena rientrati ai camper: era la giacca di Alice, con il telefono nella tasca! E da qui inizia una piccola avventura degna di una trama della commedia all’italiana. Michele e Massimo (in due, più il doveroso supporto di tutti i santi scomodati per l’occasione) riprendono la strada appena percorsa ma, arrivati al muretto, il giubbotto non c’è più. Per cui provano a chiamare il cellulare di Alice, al quale risponde una signora italiana: hanno appena raccolto il giubbotto abbandonato con l’intento di riportarlo al primo punto abitato e non lasciarlo incustodito. Loro sono un po’ più avanti nel percorso, Michele e Massimo possono raggiungerli. Ora, senza addentrarsi troppo nel dettaglio della dinamica, basti dire che la famigliola con il giubbotto e i nostri due eroi si sono rincorsi per un’oretta buona lungo i sentieri di Glendalouch, fra bivi sbagliati e fraintendimenti, prima di recuperare telefono e kway.

Stasera siamo tutti distrutti (e qualcuno grazie alla doppia strada anche un po’ di più) per cui decidiamo di non ripartire e dormire qui nel parcheggio all’ingresso del sentiero per Glendalouch…tutti tranne i due giovani irriducibili, Pietro e Dario, che non paghi della camminata di oggi (che peraltro loro hanno percorso in solitaria nella metà del tempo impiegato da noi) ripartono dopo cena per qualche kilometro di corsa…beato testosterone.

7 Agosto Kilkenny

Dopo la notte di meritato riposo arriviamo in mattinata nella deliziosa cittadina di Kilkenny. Il parcheggio camper qui è davvero strategico e appena usciti ci troviamo subito nel dedalo di stradine medievali e vicoli stretti del centro storico. Percorrendo la strada principale in salita dopo poco ci troviamo in fila all’ingresso dell’imponente castello normanno che domina la città. La bella visita al castello oggi sarà la nostra unica attività culturale poiché, forse per riprenderci dal lunghissimo trekking di ieri, oggi abbiamo l’intenzione di dedicare l’intera giornata allo shopping e al relax. Curiosiamo nei negozietti vintage (io e Alice riporteremo a casa un maglione ed un top lamè usciti da chissà quale armadio irlandese) ma non ci facciamo mancare neppure un paio di nuove scarpe per Asaria, dato che le vecchie sono devastate dalla pioggia dell’altro giorno a Dublino.

Ci fermiamo per pranzo in un grazioso pub ed io come sempre rimedio il mio piatto senza glutine: per l’occasione una enorme terrina di shepherd pie, bollente e deliziosa. La cittadina di Kilkenny nella guida è descritta come il cuore creativo d’Irlanda ed in effetti non mancano le botteghe di artigiani, spesso al lavoro nel loro laboratorio. Dedichiamo quindi qualche tempo nel pomeriggio alla visita del Craft Market mentre Michele cerca ancora il suo libro, anche stavolta senza successo. Grazie al parcheggio comodissimo possiamo permetterci di rientrare in camper per riposare un po’ prima di cena ed uscire nuovamente in serata…a caccia di streghe. Kilkenny infatti è la città natale di Alice Kyteler, la strega più famosa d’Irlanda. In paese c’è ancora la sua vecchia casa, che ospitava ed ospita ancora oggi un pub, ed un murales dedicato alla sua storia. Purtroppo però, mentre sulla guida il murales sembra vicinissimo, dopo qualche giro a vuoto chiediamo indicazioni e scopriamo che è addirittura dall’altra parte della città, ad almeno mezz’ora di camminata. Ma se anche la domanda ci ha fatto perdere la speranza di visitare il murales, ci ha dato però l’occasione di guadagnare un nuovo amico. Il passante a cui abbiamo chiesto indicazioni si è talmente infervorato nell’intento d aiutarci che ha fermato addirittura un’altra coppia. Dal murales al nostro viaggio in Irlanda, da Kilkenny a Firenze, in pochi minuti una breve richiesta di indicazioni si è trasformata in una bella chiacchierata ed infine ce ne vuole delle belle per convincerli tutti che non abbiamo più intenzione di visitare il murales, dove altrimenti si erano resi disponibili ad accompagnarci! Visto l’orario ripieghiamo per una Guinness al pub, d’altra parte siamo in Irlanda! Nel pub ritroviamo anche il signore che ci ha dato le indicazioni per il murales e, complice il buon whisky, dopo poco conosciamo quasi tutti gli avventori dei tavoli vicini. Fortunatamente poi hanno fatto entrare anche le nostre ragazze e così la serata, fra musica e chiacchiere, è veramente deliziosa e quando infine usciamo, lo facciamo salutando a destra e sinistra tutti i nostri nuovi amici!

Giochi e Curiosità: Kilkenny, la strega Alice.

8 Agosto Cork – Ballycarbery Castle

Ci dirigiamo verso l’aeroporto di Cork di prima mattina. Oggi il nostro equipaggio si arricchirà di due nuove compagne: Sara e Alessia, le figlie dei nostri amici camperisti, che ormai sono grandi ma che anche quest’anno non hanno voluto rinunciare ad un breve periodo in camper. Per cui ci raggiungeranno in aereo e staranno con noi qualche giorno, prima di volare nuovamente al lavoro in Italia.

Già dalla sera precedente abbiamo iniziato i preparativi per l’accoglienza, perché ci è venuta la malsana idea di fargli uno scherzo. Quando scenderanno dall’aereo le ragazze troveranno ad accoglierle Dario, che loro ancora non conoscono, con un cartello. Lui si dovrà fingere un improvvisato amico irlandese mandato dai loro genitori, “troppo impegnati” per venirle a prendere. Quindi ora siamo tutti rimpiattati a destra e sinistra nella sala d’attesa, per non perderci le loro facce quando vedranno il cartellone con i loro nomi. Ed in effetti la scena si rivela imperdibile: le ragazze vedono il cartello e tirano dritto, sperando in cuor loro che non le riguardi, e allora Dario le rincorre, bofonchiando qualcosa in inglese. Ma a questo punto, dopo pochi passi, vedono Emanuele che, malgrado oggi non si sia vestito da Fragolone, comunque si è malamente nascosto dietro a una colonna. Fra le risate generali rientriamo tutti ai nostri mezzi. Ora gli equipaggi sono tutti al completo!

A parte la nostra calorosa accoglienza, le ragazze oggi scontano il brusco passaggio di temperatura, dai 40 gradi dell’Italia ai 15 circa di qui. Tanto più che oggi pioviggina e fa davvero freschino. In effetti all’aeroporto era divertente giocare a riconoscere i turisti, quelli che scendevano in maniche di camicia e iniziavano a rabbrividire appena usciti… Oggi però a noi la pioggia non da noia, poiché la nostra giornata è quasi interamente dedicata al viaggio. Per stasera puntiamo di arrivare all’inizio del Ring of Kerry, un ampio percorso ad anello che si affaccia sulle zone più caratteristiche del sud ovest dell’Irlanda. Ma anche il viaggio di oggi non è da meno fra panorami mozzafiato e castelli diroccati all’orizzonte.

Nel pomeriggio ci fermiamo per una camminata nella zona di Ballycarbery Castle. Il castello diroccato di Ballycarbery è decisamente…diroccato, ne restano solo alcune mura ricoperte di erica verde scuro testimoniare quanto poteva essere orgoglioso questo avamposto che si stagliava sulle scogliere aspre del Kerry. Ad un quarto d’ora di camminata dal castello si trova il Cahergal Stone Fort, un esempio di “forte ad anello”, una struttura circolare utilizzata nell’età del ferro dai pastori della zona a scopi difensivi. La località è davvero suggestiva ma purtroppo tutto il prato è un vero e proprio campo minato di cacche di pecora e così prima di ripartire trascorriamo una simpatica mezz’ora a tentare di ripulire gli scarponi.

Nella giornata passiamo dal villaggio di Killorglin, famoso per la Puck Fair, uno degli eventi più antichi del paese. Una capra di nome King Puck viene fatta sfilare per la città tra festeggiamenti, balli e concerti, fino alla sua incoronazione come Re della Fiera. Purtroppo la festa inizierà fra un paio di giorni per cui ci sfugge di pochissimo la possibilità di assistere e ci dobbiamo accontentare di salutare la statua che commemora la creatura all’ingresso della città. Trascorriamo la serata tutti insieme nel camper di Cristina a giocare a burraco. Il gioco ormai ci ha preso un po’ tutti e nell’aria inizia ad aleggiare l’idea di organizzare un vero e proprio torneo.

9 Agosto Derrynane

In mattinata arriviamo a Derrynane. Le strade per raggiungere questa deliziosa località di mare sono strettissime, man mano che ci addentriamo nel Kerry mi sembra che lo divengano sempre di più ed io non finisco di stupirmi di come il camper sia riuscito ad attraversarle finora illeso. Pranziamo velocemente in camper ed usciamo nel primissimo pomeriggio per goderci queste ore di sole.

La spiaggia di Darrynane nel periodo estivo è “presa d’assalto”: il che vuol dire che ogni tanto durante la nostra passeggiata incontriamo una famigliola al bagno. Con indosso le mute o anche con il semplice costumino, al tepore di questi pallidi 20 gradi, i bimbi irlandesi sguazzano fra la schiuma delle onde. Anche oggi siamo a caccia di panorami, definizione in cui rientrano ovviamente anche eventuali surfisti, malgrado Alice scuota la testa e si compianga per la nostra spudorata compagnia.

Al limitare della costa troviamo delle antiche rovine ed un altro piccolo cimitero dalle lapidi tutte sconquassate. Si trova appena sopra alla spiaggia, direttamente accessibile da qui tramite un cancellino rotante, di quelli per impedire l’accesso delle capre, in una situazione di promiscuità e continuità con la vita che abbiamo incrociato spesso a nord: nessuno si fa problemi a fare una passeggiata sull’erbetta ben tagliata di un cimitero. Girelliamo un po’ curiosando fra i nomi delle lapidi e poi ci attardiamo a passeggio, senza renderci conto che la marea sta salendo inesorabilmente. Le rovine dell’Abbazia di Derrynane si trovano su di un pezzo di terra chiamato “Abbey Island”, collegata direttamente con la spiaggia sabbiosa di Derrynane, tanto da poterla raggiungere con la bassa marea. Ma noi non lo sappiamo. Ce ne rendiamo conto rientrando, fortunatamente ormai già fuori dall’isola, quando troviamo gli accessi che abbiamo percorso un’ora prima ormai già ridivenuti mare e per tornare indietro dobbiamo fare un giro esterno molto più ampio, fino alla foresteria di Derrynane.

Qui gli avventori sono dei più vari: c’è chi si è fermato dopo un trekking con indosso il giubbotto e chi è appena arrivato dalla spiaggia con ancora costume e accappatoio…ed in questa buffa altalenanza di temperature ci fermiamo anche noi, qualcuno con la birra e qualcuno con una cioccolata bollente (più bella che buona…).

10 Agosto Kenmare – Dingle

Arriviamo a Kenmare in mattinata. Cristina e Barbara hanno bisogno di fare uno stop alla lavanderia mentre noi, che siamo riusciti a lavare tutto qualche sera fa, ce ne andiamo intanto un po’ a spasso. Pochi passi e già cediamo alla nostra prima fermata golosa: un localino dalla facciata colorata in piazza offre un’irresistibile Irish Breakfast e torte anche senza glutine. Le case lungo le strade sono tutte colorate ed ospitano deliziosi locali dove mangiare e tantissimi negozietti in cui fare shopping.

Malgrado sia una cittadina evidentemente turistica, Kenmare mi sembra autentica. É vero, qui si trova di tutto, dai maglioni artigianali alle chincaglierie made in china con le stampe dei trifogli irlandesi, ma l’occhio attento di Cristina non si è lasciato abbagliare dalle scintillanti vetrine ed ha individuato una botteguccia polverosa. Fuori sono esposte vecchie ciotole di terraglia e addirittura fanno bella mostra di sé sugli scalini d’ingresso quattro logori crani di pecora. Si tratta della bottega di un vecchio rigattiere, piena di cianfrusaglie, ragni, ragnatele e…tazzine. Deliziose tazzine da tè, in porcellana decorata, sommerse dalla polvere e vendute anche singolarmente ad un prezzaccio. Oggi è la mia occasione: qualche anno fa in Scozia, nell’intento di risparmiare, ho rinunciato ad acquistare una tazzina da tè ad un mercatino ed ancora ogni tanto ripenso all’occasione mancata. Adesso è il momento di rifarsi: con l’aiuto di Alice scegliamo ben due tazzine con sotto tazza e piattino da pane ed anche un coltellino da burro in Sheffield… le mie piccole felicità! Arrotondiamo la colazione\pranzo con un fish’n chips per strada e riprendiamo la strada fino a Dingle.

Arriviamo prima di cena, la serata è lunga e per stare insieme decidiamo di restare ancora a mangiare fuori. Per l’appunto sono un paio di giorni che vediamo cartelli che pubblicizzano aragoste e molluschi, che in queste zone sono delle vere specialità. Per cui ci avventuriamo in un ristorantino di pesce, decisamente elegante. Dimenticando oltretutto che siamo a Dingle, un’altra cittadina di mare, piena di vita e…carissima! Il risultato è una cena di pesce freschissimo e buono ma davvero molto caro e per di più un po’ misero. Ma i nostri ragazzi non si sono scoraggiati e, senza un minimo di ritegno, hanno riordinato almeno quattro volte il burro e pane inclusi nel prezzo…e da stasera pane e burro entreranno di diritto nella lista del nostro personale menù irlandese!

Che la città sia dedicata ad un turismo piuttosto facoltoso è evidente: le gioiellerie sono un po’ dappertutto ed i prezzi nei negozi sono decisamente alti. Come nelle gelaterie: Alice stasera ha puntato il gelato, peccato che ogni gusto costi 4 euro! Uscendo un po’ delusa però la mia piccina dall’occhio lungo si accorge che esiste il cono baby: una pallina di caramello salato su di un orribile cono a forma di orsetto…ed una bimba felice! Nel frattempo i ragazzi se ne sono andati in giro per il paese: evidentemente qui a Dingle in estate i controlli nei pub non sono così rigidi ed anche Asaria riesce ad entrare in qualche locale, complice il suo aspetto da ragazza ed un pizzico di ostentata disinvoltura. Ma qualsiasi sia stato il divertimento del “fuori”, appena rientrati tutti i nostri ragazzi si sono lasciati incastrare nell’ennesima partita di burraco, in un giro di giochi iniziati tardissimo e finiti a notte inoltrata!

11 Agosto Dingle – Cahersiveen

Continuando a percorrere la Wild Atlantic Way, a partire da Dingle i paesaggi divengono davvero selvaggi. Se il Ring of Kerry, anche se ancora meraviglioso, ormai si mostra comunque piuttosto turistico, la costa occidentale della penisola del Dingle si mantiene intatta e autentica. La strada, strettissima e a doppio senso, si snoda lungo la scogliera, separata dal dirupo solo da un basso muretto a secco. Ad ogni curva di fronte a noi si apre il mare, burrascoso spazzato da un vento incessante. Accanto a noi scorrono cespugli e cespugli di fucsie rosse, mombrezie arancioni e gorse giallo brillante fra le verdissime distese di felci. Eh sì, ho studiato, perché è impossibile non restare impressionati dai mille fiori d’Irlanda. Li guardo estasiata dal finestrino del camper in tutti questi giorni, ogni volta un gruppo folto dai colori sgargianti che ondeggia al vento.

Io che di solito in viaggio dormicchio ora sono sull’attenti e abbastanza preoccupata. I nostri mezzi appaiono mastodontici e se lungo la stradina di qualche giorno fa nello scambiarsi con un’auto il rischio era di graffiare la carrozzeria ai cespugli, qui io sono seriamente preoccupata di andare di sotto alla scogliera. A parte le mie preoccupazioni, siamo ammaliati dal paesaggio e ad ogni piccolo slargo approfittiamo per fare tante splendide foto. Fra cervi lungo i sentieri, piccole foche sulla punte degli scogli e pecore, mucche, asinelli, la natura è la grande protagonista di questo viaggio in Irlanda e tutti i giorni abbiamo la fortuna di un incontro speciale. Oggi il nostro nuovo amico è un bianco gabbiano che si è posato sul muretto accanto al nostro camper, si fa più audace ogni minuto che passa e si avvicina al finestrino.

Sparsi lungo la strada poi si vedono degli strani cumuli di sassi, che non sono i soliti cairn lasciati da qualche passante occasionale ma rudimentali strutture progettate. Si tratta delle clochán, capanne alveare, alloggi di origine celtica abitati nel medioevo dai monaci eremiti ed utilizzate addirittura come scenografia durante alcune riprese di Star Wars. Noi cerchiamo una costruzione in particolare, sempre in muratura a secco ma un po’ differente e adibita a primordiale chiesa: il Gallarus Oratory, nel paesino dal nome impronunciabile di Baile na nGall. Il Gallarus Oratory è il sito archeologico più famoso della penisola di Dingle, risalente all’incirca al VII secolo. Si tratta infine di una piccola costruzione a forma di barca rovesciata, con il tetto spiovente, ed ammetto che in effetti non è niente di particolare ma l’idea di trovarsi di fronte ad una costruzione così antica e appartenente ad una cultura così lontana dalla nostra a me emoziona sempre. Così trascino tutta la comitiva alla visita del monumento e, fra le lamentele dei ragazzi, tento malamente di rivendere ogni scanalatura ed ogni foro come qualcosa di assolutamente imperdibile. E, malgrado i loro volti perplessi, ancora stasera a riscrivere il diario sono fermamente convinta della meraviglia che abbiamo potuto ammirare!

Per il pomeriggio cerchiamo un punto dove camminare un po’ per sgranchirci le gambe dopo le ore di viaggio di stamani. Ci fermiamo nel minuscolo paesino di Murreagh. Come sempre, a dispetto degli immensi orati e dei panorami infiniti, le strade sono strettissime e a malapena riusciamo a parcheggiare. Il paese è composto da poche case e un paio di immancabili pub dove le persone stanno già cenando con grandi ciotole di cozze stufate. Da qui ci lasciamo alle spalle la spiaggia del paese e ci avventuriamo lungo un sentiero fra alture e scogli. Ed erba, tanta, tantissima erba rigogliosa e verdissima. L’erba irlandese è un’altra delle scoperte di questo viaggio. È un’erba più spessa, quasi tridimensionale, che cresce, filo su filo, fino a formare dei veri e propri verdi cuscini. Impossibile resisterle, tutti ci sdraiamo, affondati in questi magici pouf e con gli occhi su, nell’irrequieto cielo d’Irlanda.

Ci fermiamo di passaggio per la notte a Cahersiveen, uno dei tanti paesini marinari con le casette colorate. Sono quasi le otto, già fuori tempo massimo per cenare fuori ma con un colpo d fortuna troviamo ancora un pub disponibile ad accoglierci. In realtà non è proprio il massimo delle nostre aspirazioni, già pieno di avventori abbastanza ubriachi e piuttosto sporco, ma ci lasciamo trascinare dalla giovialità irlandese. D’altronde dopo una Guinness tutto appare migliore, tanto che dopo cena ci lanciamo anche noi nelle danze al ritmo di violino, vecchie e nuove conoscenze, sotto lo sguardo ormai rassegnato dei mariti…Irlanda uguale convivialitá!

12 Agosto Cliff of Moher

Ripartiamo il mattino presto ed in un paio d’ore arriviamo nel parcheggio delle famose Cliff of Moher. Complice la fretta di arrivare, questa volta ci muoviamo in modo poco furbo. Siamo entrati nel parcheggio principale, vicinissimo all’ingresso del percorso ma davvero costoso. Solo per lasciare il camper ci chiedono oltre dieci euro a persona. Noi paghiamo, convinti che il biglietto sia obbligatorio; il camper di Massimo che invece chiede di pagare con il bancomat e, poiché non hanno il la possibilità di pagamento elettronico, viene fatto entrare gratuitamente…camper fortunello o grande fregatura per noi altri? Rimaniamo nel dubbio, ma ormai siamo arrivati e non vale la pena prendersela troppo.

Lo spettacolo che abbiamo davanti agli occhi è in grado di riproporzionare alla giusta misura ogni questione. L’imponenza delle Cliff of Moher è davvero indescrivibile, più che altro perché è difficoltoso rendersi conto della loro reale altezza tanto sono maestose, così fra tutti noi si apre un dibattito sulle proporzioni, le scogliere in paragone a qualsiasi altra cosa alta conosciuta: chi le confronta alla Torre Eiffel, chi per comprendere meglio si immagina tante abitazioni da quattro piani una sull’altra. Per arrivare in fondo al percorso e rientrare (noi abbiamo fatto solo il lato sud) impieghiamo circa sei ore, tutte in piano e ripagate dallo spettacolo intorno a noi. Arrivati nel punto più distante ci accoglie ancora una sorpresa e questa volta ne è artefice anche l’uomo insieme alla natura: lungo il limitare della scogliera si distende una serie infinita di piccoli e grandi cairn, cumuli di sassi in bilico gli uni sugli altri. Sono un po’ ovunque, fin sui bordi più arditi, in un incontro gentile fra la mano dell’uomo e gli elementi della terra, in perfetto equilibrio.

Rientriamo di buona lena, senza fare soste e godendoci in silenzio il paesaggio. Con oggi salutiamo l’Irlanda delle scogliere e dei paesaggi incantati. Brindiamo alle scogliere irlandesi con una buona tazza di tè in camper e ripartiamo verso Dublino.

13 Agosto Dublino

Fra un pezzettino di viaggio e il check in in campeggio, possibile solo dalla tarda mattinata, riusciamo a prendere il bus per Dublino solo all’ora di pranzo ed impieghiamo una buona mezz’ora di pullman per arrivare in città.

Lungo la strada Dublino inizia a svelarsi: le periferie con le villette dai piccoli giardini curati, i grandi palazzi dei quartieri dormitorio, i quartieri del centro. Le porte colorate si susseguono e dal finestrone del pullman noi sbirciamo un pochino la vita quotidiana della città. Nel nostro via vai fra campeggio e città ci affezioniamo in particolare ad un minuscolo terrazzo di uno dei palazzi in stile alveare che popolano l’esterno di Dublino: spicca fra gli altri, perché è tutto dipinto e decorato in rosa. Un fenicottero appeso, una girandola affacciata sul bordo. Ci immaginiamo una ragazzina universitaria od una coppietta romantica, fintanto che esce un omone panciuto ad annaffiare i fiori. Al di là della storia e dell’arte, Dublino ha il fascino delle grandi città, raccoglie ed accoglie vite e storie, certo fin da prima di quelle narrate da Joyce ed ancora e ancora oggi.

Iniziamo la nostra visita dal Trinity College, il vero cuore pulsante della vita della città. I giardini ed i cortili del campus sono aperti al pubblico, agli studenti e a chi vuole passeggiare o giocare a cricket. Noi approfittiamo per mangiare qui i panini, ricaricare le borracce ai fontanelli del campus e soprattutto fare il punto della nostra visita. È evidente che la città è immensa e senza una valida organizzazione rischiamo di vagare a vuoto perdendo tempo. Così interviene, inaspettata e provvidenziale, la nostra giovanissima compagna di viaggio Sara, subito ribattezzata GPSara, che prende in mano la situazione (e soprattutto il telefono sul quale imposta il percorso) e ci guida con ordine alla ricerca dei tanti punti che noi vecchie turiste analogiche abbiamo segnato sulla guida cartacea.

Nel pomeriggio abbiamo prenotato la visita alla fabbrica della Guinness, il momento più atteso dai nostri uomini, il momento per il quale si sono preparati ed allenati durante tutta la vacanza…! Insieme a noi una mandria di turisti si riversa nella fabbrica-museo. La visita in effetti è molto turistica e decisamente autoreferenziale ma davvero imperdibile è la birra finale, da sorseggiare seduti ai tavoli del bar panoramico, un cerchio di vetrate che si affacciano sulla città.

Stasera sarà la nostra ultima serata insieme, per cui decidiamo di restare nuovamente a cena fuori. Dopo un paio di rimbalzi dai pub più accreditati sui social, troviamo posto in uno dei tanti locali graziosissimi e sconosciuti, dove suonano buona musica e si mangia davvero bene. Senza glutine qui hanno un ottimo roast beef con le immancabili patate, secondo me il menù perfetto per salutare Dublino.

Giochi e Curiosità: Irlanda, Dublino, Le porte colorate.

14 Agosto Dublino

Per stamattina abbiamo prenotato una visita guidata con un free tour. Ci ritroviamo al mattino presto sotto The Spire, un monumento in forma di lunghissimo palo d’acciaio, che i dublinesi hanno giustamente soprannominato lo stuzzicadenti.

La nostra guida parte da qui e ci guida fino alla statua di Molly Malone, dandoci tanti spunti differenti per comprendere un poco di più Dublino, e si concentra in particolare sulle sue origini vichinghe. A partire dal nome, che viene dall’antica designazione vichinga di uno stagno sul quale sorgeva il primo insediamento, Dubh Linn, stagno nero. Ci mostra dove sono stati effettuati gli scavi, nella zona chiamata The Coombe e mentre siamo tutti ammaliati nei suoi racconti di navi, guerre e spade, all’improvviso in mezzo a noi si lancia, letteralmente, uno strano figuro – probabilmente il matto del paese – urlandoci di andare via, di fuggire veloci: “…qui ci sono i Vichinghi!!!”. Ormai questi Vichinghi dobbiamo conoscerli meglio per forza, così sempre su consiglio della guida andiamo a visitare Dublinia, un affascinante museo sui Vichinghi e la loro cultura.

Terminiamo la mattinata con una bella passeggiata in St Stephens Green, uno dei parchi più antichi di Dublino. Qui tutti stanno consumando il loro pranzo ed anche la nostra idea era di mangiare nel parco ma purtroppo non ci sono chioschi di nessun genere. Ripieghiamo ancora in centro e finiamo nuovamente nell’ennesimo pub. Stavolta capitiamo in un’altra tipologia di locale. Sembra più una sala da whisky, con i tavolini tondi e bassi e l’ambientazione un poco più elegante. Ci sistemano da soli nella saletta al piano superiore, interamente ricoperta di moquette addirittura nei bagni! Ma la caratteristica indimenticabile del locale è il simpaticissimo cameriere di origini vietnamite, una sorta di tuttofare sempre in movimento, che parla poco l’inglese ma si arrangia benissimo, facendoci ridere più volte.

Riposati e rifocillati ci separiamo qualche ora per passeggiare liberamente in centro e ci ritroviamo un po’ più tardi per l’ultimo saluto. Domattina presto ripartiremo tutti ognuno in direzione differente e così…come non fermarsi nuovamente al pub per un brindisi a base di whisky!? Ci salutiamo fuori dal pub: gli altri proseguono il pomeriggio in direzione del ponte di Calatrava, noi invece vorremmo rientrare presto e ci dirigiamo verso la prima fermata del bus.

Aspetta e aspetta, per qualche problema abbiamo dovuto attendere tantissimo, fintanto che ci ritroviamo con gli altri a prendere lo stesso mezzo: noi che abbiamo atteso un’infinità e loro che nel frattempo sono addirittura andati e tornati dalla visita al ponte!

Giochi e Curiosità: Irlanda, la ballata triste di Molly Malone.

15-16-17-18 Agosto Rientro!

Simona Gelardi

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